Filtro di bontà: un sogno che deve diventare realtà

— Alessandra, ricordi che mi hai chiesto di avvisarti se sentivo parlare di un bisogno ancora irrealizzato? Ecco, ho trovato proprio quel caso — Rita si fermò sulla soglia dello studio del marito, guardandolo con speranza negli occhi.

— Mi hai incuriosito, Ritina. Raccontami.

— Sai cosa mi manca terribilmente in tutte queste chiacchiere online? — si sedette accanto a lui e sussurrò: — Un filtro della gentilezza. Una specie di “traduttore di luce” che trasformi maleducazione, insulti e veleno in un linguaggio educato e ragionevole. Per leggere commenti o email di lavoro senza aver voglia di nascondermi sotto le coperte.

— Ritina, qualcuno ti ha ferita?

— No, amore, nessuno in particolare. Ma negli ultimi mesi, tra social, forum e chat di lavoro, mi sembra di essere investita da secchiate di rabbia, irritazione, aggressività. La gente non si trattiene più. Attacca, deride, umilia. Come se i freni non esistessero.

Abbassò lo sguardo per un attimo.

— A volte penso di essere io troppo sensibile. O forse è normale abituarsi alla maleducazione come al rumore di fondo?

Alessandro sospirò. Lui sapeva quanto lei passasse il tempo a leggere messaggi, analizzare reazioni, lavorando come analista in un’agenzia importante.

— Purtroppo, chi è aggressivo fa più rumore. Internet è la loro incubatrice perfetta: anonimato, nessuna responsabilità, solo pura emozione. Ma hai ragione. Il mondo diventa tossico. E la tua idea è potente. Raccontami come la vedi.

— Vorrei un’app o un’estensione. Tipo, leggi i commenti sotto un video e sono già trasformati: non “scemo”, ma “non condivido la tua opinione”, non “stai zitto”, ma “possiamo guardare la cosa da un’altra angolazione?” Ti immagini?

— Aspetta, quindi non bloccare, ma riscrivere?

— Esatto! Ma su base volontaria. L’utente attiva il filtro e decide dove usarlo: certi siti, le chat di lavoro, dove serve costruttività.

— E se funzionasse anche al contrario? Per ammorbidire i messaggi prima di inviarli?

— Sarebbe perfetto! Perché anche noi non siamo sempre angeli. Soprattutto sotto stress. A volte vorresti solo “sfogarti” e poi, rileggendo, ti vergogni. Invece il filtro suggerirebbe: “puoi essere più gentile”, “prova a dirlo così”. Magari con alternative già pronte.

— Sembra un psicologo interno con autocensura. Ma senza prediche.

— Esattamente! L’importante è che funzioni senza sbattimenti — niente copia-incolla in programmi esterni. Tutto in tempo reale, sullo stesso schermo. La tranquillità è una risorsa, oggi più che mai.

Alessandro tacque un momento. Lavorava nell’IT e sapeva che l’idea di Rita non solo poteva avere successo, ma cambiare il modo di vivere la comunicazione digitale.

— Ne parlo con il team domani. È geniale, ma soprattutto necessario. La gente ha bisogno di aria. Senza veleno.

Rita respirò sollevata, sorridendo per la prima volta in giornata.

— Grazie, Ale. Credevo quasi di essere pazza a sognare l’impossibile. Ma forse la gentilezza è solo qualcosa che abbiamo perso. Ed è ora di riprenderci.

Lui si alzò, la strinse a sé.

— Basta schifezze per oggi. Accendiamo il nostro filtro della gentilezza: silenzio, abbracci, tè e amore. Senza se e senza ma.

Lei rise, nascondendo il viso sulla sua spalla.

Fuori dalla finestra, qualcuno batteva furiosamente sulla tastiera, scrivendo un commento arrabbiato, litigando fino alla raucedine. Ma in quella stanza stava nascendo un’idea che forse, nel suo piccolo, avrebbe reso il mondo un po’ più caldo.

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