Finalmente!
Quando si è sposata, Cecilia non poteva immaginare che il suo nuovo marito, Marco, avesse un vizio così terribile. Si erano frequentati per poco, Marco le aveva chiesto di sposarlo in fretta, e quel giorno era un po’ alticcio:
«Cecilia, sposiamoci!» le disse, avvicinandosi con quel fiato pesante di vino.
«Marco, ma sei ubriaco? E in questo stato mi fai una proposta di matrimonio?» protestò lei, senza troppo insistenza. Dopotutto, aveva voglia di sposarsi: quasi tutte le sue amiche erano già maritate.
«Era per la felicità! Spero tu non mi dica di no» rispose lui ridendo. «Allora, che mi rispondi?»
«Va bene, accetto. Ma a una condizione: niente alcol, solo nelle occasioni speciali.»
«Ma certo, solo nelle occasioni speciali. E oggi è un’occasione speciale, ho appena fatto la proposta!»
Giovane e ingenua com’era, Cecilia non ci pensò troppo. Non sapeva che il padre di Marco aveva bevuto per tutta la vita. Forse era proprio da lì che veniva quel vizio, tanto più che il padre a volte lo invitava a «bere un bicchierino per festeggiare.»
Laura, la madre di Marco, si arrabbiava ogni volta che il marito versava da bere al figlio.
«Tu passi la vita a ingozzarti di quell’orrenda roba, e ora pure lui!» Ma il marito rideva e la zittiva:
«Stai zitta, Laura. Lascialo fare, è un uomo ormai.»
Dopo il matrimonio, i giovani sposi andarono a vivere nel monolocale di Cecilia, ereditato dalla nonna. All’inizio, tutto sembrava normale. Marco lavorava, anche se a volte tornava a casa con l’alito che puzzava di alcol. Ma aveva sempre una scusa pronta:
«Oggi abbiamo brindato per Luca, è nato suo figlio! Come si fa a dire di no?» diceva a Cecilia. «Poi era il compleanno di Enrico… E poi ho aiutato Sandro a portare le assi per la sua casa al mare, ci ha offerto da bere. Tutte ottime ragioni!»
Cecilia diede alla luce un bambino, Matteo. Ma Marco continuò a bere come prima. Tornava tardi, quasi non si avvicinava al figlio.
«Perché non passi mai del tempo con lui? È tuo figlio!» si lamentava lei.
«E tu mi dici sempre di non avvicinarmi con l’alito che puzza» rispondeva lui.
«Smettila di bere, Marco! Quante volte te lo devo dire?» implorava Cecilia.
Passarono otto anni, e Marco continuò a bere, ormai quasi ogni giorno. Lo licenziarono da un lavoro, poi da un altro. La suocera di Cecilia si rattristava: vedeva che la nuora era una brava donna, e anche Cecilia le voleva bene.
«Cecilia cerca di aiutarlo da anni, ma lui non smette. Anzi, peggiora sempre di più» confidava alla sorella maggiore.
«Davvero, Laura. Mi dispiace per Cecilia, è una moglie e una madre così premurosa» rispondeva la sorella.
Passarono altri due anni. Matteo andava in terza elementare. Cecilia tirava avanti da sola, visto che Marco non lavorava più. Per fortuna, la suocera le dava dei soldi e comprava vestiti per il nipote. Marco ormai non assomigliava più al bel ragazzo di un tempo: mezzo sdentato, i capelli radi, sembrava uno straccione. Ma la cosa peggiore era che non provava più niente per nessuno, né per la moglie, né per il figlio. Niente.
«Cecilia, divorzia da quel buono a nulla e caccialo di casa! Come fai a sopportare tutto questo?» Le dicevano la madre, le colleghe, le vicine di casa. Tutti sapevano com’erano le cose.
Ma Cecilia continuava ad avere pietà di quel marito inutile. Era di buon cuore, raccoglieva i gatti randagi, figuriamoci se poteva abbandonare suo marito. L’unica cosa che la preoccupava era Matteo: il bambino vedeva quel padre ubriaco e squinternato e non lo rispettava. Si ignoravano a vicenda. Per questo, Cecilia decise che era arrivato il momento di chiudere quella storia: avrebbe chiesto il divorzio.
Ne parlò alla suocera.
«Laura, non ce la faccio più. Chiederò il divorzio.»
«Cecilia, ma se lo mandassimo in qualche centro di riabilitazione? Magari migliora…» disse la madre, ancora incapace di arrendersi.
«Quante volte avete provato con vostro marito? E com’è finita? Dopo qualche mese, ricominciava. Non voglio che Matteo finisca come suo padre. Meglio che non lo veda più. Lo manderò via.»
«E dove andrà? Da noi, ovvio. Oddio, cosa mi toccherà sopportare…» si prese la testa tra le mani.
A dire il vero, Cecilia aveva deciso di divorziare anche perché si era innamorata di un collega, Alessandro. Teneva nascosto quel sentimento, nessuno lo sospettava. Meno che meno Alessandro.
Alessandro era arrivato in ufficio due mesi prima. Cecilia aveva capito subito, al primo sguardo, che il cuore le si era messo a battere forte. Biondo, occhi azzurri, un sorriso aperto e sincero: l’aveva incantata. E non solo lei. Anche le altre colleghe single si erano agitate quando avevano scoperto che era divorziato e che si era trasferito da un’altra città. Viveva dal padre, per il momento.
Alessandro, pur essendo un uomo solo di trentaquattro anni, trattava tutte le donne con rispetto, anche quelle che gli si offrivano spudoratamente. Sorrideva e rispondeva gentilmente:
«Oggi purtroppo non posso, ho già un impegno.»
Alcune, offese dal suo disinteresse, avevano cominciato a spettegolare alle sue spalle. Ma lui restava sempre educato con tutti.
Cecilia chiese il divorzio e lo comunicò a Marco:
«Marco, ci separiamo. Ho già fatto le carte. Prendi le tue cose e vattene, ci sono due valigie nel corridoio.»
Marco la guardò con aria spenta. La notizia non lo turbò affatto. Prese le valigie e se ne andò dai genitori.
«So di non aver contato più niente per lui, ormai» pensò Cecilia dopo che se ne fu andato. «Adesso avrò una nuova vita. Imparerò di nuovo a fidarmi degli uomini e ad accettare le attenzioni. Prima o poi succederà.»
E infatti successe. Un giorno, uscendo dall’ufficio, Alessandro la chiamò:
«Cecilia, stai tornando a casa? Hai un po’ di tempo?»
«Sì, perché?» rispose lei, sentendo le guance arrossire.
«Vorrei invitarti a cena in un ristorante. Ci conosciamo così poco, e in ufficio non volevo metterti in imbarazzo» disse, serio ma con quel suo sorriso sincero. Poi la fece salire in macchina.
«Va bene, accetto» rispose, sedendosi accanto a lui.
Il ristorante era quasi vuoto. Era presto, ma piano piano si stava riempiendo.
«Cecilia, ho saputo che ti sei separata da tuo marito» le disse Alessandro, dopo aver ordinato.
«Sì, è così. Il mio amore non era infinito… non ce la facevo più a tirare avanti da sola» rispose semplicemente.
«Forse ti sorprenderà, ma la prima volta che ti ho vista in ufficio ho capito subito che eri la donna della mia vita» le confessò, sincero.
Cecilia sentì un brivido: stava dicendo esattamente quello che lei aveva provato al loro primo incontro.
«Alessandro, io non avrei mai immaginato…»
«EDopo quel giorno, Cecilia e Alessandro costruirono insieme una vita piena di amore e serenità, mentre Marco, ormai perduto nella sua solitudine, rimase solo con il peso dei suoi errori.