Finalmente!

Finalmente!

Sposandosi, Sofia non immaginava che il suo nuovo marito, Matteo, avesse un vizio così brutto. Si erano frequentati poco, lui le aveva chiesto di sposarlo in fretta, e quel giorno era un po’ brillo:

«Sofi’, sposiamoci!» le disse, col fiato che puzzava di vino.

«Matteo, ma sei ubriaco? Mi chiedi di sposarti così?» protestò debolmente Sofia, tanto desiderava un marito. Quasi tutte le sue amiche erano già sposate.

«Ma no, è che sono felice! Spero tu non mi dica di no. Allora? Che mi rispondi?»

«Va bene, accetto. Ma a una condizione: niente alcol spesso, solo nelle feste.»

«E io cosa dicevo? Certo, nelle feste! Oggi, per esempio, festeggio: ti ho chiesto di sposarmi!»

Giovane e ingenua, Sofia non approfondì, né sapeva che il padre di Matteo era un alcolizzato da sempre. Probabilmente il vizio aveva influenzato anche il figlio, tanto che spesso il padre lo invitava a «bere un bicchiere di vino come se fosse tè».

Lucia, la madre di Matteo, si arrabbiava quando il marito versava da bere al figlio.

«Te ne vai in giubilato per questa schifezza, e pure il ragazzo lo abitui!» Ma lui rideva.

«Taci, donna! Matteo è un uomo, deve imparare.»

Dopo il matrimonio, i due andarono a vivere nel monolocale di Sofia, ereditato dalla nonna. All’inizio tutto bene. Matteo lavorava, qualche volta tornava col fiato che sapeva di alcol, ma aveva sempre una scusa.

«Si è fatto festeggiare Paolo, è nato il figlio, come rifiutare? Oggi è il compleanno di Luca, ecco perché. Abbiamo aiutato il signor Rossi a portare le tavole in campagna, ci ha offerto da bere. Le scuse erano tante, tutte importanti.»

Sofia ebbe un figlio, Federico, ma Matteo continuò a bere. Tornava tardi, ignorava il bambino.

«Perché non ti avvicini a lui? È tuo figlio!» si lamentava Sofia.

«Hai detto tu di non respingergli addosso l’alcol» rispondeva lui.

«Smettila di bere! Quante volte te lo dico?» implorava Sofia.

Passarono otto anni. Matteo beveva ormai ogni giorno. Lo licenziarono da un lavoro, poi da un altro. La suocera di Sofia era disperata. Vedeva che la nuora era una brava donna, la rispettava, e Sofia ricambiava.

«Sofia lotta da anni contro il vizio di Matteo, ma lui non cambia. Ogni anno peggiora» confidava alla sorella maggiore.

«Povera Sofia, che brava moglie e madre» rispondeva la sorella.

Passarono altri due anni. Federico era in terza elementare. Sofia manteneva la famiglia quasi da sola. Matteo non lavorava, ma la suocera aiutava con i soldi e comprava vestiti al nipote. Matteo non era più il bel ragazzo di un tempo: perse metà dei denti per le risse e le cadute, i capelli diradati. Soprattutto, non provava più nulla per la moglie o il figlio. Niente.

«Sofia, divorzia e caccialo via! Come fai a sopportare?» le dicevano la madre, le colleghe, le vicine di casa. Tutti vedevano.

Ma Sofia aveva pietà di quel marito inutile. Era di cuore tenero, si commuoveva per i gatti randagi, figurarsi per lui. L’unica cosa che le importava era Federico. Il figlio vedeva quel padre ubriaco, non lo rispettava, erano indifferenti l’uno all’altro. Per questo Sofia decise: doveva lasciare Matteo e chiedere il divorzio.

Ne parlò alla suocera.

«Lucia, non ce la faccio più. Divorzierò da Matteo.»

«Sofietta, potremmo farlo curare…» La madre lo voleva salvare.

«Quante volte avete curato vostro marito? E poi? Ricominciava. Non voglio che Federico segua le sue orme. Meglio che non lo veda più. Lo manderò via di casa.»

«E dove andrà? Da noi. Santa pazienza…» si prese la testa Lucia.

La verità era che Sofia si era innamorata di un collega, Andrea. Teneva nascosto quel sentimento. Nessuno lo sospettava, nemmeno lui.

Andrea era arrivato in ufficio due mesi prima. Sofia lo vide e sentì il cuore accelerare. Biondo, occhi azzurri, sorriso aperto: l’aveva conquistata. E non solo lei. Le colleghe single fremettero quando seppero che Andrea era divorziato e aveva appena traslocato in città, vivendo col padre.

Pur essendo solo, a 34 anni, Andrea rispettava le donne, anche quelle che gli proponevano appuntamenti. Sorrideva e rifiutava gentilmente:

«Oggi non posso, scusa, ho già un impegno.»

Alcune, offese, spettegolavano alle sue spalle, ma lui restava sereno con tutti.

Sofia chiese il divorzio e disse a Matteo:

«Prendi le tue cose e vattene. Ci sono due valigie in corridoio.»

Lui la guardò svogliato. Il divorzio non lo turbò. Prese le valigie e tornò dai genitori.

«So di non contare più nulla per lui. Ora avrò una vita nuova. Imparerò a fidarmi degli uomini. Forse accadrà» pensò.

E accadde. Una sera, uscendo dall’ufficio, Andrea la fermò.

«Sofia, hai tempo?»

«Sì, perché?» chiese lei, arrossando.

«Ti invito a cena. Parliamo. In ufficio non voglio metterti in imbarazzo.» Sorrise e l’accompagnò all’auto.

«Volentieri» rispose, sedendosi accanto a lui.

Al ristorante, quasi vuoto, Andrea fu sincero dopo aver ordinato.

«Ho saputo del divorzio.»

«Sì. Il mio limite è stato superato. Non potevo più sopportare.»

«Sarò diretto: quando ti ho vista, ho capito che eri la donna della mia vita.»

Sofia tremò. Era ciò che anche lei aveva provato.

«Andrea, non immaginavo…»

«Ma io ho sospettato che anche tu fossi attratta da me» rise, mentre lei arrossava.

«Si nota?»

«Chi vuole notare, nota.»

Cominciarono a frequentarsi. Dovette sopportare gli sguardi delle colleghe, soprattutto quelli di Chiara, arrogante e sfacciata:

«La nostra timida ha conquistato Andrea! Come ci sei riuscita? Io ho provato tante volte!»

«Non so» rispose Sofia, senza offendersi.

Matteo non la disturbò. A soffrire fu Lucia, la madre, che viveva all’inferno. La sera andava da Sofia per vedere il nipote e sfogarsi, visto che abitavano vicino. Non serbava rancore per il figlio cacciato. Capiva.

Una domenica mattina, Lucia arrivò da Sofia, che le confessò degli incontri con Andrea. Lui le aveva già chiesto di sposarlo e le aveva regalato un anello di fidanzamento.

Entrando in casa, Lucia sentì l’aroma del tè e vide i panini appena sfornati. Sofia la accolse col sorriso.

«Ciao, Sofia! Come stai?»

«Bene. Federico è ancora a letto col telefono. Siediti, prendiamo il tè. Ho una notizia…» Il cuore le batteva forte.

«Che succede?» chiese Lucia, sedendosi.

«Io… io sposo Andrea» disse Sofia, cercando sicurezza.

Lucia rimase immobile, poi sorrise.

Finalmente! Che bella notizia!» esclamò, abbracciandola. «Sono felice per te.»

Sofia era confusa. Si aspettE così, sotto il sole caldo di una splendida giornata estiva, Sofia e Andrea si sposarono, circondati dall’amore di famiglia e dalla promessa di un futuro luminoso.

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