Finché c’è vita, non è mai troppo tardi. Racconto italiano sulla famiglia, la terza età e una seconda possibilità di felicità

Finché c’è vita, non è mai troppo tardi. Racconto

Allora, mamma, come abbiamo detto, domani passo a prenderti e ti porto via. Vedrai che ti piacerà tantissimo lì, disse Emanuele mentre si infilava in fretta la giacca e chiudeva la porta.

Lucia Gentile si lasciò cadere sul divano, stanca. Dopo tante insistenze, aveva accettato di partire. Le vicine non facevano che ammirare:

Che figlio premuroso che hai, Lucia, sussurravano . Ti manda sempre in villeggiatura!

Ma nel cuore di Lucia si insinuavano dei dubbi. «Vedremo domani,» pensò tra sé.

La mattina seguente Emanuele arrivò presto. Portò velocemente le valigie della madre, la fece salire in macchina e partirono.

Che fortuna che ha Lucia! chiacchieravano le signore sedute sulla panchina . Prima la donna di servizio presa da Emanuele, ora la vacanza Noi invece viviamo una vita semplice!

La residenza era fuori Firenze.

Mamma, è quasi una cinque stelle, le disse il figlio con un sorriso un po insicuro.

Appena arrivarono e misero piede nel giardino, dove sulle panchine erano seduti solo anziani, Lucia capì che i suoi sospetti non erano infondati.

Ma non mostrò nulla: era abituata a non lasciar trasparire le proprie emozioni.

Incontrò lo sguardo del figlio, che distolse subito gli occhi. Aveva capito che lei, naturalmente, aveva intuito.

Mamma, qui ci sono medici, tante attività, nuove amicizie Prova, solo tre settimane. Dopo Emanuele balbettava, senza guardarla negli occhi. Ma Lucia disse soltanto:

Vai, figlio mio. E chiamami mamma, come facevi una volta, per favore?

Lui annuì, sollevato, la baciò sulla guancia e se ne andò.

A Lucia offrirono una camera singola o una con una coinquilina. Scelse la seconda: non voleva restare sola con i suoi pensieri.

Benvenuta cara, la accolse una signora elegante seduta sul divano . Finalmente un po’ di compagnia! Io sono Mariella Lombardi.

Si presentarono.

La stanza era davvero di livello, cinque stelle grazie allimpegno del figlio: un salotto in comune e due camere da letto ognuna con doccia e bagno privato.

Mariella si rivelò una donna benestante di novantun anni, rimasta sola:

Cara, sono stanca. Voglio solo essere accudita. Affitto il mio trilocale in centro e vivo qui, in questo posto paradisiaco. Tutto organizzato: cure, attività creative. Ho lasciato la casa a mio nipote, e in autunno mi porta al mare. Ma tu, cara, cosa ti ha portato qui? Sei ancora giovane

Lucia sorrise amaramente. Ma la voglia di confidarsi ebbe la meglio:

Non sono venuta proprio di mia volontà. Mio figlio vive con la moglie altrove. Non ci siamo trovati.

Ho anche io una casa grande. Ma appena hanno potuto, Emanuele e Paola si sono comprati la loro e sono andati via. Forse è stato meglio cosìio e Paola, mia nuora, non abbiamo mai legato. Ma, all’inizio, vivere da sola non era poi tanto male, Lucia sospirò Solo che la salute ha iniziato a vacillare.

Ah, capisco, Mariella annuì, sistemando i suoi bigodini davanti allo specchio . Stasera ci sono i balli, vieni anche tu?

No grazie, stasera vorrei solo riposare, declinò Lucia, andando in camera.

Tutto giusto. La nipotina, Carlotta, studiava a Bologna. Tornerà con la laurea e potrà mettere su famiglia.

Colpa mia.

Con Paola non mi sono mai sforzata di andare daccordo. Volevo sempre comandare io. Emanuele si ritrovava in mezzo, e invece volevo che scegliesse me, sua madre.

Che sciocchezza.

Quando sono andati via, inizialmente era perfetto. I rapporti sembravano migliorati: Emanuele, Paola e Carlotta venivano spesso a trovarmi. Ma poi ho ricominciato a non essere mai soddisfatta.

Colpa mia.

Mi sembrava che tutti mi dimenticassero. Mi sono inventata mali, ho fatto finta di essere più debole di quanto fosse vero. Pensavo così sarebbero venuti più spesso. Ma mio figlio ha reagito diversamente. Magari aveva paura che io e Paola litigassimo ancora, o forse era troppo preso dal lavoro.

Pensavo solo a me stessa.

Colpa mia.

Alla fine, mi ha preso una badante, poi unaltra. Nessuna andava bene. Solo i miei cari potevano darmi lattenzione che cercavo. Ed eccomi qui.

Carlotta, la mia adorata nipote, è andata a studiare fuori. Ma mi chiamava spesso:

Nonna, torno presto, sto bene. E tu come stai?
Bene cara, tutto bene, rispondevo.
Nonna, non sentirti sola, tra poco ti raggiungo, Carlotta mi voleva davvero bene.

Colpa mia.

Ho detto a Emanuele che confondevo le medicine, che iniziavo a dimenticare troppe cose. Ho mentito.

Pensavo che magari mi avrebbe invitata a vivere con loro.

Forse Emanuele si è spaventato. Ha creduto che stessi cedendo davvero. Lui e Paola lavorano, chi avrebbe potuto occuparsi di me? Così mi ha portato qui.

In questa residenza per anziani cinque stelle.

Lucia si alzò e si guardò allo specchio:

Donna sì, avanti con letà, quasi ottantanni, e allora?

La mente è lucida, le forze non mancano.

Colpa mia. Forse davvero è meglio così.

Si sdraiò e si addormentò.

Quelle tre settimane a Lucia sembrarono infinite.

Il figlio veniva ogni venerdì, portava dolci e qualche omaggio, ma lì non mancava niente.

Andrebbe anche bene, se fosse davvero solo una vacanza in albergo di lusso. Ma il pensiero che fosse per sempre la divorava.

Guardi, abbiamo visitato sua madre. La signora Gentile gode di ottima salute, solo un po di nervosismo, ma come tutti, dissero i referenti di Lucia ad Emanuele, durante una visita.

Improvvisamente Lucia vide che suo figlio si stupì, e fu felice. Incredibile. Aveva sempre pensato che aspettassero solo che se ne andasse.

Allimprovviso, arrivò di corsa Carlotta:

Nonna, papà mi ha detto che sei in vacanza? Che posto strano! Ho discusso la tesi, festeggia con me! Quando torni a casa? Mi manchi, sento freddo senza di te. Posso venire a vivere da te?

A Lucia mancò quasi il fiatoCarlotta era così sincera.

Papà viene domani, preparati che andiamo a casa!

Lucia annuì in silenzio, perché stava per scoppiare in lacrime.

Mariella, togliendo i bigodini, si preparava per la serata:

A lei, cara, serve tornare a casa, disse, sistemando i capelli con invidia nascosta . Lei non è donna da pensione, è donna di casa, si alzò e si chiuse nella propria camera con dignità.

Lucia raccolse le sue cose, ancora incredula di poter lasciare quel paradiso.

Emanuele arrivò presto la mattina seguente. Entrò, le sorrise, e disse soltanto:

Mamma, e la abbracciò.

In macchina cera Carlotta, e, cosa davvero inaspettata, anche Paola. Si scambiarono uno sguardo, e Lucia sentì il cuore sciogliersi:

Colpa mia. Ho sempre voluto comandare, organizzare la vita di tutti. Non lasciavo vivere nessuno. Ma basta così Guardali, quanto amore cè nei loro occhi. Sono i miei figli.

Grazie, quasi sussurrò Lucia mentre Emanuele le apriva la portiera e lei saliva in auto.

Tornava a casa, e la invadevano la gioia e la felicità.

Ora sarà diverso. Ora vuole credere nel bene.

Perché non è mai troppo tardi per vivere semplicemente, essere felici, e rendere felici gli altri.

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