ALLE DODICI HA AVUTO UNINTERVENTO. Semplice, programmato, unora di anestesia, manovre banali e dimissione lo stesso giorno. Avrei dovuto accompagnarla, ma lei non ha insistito. Sapeva che ero occupato; il lancio della nuova filiale a Milano era imminente.
«Andrà tutto bene», mi ha detto, «ti telefono appena finisco». Con un bacio sul viso, mi ha infilato nella borsa qualche bustina di cibo per i gatti che vivono in cantina, e ha sbattuto la porta.
Io ho sistemato la cravatta, mi sono osservato ancora una volta allo specchio, ho afferrato la cartella del progetto e sono partito per lufficio. Il ruolo di amministratore delegato della società che ho portato in cima al mercato richiedeva tutta la mia energia. E lho data, ogni minuto libero, a più non guasto, convinto che fosse per loro, per lei, anche per quei gatti di cantina che lei nutre quotidianamente.
Non è che non mi piacciano i gatti; è il suo hobby, a me sembra un passatempo inutile, privo di senso. Una cocca con cui si convive come con i difetti di chi amiamo. Per questo, ogni volta che cercava di portare a casa dei randagi pieni di pulci, rispondevo con un secco rifiuto. Non cera alcun vantaggio, né per noi né per i felini. Propose di prendere un gatto orientale, più elegante, forse più status. I gatti di cantina? Che ci facessimo? Lui non capiva, e lei era stanca di spiegare.
«Intervento Semplice Programmato Niente di che Dovevo andare con lei!!!»
Quante volte lho ripetuto in una settimana? Mille? Diecimila? Quando mi sono precipitato allospedale, lasciando tutto alle spalle, stringendo i pantaloni della camicia bianca, tremando per il dottore che mi osservava con occhi freddi Quando ho strappato il progetto che mi impediva di stare al suo fianco, inginocchiato accanto al letto, premuto la fronte contro la sua mano, implorandola di non lasciarmi, di tornare, di aprire gli occhi, di dirne una sola parola.
Ma lei taceva. Nessuno dei due sapeva che quelloperazione programmata, quellora di anestesia, avrebbero potuto trasformarsi in una coma
«Stiamo facendo tutto il possibile», diceva il medico.
«Non state facendo nulla!», urlavo, frustrato, pagando il suo trasferimento in una stanza privata.
«Cè una possibilità, dobbiamo attendere», cercava di calmarmi linfermiera.
«Dove è quella possibilità?!», gridavo lungo il corridoio, quando dopo una settimana non si era ancora ripresa.
Ho provato ogni cosa: consulti con i migliori specialisti, musica, chiacchiere. Ho riempito la sua stanza di fiori. Ho quasi smesso di andare in ufficio, solo per stare con lei ogni minuto libero. Ho chiesto, promesso, ricattato. Cedevo allimpulso della disperazione, la baciavo, ricordando la favola della Bella Addormentata, e giorno dopo giorno sprofondavo sempre più nel panico, in una furia bestiale che voleva distruggere tutto.
Una sedia rovesciata, un vaso rotto, una borsa scaraventata in preda alla rabbia, i sacchetti di cibo sparsi sul pavimento. Non era riuscita a nutrire quei gatti, i gatti inutili che avevo sempre sopportato con un disinteresse di facciata.
«Testa di culo! Dio, com’è testardo!»
Vorrei poter tornare indietro, cancellare tutto con un gesto. Sono pronto a strisciare in ginocchio per lei e per quei gatti, a portarli a casa e persino ad amarli, solo per
Ladrenalina è crollata allimprovviso. Guardando il caos che avevo creato, ho raccolto con le mani tremanti i sacchetti colorati, pronto a tornare davanti alla porta del solito sottosuolo fra dieci minuti.
Si chiama felinoterapia, ma non ci sono casi documentati simili al nostro ha osservato con serietà il dottore, curioso di vedere come trascinassi nella stanza la sesta gabbia della paziente.
Siamo i primi, allora ho risposto, liberando gli animali dalle gabbie.
Sono i suoi gatti. Capite? I suoi! E darei tutto al mondo per dirglielo, solo per
Avviserò il personale.
Grazie, avrei dovuto farlo prima Capite? Io
Non bisogna mai perdere la speranza. Impariamo tutti dai nostri errori, non dimenticatelo.
Non lo dimenticherò Non lo dimenticherò più.
Alle dodici ha di nuovo unoperazione. Semplice, programmata, unora di anestesia, dimissione lo stesso giorno. E non insiste più a farmi stare al suo fianco. Ma non riesce a trattenere il sorriso, vedendomi, dopo aver slacciato la cravatta, lottare per mettere il sesto collare su quei gatti ribelli e fuggitivi.
I suoi gatti. Quelli delle cantine, pieni di pulci, che lanno scorso le hanno fatto perdere lultimo respiro, lasciandola senza un vero respiro.
Sette occhi che le trafiggono lo sguardo, sei inspirazioni alleviate al limite delludibile e un grido di gioia infinita che non dimenticherà mai.
Forse è per questo che ora, mentre deve affrontare di nuovo tutto, non prova più paura. E vedendo luomo esasperato, con i peli dei gatti incollati alla camicia, che la guarda con rimprovero, lei sorride ancora più ampia.
Poi ride di cuore dei passanti che la osservano. Un uomo elegante in giacca costosa, circondato da sei gatti di razza mista, sorprendentemente curati, ognuno con un sottile guinzaglio tirato in una direzione diversa, che squilla nella via con un arrabbiato «Miao?!» spettacolo non per i deboli di cuore.
Intervento. Semplice. Programmato. Unora di anestesia, dimissione lo stesso giorno. E se non smetterete di mordere tutto, la prossima volta rimarrete a casa! sussurra un signore serio, seduto nellarea del cortile dellospedale, circondato da gatti, con un mazzo di rose leggermente rosicchiate ma ancora bellissimo sulle ginocchia.
Guardo lorologio, afferro i sei guinzagli colorati, verifico che le fascette non siano slacciate, poi scruto le finestre della stanza dove la moglie si sta risvegliando dallintervento. Presto potrò entrare. E finalmente potrò lamentarmi dei sei code di pigrizia che non vogliono ascoltarmi senza di lei.
E dirle, ancora una volta, quanto la amo. E che la amerò per sempre, anche se un giorno sparirà per giorni interi in un rifugio per gatti, costruito dalla mia azienda pochi mesi fa.
Stupida, certo Ma ricordando quel giorno in cui ha riaperto gli occhi, capisco che finché sarà al mio fianco, non cè niente di più importante nella mia vita di quella sua stupidaggine. E continuerò a realizzare i suoi capricci, anche se sembrano assurdi, perché la rendono felice.
Finché è ancora tempo





