**Amicizia tra uomini**
Luca fermò l’Audi davanti al centro commerciale. Uscire dall’abitacolo riscaldato era l’ultima cosa che voleva fare. Ieri aveva nevischiato, trasformandosi in pioggia, e durante la notte il gelo aveva reso il marciapiede una lastra di ghiaccio irregolare, su cui i passanti scivolavano goffamente.
Domani era il compleanno di sua madre, e Luca aveva rimandato l’acquisto del regalo all’ultimo minuto. «In un grande centro commerciale troverò sicuramente qualcosa», pensò.
Appena sceso dall’auto, una raffica di vento gli aprì il cappotto e gli sfilò una estremità della sciarpa. Tenendosi stretto il cappotto, chiuse l’auto e fece qualche passo verso l’ingresso, ma subito scivolò, rischiando di cadere. Il ghiaccio non era stato ancora trattato con il sale, e lui indossava scarpe eleganti, con suole lisce come il marmo.
Riuscì a raggiungere la porta, entrò nel centro commerciale e tirò un sospiro di sollievo. Stava per dirigersi verso il reparto sciarpe quando si ricordò di aver già regalato una alla mamma l’anno prima.
«Luca! Ciao!» sentì una voce allegra vicino alla vetrina di una gioielleria.
Accanto a lui c’era Enrico, il suo migliore amico d’infanzia, e, a quanto pare, l’unico rimasto.
«Guarda chi si vede! Quanto tempo è passato? Stai benone, vestito come un milanese doc.»
«Ciao. Sono appena tornato in città», rispose Luca, un po’ confuso e quasi in colpa.
«Che coincidenza, stavo giusto pensando a te. Dai, andiamo a prendere un caffè!» propose Enrico.
«Sarebbe bello, ma sono qui per un regalo…», disse Luca.
«Aspetta… È il compleanno di tua mamma tra poco, no?»
«Come fai a ricordartelo?» si illuminò Luca. «Domani. Ho aspettato l’ultimo momento, ecco perché…»
«Beh, allora scegli pure, non ti disturbo. Io ho già finito», Enrico indicò le buste che portava. «Però ci vediamo presto, d’accordo? Ecco, prendi. Ti aspetto. Se non mi chiami, vengo a cercarti persino sottoterra», scherzò, porgendogli un biglietto da visita.
Mentre sceglieva un paio di orecchini per la madre, Luca continuava a ripensare all’incontro, rimproverandosi per come si era comportato, quasi fosse stato freddo con Enrico. «Ma no, sono stato felice di vederlo, solo che mi ha colto di sorpresa», pensò.
Pagò con la carta e, frugando in tasca, trovò il biglietto di Enrico. «Wow, vice direttore di “Costruzioni Italia”», lesse con stupore.
«Scusi», si scusò con la commerciante, che aspettava pazientemente il pagamento. «Ho incontrato un amico dopo anni, sa com’è…»
Sulla via di casa, Luca non faceva che pensare a Enrico.
***
Si erano conosciuti il primo giorno di scuola, in fila davanti all’edificio, entrambi con un mazzo di gladioli identico e la stessa espressione felice e spaventata. Senza dirselo, si erano presi per mano ed erano entrati insieme, scegliendo poi lo stesso banco.
Era l’inizio di un’amicizia che, pur con qualche litigio stupido, era sempre stata forte. Enrico era sempre il primo a fare pace.
Anche quando scelsero università diverse, non si opposero. «Ognuno ha la sua strada, ma nessuno ci vieta di restare amici», avevano pensato.
Enrico andò al Politecnico, mentre Luca si iscrisse a Lingue. Non si vedevano più ogni giorno, ma il weekend era sacro, passato a chiacchierare come vecchie comari.
Al Politecnico di Enrico c’erano pochissime ragazze, mentre la facoltà di Luca era un giardino fiorito di bellezze. Ma a lui piaceva solo una: Veronica, bassina, vivace, con gli occhi sempre pieni di risate e i capelli ricci che le svolazzavano alle spalle.
Ci mise mesi a trovare il coraggio di parlarle. Un giorno, finalmente le chiese aiuto per una traduzione.
«Potevi dirlo subito che volevi conoscermi», rispose lei, ridendo.
«Ehm… Posso accompagnarti a casa dopo le lezioni?» le sfuggì.
«Volentieri», rispose, regalandogli un sorriso che gli fece battere il cuore a mille.
Quella sera, mentre camminavano per la città primaverile, Luca era l’uomo più felice dell’universo. Non riusciva a smettere di pensare a lei, ma le parole scambiate… quelle, stranamente, non le ricordava.
Passò maggio e giugno senza che trovasse il coraggio di baciarla. Poi iniziarono gli esami, e Veronica gli annunciò che sarebbe partita per la Puglia con i genitori e poi dalla nonna in Sicilia fino a fine estate. Luca sentì il panico salirgli.
L’ultima occasione per dichiararsi era il suo compleanno, l’ultima domenica di giugno. L’avrebbe invitata a casa sua, presentata ai genitori, e finalmente le avrebbe detto tutto.
Veronica accettò senza esitazione. Felice, Luca le chiese di portare anche un’amica.
«Elisa?»
«Sì. Ho un amico, siamo compagni di classe da sempre. Lui studia al Politecnico, e lì non ci sono ragazze come te.»
«Va bene. E se non gli piaccio?» chiese Veronica.
«Almeno non si annoierà. Poi si vedrà.»
Il giorno del compleanno, la madre di Luca era in cucina, indaffarata tra pentole e fornelli. Lui cercava di aiutare, ma l’agitazione lo rendeva solo d’impiccio. Corse da lei per la decima volta: «Meglio la camicia blu o quella bianca? Cravatta sì o no?»
«Porta i piatti in tavola e smettila di agitarti», lo rimproverò la mamma. «Se ti piace, piacerà anche a me.»
«Sei la migliore», le diede un bacio sulla guancia. «Sono sicuro che la adorerai.»
Poi arrivò Enrico, e Luca si calmò un po’. Ma continuava a controllare l’orologio. Le ragazze non arrivavano.
«E se avesse cambiato idea?» si torturò.
«Le ragazze sono sempre in ritardo. Abituatici», commentò il padre.
In quel momento squillò il campanello, e Luca corse ad aprire. La mamma scrollò la testa.
«Queste cotte non portano mai a niente di buono.»
Poco dopo, Luca rientrò con due ragazze. La mamma e Enrico notarono subito la bionda alta e slanciata, con lineamenti perfetti come una modella.
Ma, con sorpresa di Enrico, Veronica era l’altra: carina, certo, ma nulla di che rispetto alla compagna.
Seduti a tavola, il padre brindò, e poi i genitori si ritirarono per lasciare spazio ai giovani.
Difficile dire chi dei due amici fosse più bello. Luca era timido e riservato, mentre Enrico, come al solito, raccontava barzellette e faceva ridere tutti.
Veronica rideva a ogni sua battuta, persino alle più stupide, dimenticandosi di Luca. Alla fine, lui non ce la fece più e trascinò Enrico sul balcone.
«Ma che cavolo fai? Veronica è la mia ragazza, hai capito?» lo aggredì, trattenendo a stento la rabbia.
«Che ti arrabbi a fare? Non è mia colpa se le piaccio.»
«E allora perché fai il galletto?» sbuffò LucaE così, tra una risata e un brindisi al futuro, Luca e Enrico ritrovarono la loro amicizia, perfetta come un buon caffè: forte, dolce e senza bisogno di zucchero.