Ginevra era stata una amante. Il matrimonio non le era mai andato a genio. Aveva trascorso la ventina tra convivenze e colazioni al bar, fino a trentanni, quando finalmente decise di cercare un uomo serio. Allinizio non sapeva che Paolo fosse già sposato, ma il ragazzo non tardò a confessare la verità non appena capì che Ginevra si era attaccata a lui.
Ginevra non gli rivolse nemmeno una rimprovero. Anzi, si rimproverò da sola per quella relazione e per la sua debolezza verso di lui. Si sentiva una delusione per non aver trovato il marito in tempo, mentre gli anni scivolavano via. Non era una bellezza da copertina, ma aveva un viso gradevole, un po rotondetto, che le conferiva un certo fascino maturo.
Il rapporto con Paolo non andava da nessuna parte. Restare solo amante non le andava, ma lasciarlo sembrava impossibile; la paura di ritrovarsi sola la sconvolgeva. Un giorno fece visita il cugino Serafino, in giro per lavoro a Roma. Si fermò da lei per qualche ora, come da quando erano bambini. Mangiarono in cucina, chiacchierarono di tutto, e Ginevra gli confidò la sua storia, versando qualche lacrima.
Appena la porta suonò, Serafino andò ad aprire pensando che fosse Ginevra, ma la soglia non era chiusa. Davanti a lui cera Paolo, con un grosso tipo in pantaloncini e maglietta che masticava un panino al salame. Il cugino capì subito chi fosse lamante di Ginevra. Paolo, spiazzato dal vedere quelluomo, chiese:
Ginevra è in casa?
Serafino, senza pensarci due volte, rispose:
È al bagno.
Paolo, ancora più confuso, tentò di chiedere chi fossero:
Scusi, ma chi siete voi per lei?
Sono il marito civile, se può credere. E lei, perché si intromette? afferrò Paolo per la giacca e lo strinse. Non è forse il marito di cui Ginevra mi parlava? Se ti rivedrò qui, ti butto giù le scale, capito?
Paolo, liberandosi, scappò via di corsa. Poco dopo tornò Ginevra, e Serafino le raccontò dellintrusione.
Che hai combinato? Chi te lo ha chiesto? piangeva Ginevra. Non tornerà più.
Si sedette sul divano, nascondendo il volto tra le mani.
Sì, non tornerà più, e forse è meglio così. Basta piagnisteggiare. Ho un ottimo amico da presentarti: un vedovo del nostro paesino. Le donne che gli hanno lasciato il cuore non hanno più accesso, così lui è libero. Dopo il prossimo viaggio di lavoro, ti porto da lui, ci andiamo insieme. Che ne dici?
Ma come? sussurrò Ginevra. Non posso così, è strano. Non lo conosco.
Serafino, con un sorriso sornione, le rispose:
Dormire con un marito di qualcun altro è una vergogna, ma conoscere un uomo libero è un affare. Inoltre, è quasi il compleanno di Lucia, la mia compagna.
Qualche giorno dopo Ginevra e Serafino erano già sul treno per il paesino di Montelupo. La moglie di Serafino, Lucia, aveva apparecchiato un tavolo in giardino vicino alla sauna. Arrivarono amici, vicini e il vedovo Alessandro, che Ginevra non aveva mai visto.
Dopo una piacevole chiacchierata, Ginevra tornò in città, pensando che Alessandro fosse davvero timido e riservato. Probabilmente è preoccupato per la moglie scomparsa, poverino, rifletté.
Una settimana dopo, nel weekend, bussò alla porta. Ginevra non aspettava nessuno. Aprì e trovò Alessandro con una borsa in mano.
Scusi, Ginevra, sono di passaggio. Sono stato al mercato e ho pensato di farle visita, visto che ormai ci conosciamo. disse, imbarazzato, usando la frase pronta.
La invitò dentro, lo fece accomodare per un tè e, mentre sorseggiavano, si rese conto che quel gesto non era casuale.
Avete trovato tutto quello che dovevate? chiese Ginevra.
Sì, le spesa è in macchina. E questo per lei estrasse un piccolo mazzo di tulipani e lo porse a Ginevra.
Il fiore le fece brillare gli occhi. Si sedettero a parlare del tempo e dei prezzi al mercato. Quando il tè finì, Alessandro si alzò, indossò lentamente la giacca, infilò gli stivaletti e, quasi alla soglia, si voltò.
Se me ne vado ora senza dirle qualcosa, non me lo perdonerò. Ginevra, ho pensato a lei tutta la settimana, una promessa sul cuore. Ho preso lindirizzo da Serafino
Ginevra arrossì, abbassando lo sguardo.
Non ci conosciamo ancora molto rispose.
Va bene, va bene. Limportante è che non le dispiaccia. Possiamo darci del tu? aggiunse, cercando di sorridere. So di non essere un regalo, ma ho una figlia di otto anni, ora da nonna.
Alessandro tremava un po le mani. Ginevra, sognante, commentò:
Una figlia è una benedizione, sempre desiderata.
Alessandro, rincuorato, le prese le mani, la avvicinò e la baciò. Dopo il bacio gli occhi di Ginevra si riempirono di lacrime.
Sono brutto per te? chiese, timoroso.
No, al contrario. Non me laspettavo, ma è dolce e tranquillo. Non rubo niente a nessuno
Da quel giorno si incontrarono ogni weekend. Due mesi dopo si sposarono e si stabilirono a Montelupo. Ginevra trovò lavoro in un asilo. Un anno dopo nacque la loro bambina, e presto seguirono le due sorelline, amate e coccolate da tutti. Lamore di Alessandro e Ginevra invecchiò come il buon vino, sempre più robusto.
Sergio, durante le cene, spesso scherzava con Ginevra:
Allora, Ginevra, che marito ti ho portato? Sempre più bella! Non ti darò mai consigli cattivi, ascolta tuo fratello!





