Giulia partì un giorno prima degli altri per il giubileo della suocera e, appena sistemata nel sedile dellaereo, trasalì: qualcuno la chiamò allimprovviso per nome
Stava nervosamente girando la cinghia della borsa mentre aspettava in fila al check-in. Mancava ancora un giorno alla celebrazione della suoceraanzi, ormai exma Giulia aveva scelto volutamente un volo anticipato. Sapeva che Enrico, come sempre, avrebbe atteso lultimo momento e probabilmente sarebbe partito solo la mattina dopo. Erano passati tre anni dal divorzio, e in tutto quel tempo erano riusciti a vivere nella stessa città senza mai incontrarsi. Adesso, meno che mai, Giulia voleva turbare quel fragile equilibrio.
“Posto 12A,” lesse velocemente sul biglietto dimbarco. Vicino al finestrino, come preferiva. Una volta sullaereo, tirò fuori un libroun nuovo romanzo che aveva iniziato ieri e non riusciva a smettere di leggere. Una storia damore, tradimento e perdono. Un tempo evitava trame del genere, ma il tempo guarisce.
“Giulia?” Una voce familiare la fece trasalire. “Che coincidenza”
Alzò lentamente lo sguardo. Enrico era lì, nel corridoio, con una valigia a rotelle. Sempre in forma, con la sua giacca grigia preferita. Solo qualche capello grigio alle tempie, che non ricordava.
“Tu sei sempre in ritardo,” le sfuggì, invece di un saluto.
“E tu pianifichi tutto in anticipo,” sorrise lui, tirando fuori il biglietto. “Mmm 12B.”
Giulia sentì le guance arrossire. Tre ore di volo accanto alla persona che aveva accuratamente evitato per anni. Sembrava che il destino volesse prendersi gioco dei loro piani.
“Potrei chiedere a qualcuno di cambiare” iniziò Enrico.
“Non serve,” lo interruppe. “Siamo adulti.”
Enrico annuì e si sedette accanto a lei. Indossava lo stesso profumo di sempre, e quellodore le scosse qualcosa nel profondo. Quante volte si era svegliata sentendolo
“Come va il lavoro?” chiese dopo il decollo, quando il silenzio divenne troppo pesante.
“Bene. Ho aperto una palestra di yoga,” rispose, cercando di mantenere un tono neutro. “Tu sei ancora lì?”
“No, mi sono spostato nel consulting. Ricordi che ne avevo sempre parlato?”
Certo che ricordava. E ricordava anche quanto avevano discusso per quello. Lei temeva i cambiamenti, lui cercava novità. Ora, anni dopo, entrambi avevano ottenuto ciò che volevano. Allora perché il cuore faceva così male?
“Mamma sarà felice di vederti,” disse Enrico dopo una pausa. “Conserva ancora quel vaso di ceramica che le regalasti per lultimo anniversario.”
“Anna Maria è sempre stata” Esitò, cercando le parole. “Così gentile con me.”
“Anche dopo il divorzio diceva che eri la migliore nuora che potesse desiderare.”
Giulia sentì gli occhi bruciare. Aprì il libro per nascondere lemozione.
“Che leggi?” Enrico sbirciò la copertina.
“*Il Tempo del Perdono*,” rispose, e entrambi tacquero, colpiti dallironia del titolo.
Il resto del volo trascorse in silenzio, ma era un silenzio diversonon teso, ma quasi confortevole, come una volta. Quando laereo atterrò a Bologna, Enrico le aiutò a prendere la valigia dal vano soprastante.
“Prendiamo un taxi insieme?” propose. “Tanto andiamo dallo stesso lato.”
Giulia esitò. Tre anni prima si erano lasciati, certi di non vedersi mai più. Eppure eccoli lì, e il mondo non era crollato.
“Daccordo,” annuì. “Ma stavolta controllo il navigatore, perché tu litighi sempre con le indicazioni.”
Enrico rise, e quel suono familiare le fece vibrare qualcosa nellanima. Forse, a volte, bisogna lasciarsi il passato alle spalle per rendere il presente più luminoso?
Uscendo dallaereo, si rese conto di non rimpiangere quellincontro casuale. Davanti a loro cera la festa, i parenti curiosi, gli sguardi imbarazzati. Ma sapeva che ce lavrebbero fatta. Dopotutto, erano sempre stati bravi a cavarsela.
Il taxi si infilò tra le strade serali di Bologna. Giulia, come promesso, controllava il percorso, mentre Enrico sedeva accanto a lei, separati solo da una borsa.
“Gira a destra qui,” disse, e lui sorrise: ricordava la strada per casa dei suoi genitori meglio di lui.
“Ricordi la prima volta che andammo da mia madre?” chiese allimprovviso. “Eri nervosissima”
“Certo! Mi cambia





