Dopo il matrimonio, tra me e mia moglie tutto filava liscio. Ci eravamo sposati pensando di vivere con i suoi genitori, ma poi i miei si sono trasferiti al mare e hanno venduto il loro appartamento, dividendo i soldi tra me e mia sorella. Con quei soldi e un aiuto da mio suocero, abbiamo comprato un bel bilocale a Roma, dove abbiamo tirato su una parete per farne due stanze. Pensavamo che una sarebbe servita per un eventuale bambino, ma… insomma, non è mai successo.
Allinizio non ne avevamo voglia, poi le carriere hanno preso il volo e il tempo è volato via. Alla fine, non ci siamo più riuscitimia moglie si rifiutava di andare dal medico, e io, francamente, non insistevo troppo. Vivavamo felici così, senza preoccuparci troppo di chi ci avrebbe portato un bicchiere dacqua da vecchi. Poi cerano gli amici con figli, sempre sommersi dai debiti e poco entusiasti della vita. Abbiamo concluso che potevamo farne a meno, tanto il destino sembrava già deciso.
A trentatré anni, abbiamo investito in un piccolo appartamento a Firenze. Non era una cifra esagerata, quindi abbiamo rischiato, anche se molti ci sconsigliavano. A trentasette, lappartamento era pronto. Un ritocchino qui e là e sembrava perfetto. Mia moglie lo chiamava “la nostra polizza assicurativa”in caso di figli, altrimenti, un giorno, tutto sarebbe andato ai nipoti.
Per ora, abbiamo deciso di affittarlo. Volevamo gestirlo da soli, senza agenzie, e per pubblicità ne abbiamo parlato con gli amici, chiedendo consigli su dove mettere lannuncio. E qui, il problema: uno di loro ci ha chiesto se potevano trasferirsi lì con i loro tre figli e il gatto. Vivono da anni in affitti indecenti, e ora silluminano allidea di un appartamento nuovo, ben sistemato magari con uno sconto.
Colpa nostra a parlarne. Non ci aspettavamo che qualcuno ci chiedesse di entrare.
“Ma cè solo una stanza, siete in troppi,” ha provato a dire mia moglie.
“E allora? Noi viviamo in un monolocale, e dalle foto il vostro sembra più spazioso!”
“Ma è nuovo, voi avete bambini e un gatto”
“Ah, quindi pensate che siamo dei barbari che lo distruggeranno?”
Abbiamo detto che dovevamo pensarci, anche se io, personalmente, non avevo dubbi. Ero stato a casa loro e avevo visto il caos. Alla fine, mia moglie ha scaricato a me il compito di dirgli di no, inventando scuse debolissime.
La risposta è stata:
“Avete già un altro appartamento, i vostri genitori un giorno vi lasceranno il loro, e ancora non vi basta? Morirete soli, senza figli, senza amici, circondati solo dalle vostre case vuote!”
Ma scusate, siamo forse in debito con loro? Non è colpa nostra se hanno figli senza avere un tetto o il sostegno dei genitori. Ognuno vive come vuoleperché non possiamo affittare a uno sconosciuto al prezzo di mercato, invece di fare sconti agli amici?




