Nella classe 10B mancava da tempo un insegnante fisso di letteratura. Una era andata in maternità, unaltra aveva resistito solo un mese. Quando arrivò la professoressa Giulia Rossi giovane, tranquilla, ordinata i ragazzi si scambiarono unocchiata: “Ecco lennesima Non durerà molto.”
La prima lezione iniziò subito con una prova di forza.
«Allora, aprite i quaderni» cominciò lei.
«Ma noi non li abbiamo portati!» gridò qualcuno dallultimo banco. Risate.
«Forse dovrebbe presentarsi prima di insegnare, no?» commentò un altro con tono tagliente.
«Va bene. Mi chiamo Giulia Rossi,» rispose calma. «E io»
«Giulia Sbadigliarossa!» urlò una ragazza, scatenando altre risate.
«Profuma come una nonna e ha gli occhiali da bibliotecaria!»
Qualcuno fece partire il verso di un asino dal telefono, e la classe scoppiò a ridere. Mentre spiegava alla lavagna, uno studente le lanciò un aeroplanino di carta sulla schiena.
La professoressa si voltò.
«Forse piangerà e scapperà, come laltra?» sussurrò uno studente, ma abbastanza forte da farsi sentire.
Qualcuno sbadigliò esageratamente e lasciò cadere un libro per terra. Gli altri seguirono lesempio: libri che cadevano, sedie che scricchiolavano, e qualcuno già scorreva TikTok sul tablet.
E allora, allimprovviso, Giulia Rossi si sedette sul bordo della cattedra e disse qualcosa che lasciò tutti senza fiato.
«Sapete, non sono sempre stata uninsegnante. Un anno fa lavoravo in un reparto di oncologia per adolescenti. Cerano ragazzi della vostra età. Alcuni sognavano solo di arrivare alla maturità. Per loro contava tutto: i libri, le poesie, anche solo parlare.»
«Un ragazzo, 17 anni. Sarcoma. Leggevamo *I promessi sposi* insieme, perché lui non riusciva più a parlare.»
La classe si calmò un po.
«Teneva il libro in mano anche quando le dita non gli obbedivano più. Mi disse: Peccato non aver amato i libri prima. Darei tutto per essere seduto in una lezione normale, senza flebo.»
Nellaula calò un silenzio pesante.
«Una ragazza in unaltra stanza» continuò lei, «sognava di tornare a scuola. Solo per stare in una classe vera. Voi vivete il loro sogno, ma vi comportate come se la vita vi dovesse qualcosa.»
«Non vi compatirò né vi supplicherò. So il valore di quello che avete. Se volete capirlo continuate pure.»
Si alzò, sistemò la pila di quaderni, si aggiustò gli occhiali e aprì il registro. Per il resto della lezione, nessuno aprì bocca.
Da quel giorno, nessuno la chiamò più con nomignoli, né rise alle sue spalle.