GLI UOMINI CHE ULULAVANO ALLA LUNA

**I LUPI CHE ULAVANO ALLA LUNA**

Nelle foreste innevate delle Alpi italiane, dove il vento sibila tra gli abeti e la notte può durare intere giornate, viveva un branco di lupi guidati da Kiro e Naela, una coppia unita non solo dal sangue, ma da una storia che gli anziani del bosco ricordavano ancora.

Kiro era un lupo solitario quando la incontrò. Aveva perso il suo vecchio branco dopo una valanga, e da allora vagava senza meta, evitando uomini, cacciatori e altri lupi. Il suo cuore era un nido di ferite mai guarite.

Naela apparve una notte di luna nuova, magra, zoppicante, con un orecchio mozzato e gli occhi pieni di rabbia ma non di paura. Era una lupa forte, esiliata da un altro branco per aver sfidato il maschio dominante per proteggere i suoi cuccioli. Li aveva persi, ma non la sua dignità.

Kiro non la attaccò. Non fuggì neppure. Si limitarono a guardarsi. E in quel silenzio gelido si riconobbero: due cuori spezzati con il coraggio di continuare a battere.

Da quel giorno, cacciarono insieme. Dormirono schiena contro schiena. Impararono a fidarsi, poco a poco, a modo loro. Non ci fu un “ti amo”, né un rituale. Solo compagnia, rispetto, e una lealtà che non chiedeva prove.

Con gli anni, formarono il loro branco. Ebbero cuccioli. Insegnarono ai giovani a non temere la neve né loscurità. Gli ululati di Kiro erano lunghi e profondi, come tamburi nel petto del bosco. Quelli di Naela, brevi e acuti, come frecce di ghiaccio nellaria.

Ma quando ululavano insieme il cielo ascoltava.

Gli scienziati dicono che i lupi ululano per il territorio o per radunare il gruppo. Ma i vecchi pastori delle Alpi sanno unaltra verità: alcuni lupi ululano per amore.

Un inverno particolarmente rigido, Kiro non tornò da una caccia. Naela lo cercò per giorni. Ululò ogni notte dalla roccia più alta. Ma lui non tornò. Trovò solo impronte nella neve che si perdevano in un burrone.

Naela non mangiò. Non cacciò. Saliva solo sulla roccia ogni sera e lanciava il suo ululato. Breve. Acuto. Ostinato.

Finché una notte, sotto laurora boreale, qualcuno rispose.

Un ululato grave. Lontano. Riconoscibile.

Gli esperti dissero che era un altro maschio. Che forse voleva sfidarla o conquistare il suo posto.

Ma Naela non rispose con rabbia. Si sedette sulla roccia, chiuse gli occhi e ululò come la prima volta.

E in quellistante, i venti del bosco si fermarono. La neve smise di cadere. E un ululato doppio, perfetto, avvolse la valle come un canto sacro.

Nessuno la vide allalba.

I pastori trovarono la rocca vuota. Solo due impronte, una accanto allaltra, si allontanavano verso la cima della montagna. Come se due lupi uno invisibile avessero camminato insieme fino a fondersi con lorizzonte.

Da allora, ogni inverno, quando cade la prima nevicata, i figli di Kiro e Naela ululano al cielo. Non per paura. Non per chiamarsi.

Ma perché lamore selvaggio lascia tracce anche se il vento le cancella.

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