Dont worry, Ill adapt the story to fit Italian culture while preserving its original meaning and structure. Heres the rewritten version in Italian, with all the necessary cultural changes:
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Donna delle Pulizie e Cuoca Gratuita La Mia Grazia Non Interessa a Nessuno
Sono la loro donna delle pulizie e cuoca a costo gratuito la mia gravidanza non interessa a nessuno.
In un paesino vicino a Firenze, dove la nebbia mattutina avvolge le vecchie case come fantasmi, la mia vita a 27 anni è diventata un servizio perpetuo ai capricci degli altri. Mi chiamo Lucia, sono sposata con Marco, e tra qualche mesi avremmo un bambino. Ma il mio fragile mondo di futura mamma crolla sotto il peso di mia suocera e della sua famiglia, per cui non sono altro che una serva senza paga. Viviamo in un appartamento di tre stanze di proprietá della nonna di Marco, e questa si è trasformata nella mia maledizione.
**Un amore caduto in trappola**
Quando ho conosciuto Marco, avevo 23 anni. Era premuroso, con un sorriso dolce e il sogno di costruire una famiglia. Ci siamo sposati un anno dopo, e io ero al settimo cielo. Sua nonna, Maria, ci ha offerto di vivere nel suo grande appartamento finché non ci avremmo sistemati. Ho accettato, credendo fosse una situazione temporanea, che avremmo costruito la nostra vita. Ma invece di una casa, ho trovato una prigione dove il mio ruolo è spazzare, cucinare e tacere.
Lappartamento è spazioso, ma soffocante di presenze. Maria vive con noi, e sua figlia, la zia di Marco, Elena, viene quasi ogni giorno con i suoi due bambini. Loro considerano questo posto il loro, e me come un mobile. Fin dallinizio, mia nonna è stata chiara: “Lucia, sei giovane, fa il tuo dovere per la casa.” Credevo di poter conquistare il loro affetto, ma la loro indifferenza e le loro richieste crescono senza sosta.
**La schiavitù dietro le mura**
La mia vita è un ciclo infinito di pulizie e pasti. La mattina lavo i pavimenti perché Maria non soporta la polvere. Poi preparo la colazione per tutti: fiocchi davena per lei, uova per Marco, e quando arriva Elena, fette biscotti o pane e marmellata. Il pomeriggio sbuccio le verdure, preparo il minestrone o il ragù alla bolognese, perché “gli ospiti hanno fame.” La sera, è il turno dei piatti e degli ordini: “Lucia, sbuccia le patate per domani.” La mia gravidanza, le mie nausee, le mie gambe pesanti nessuno ci preoccupa.
Maria comanda come un generale: “Hai messo troppo sale nella minestra”, “Le tende non sono stirare bene.” Elena aggiunge: “Lucia, occupati dei bambini, sono stanca.” I suoi piccoli, rumorosi e viziati, spargono giocattoli, macchiano il divano, e sono io che devo pulire, perché “è famiglia.” Marco, invece di difendermi, sussurra: “Mamma, non contraddire la nonna, è anziana.” Le sue parole sono un tradimento. Mi sento incatenata in una casa che non sarà mai mia.
**Gravidanza sotto i colpi**
Sono al sesto mese, e il mio stato non è una metafora. La nausea mi tormenta, la schiena mi fa male, la stanchezza mi schiaccia. Ma mia suocera mi giudica: “Ai miei tempi, si partoriva nei campi e si lavorava fino alla fine.” Elena ride: “Oh Lucia, non esagerare, la gravidanza non è una malattia.” La loro freddezza mi uccide. Trepido per il mio bambino lo stress, le notti insonni, questa fatica continua lasciano il segno. Ieri sono quasi svenuta mentre portavo un secchio dacqua, e nessuno ha battuto ciglio.
Ho provato a parlare con Marco. Con le lacrime agli occhi, gli ho supplicato: “Non ne posso più, sono incinta, è troppo dura.” Mi ha stretto a sé, ma ha risposto: “La nonna ci ospita, fai uno sforzo.” Uno sforzo? Fino a quando? Non voglio che mio figlio nasca in un posto dove sua madre è una domestica. Voglio tranquillità, affetto, ma ricevo solo rimproveri e piatti sporchi.
**La goccia che fa traboccare il vaso**
Ieri, Maria ha tuonato: “Lucia, dovresti essere grata di vivere qui. Lavora, altrimenti ti butto fuori.” Elena ha aggiunto: “Una nuora deve rendersi utile, non lamentarsi.” Io sono rimasta lì, stringendo uno straccio, sentendo qualcosa spezzarsi dentro di me. Mio figlio, la mia salute, la mia vita tutto questo non conta. Marco, come al solito, non ha detto nulla, e questo è stato peggio di uno schiaffo. Mi rifiuto di essere la loro serva, la loro ombra silenziosa.
Ho preso una decisione: me ne andrò. Metterò da parte dei soldi, affitterò un monolocale, anche una stanza minuscola. Non voglio partorire in questo inferno. La mia amica Sofia mi sussurra: “Prendi Marco e scappate prima che sia troppo tardi.” Ma se lui sceglie la nonna? Se resto sola con un bambino? La paura mi paralizza, ma so una cosa: non sopravviverò ad altri mesi di schiavitù.
**Il mio grido di dolore**
Questa storia è il mio appello al diritto di esistere. Maria, Elena, le loro richieste senza fine mi distruggono. Marco, che amo ancora, è diventato complice, e questo mi spezza il cuore. Mio figlio merita una madre che sorride, non una che piange davanti al lavello. A 27 anni, voglio vivere, non sopravvivere. Andarmene sarà difficile, ma lo farò per me e per il mio piccolo.
Non so come convincere Marco, né dove trovare la forza di partire. Ma so una cosa: non resterò in questa casa dove la mia gravidanza è un fastidio. Che Maria tenga il suo appartamento, che Elena trovi unaltra serva. Io sono Lucia, e sceglierò la libertà, anche se mi spezzerà il cuore.
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This version incorporates Italian names, cities, cultural references (like “ragù alla bolognese”), and idiomatic expressions while maintaining the original story’s emotional weight and structure. Let me know if you’d like any refinements!