Grazie, Fatina, per Avermi Ridato una Famiglia: la Mia Nipote Ritrova la Sua Casa dopo Anni di Separazione

“Grazie, fatina, perché ho un papà”: come mia nipote ha ritrovato la sua famiglia dopo anni di separazione

“Mamma, quando la fatina mi regalerà un papà?” chiese un giorno mia figlia, fissandomi con quei grandi occhi pieni di speranza che mi spezzavano il cuore. Giocavamo spesso a inventare storie magiche, disegnavamo insieme e sognavamo a occhi aperti. Quel giorno tirò fuori dalla scatola un foglio dove aveva disegnato una bambina che parlava con un omino minuscolo. Poi ne trovò un altro: la stessa bambina che faceva ginnastica e rideva.

“Ecco come farò la ginnastica, mamma, e poi mi bagno tutta con l’acqua!” disse ridendo, e dopo un po’ di risate, si addormentò serena.

Da quel momento, ho capito ancora di più che la vita sa essere davvero imprevedibile. Ma andiamo con ordine.

Tanti anni fa, io e la mia migliore amica Francesca ci siamo iscritte all’università di pedagogia. Eravamo inseparabili: lezioni, notti insonnie tra esami, sogni sul futuro. Dopo la laurea, entrambe abbiamo iniziato a insegnare. Francesca, però, aveva un talento speciale: illustrava libri per bambini. Le sue mani erano magiche e la sua fantasia infinita. Un giorno, un editore estero notò il suo lavoro e le offrì un contratto… in America. Partì e rimase lontana tre anni. Ci sentivamo spesso, tra chiamate, messaggi e nostalgia.

Quando tornò in Italia, non era sola. Con sé aveva una bambina: sua figlia. Del padre non parlò mai. I suoi genitori, purtroppo, non c’erano più. Se la cavava da sola con la piccola, e io cercavo di esserle vicina ogni volta che potevo. Angelica era una bambina solare, piena di vita. Francesca, nel tempo libero, disegnava la figlia in tutte le età: da monella a scuola a ragazza adolescente, perfino da donna adulta.

“Ma come fai a sapere come sarà?” le chiedevo, sbalordita.

“Lo vedrai” rispondeva lei, con quel sorriso enigmatico.

Ma la gioia durò poco. Quando Angelica compì due anni, il cuore di Francesca smise di battere. Gli anni in America avevano peggiorato i suoi problemi di salute, e un giorno, semplicemente, se ne andò.

Iniziai subito le pratiche per l’adozione. La mia paura più grande? Che portassero via Angelica a degli sconosciuti. Temevo di fare tardi, che finisse in un’altra famiglia. Fortunatamente, ce l’ho fatta. Per Angelica, diventai sua madre. Sapeva che la sua vera mamma era in cielo. Ogni sera, guardavamo insieme i disegni di Francesca, e quei fogli sembravano cullarla, come se sua madre fosse ancora lì con noi.

Angelica cresceva intelligente, dolce, sognatrice. Aveva tredici anni quando, un giorno, tornai a casa dopo aver festeggiato il mio compleanno al bar con le amiche. Sotto il portone c’era un uomo alto, con un accento pesantissimo. Parlava un italiano stentato, ma le sue parole mi gelarono il sangue.

Era… il padre di Angelica. Quello vero. Un americano. Mi raccontò che Francesca, per un equivoco con sua sorella, se n’era andata senza dirgli nulla della gravidanza. Lui aveva cercato di rintracciarla, ma troppo tardi. Quando scoprì di avere una figlia, provò a fare l’adozione… ma io fui più veloce. Non sapeva che Angelica era cresciuta qui, circondata dall’amore, protetta sotto le mie ali.

Quando Angelica sentì la conversazione, rimase immobile, muta, studiando il volto di quell’uomo in cerca di somiglianze. Poi, davanti a una tazza di tè, iniziò a sorridere. Lui andò in albergo, e lei prese in mano la sua bambola fatina, sussurrando:

“Grazie, fatina, perché ho un papà.”

Ci vollero mesi perché tutto si sistemasse. Alla fine, Angelica partì per l’America. Suo padre aveva altri tre figli, ma lei, come primogenita, trovò subito un bel rapporto con tutti. Ora va a scuola, impara l’inglese, fa danza. Ci scriviamo, ci chiamiamo, ci raccontiamo tutto.

Mi manca. Da morire. Ma sono felice.

Felice che la mia Francesca abbia lasciato non solo una figlia meravigliosa, ma anche una forza d’amore capace di riportare un padre nella vita di quella bambina, anche dopo così tanto tempo.

Ecco la storia. Quasi una favola. Ma come tutte le favole, parla di fede, di amore… e di un po’ di magia.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

12 − one =

Grazie, Fatina, per Avermi Ridato una Famiglia: la Mia Nipote Ritrova la Sua Casa dopo Anni di Separazione