Ha avuto un figlio a quasi 50 anni! Ma ci pensi? – I parenti la rimproveravano al telefono.

“Ma che ti è saltato in mente di fare un figlio a quasi cinquant’anni? Non ragioni mai?” mi rimproveravano i parenti al telefono.

Ho 46 anni. Un mese fa ho dato alla luce due gemelli, un maschietto, Arturo, e una femminuccia, Elena. Non riesco a descrivere quello che provo quando guardo i miei bambini. Felicità, gioia, lacrime, un calore che mi riempie il cuore fino a scoppiare, davvero.

Peccato che né mia madre né mia sorella siano venute nemmeno alla dimissione dallospedale. Anche i parenti di mio marito hanno ignorato la nascita dei nostri figli. Tutto per colpa della nostra età.

Onestamente, non avevo mai pensato ai bambini. Ero giovane, vivevo spensierata, andavo in discoteca. Cosa ci vuole di più per la felicità di una ragazza? Cocktail, corteggiatori, notti brave. Il cuore mi cantava dalla gioia.

Poi, a 22 anni, incontrai Marco. Un tipo così bello, con la barba e gli occhiali. E che senso dellumorismo! Le ragazze gli correvano dietro a stormi, ma scelse me. Ammetto che mi diede una bella spinta allautostima. Marco aveva un appartamento, una macchina, unattività di famiglia. I suoi genitori possedevano diversi negozi di abbigliamento in città e guadagnavano bene.

Pensavo di aver trovato il principe azzurro. Marco era il mio biglietto per una vita felice e senza pensieri. Sognavo già il matrimonio, il vestito bianco, la luna di miele in Egitto.

Ma per lui non era una cosa seria. Rimasi nel suo appartamento solo un mese, poi cambiò la serratura e mise fuori tutte le mie cose. Così, mentre ero dal parrucchiere a farmi le unghie! Lunica cosa che mi disse fu: “Veniamo da mondi diversi, non fai per me.” Come se fossi un vecchio stivale da buttare!

Quella rottura mi devastò. Persi 15 chili, ero ridotta a uno scheletro. I capelli mi cadevano, portavo parrucche o cappelli. La salute ne risentì, soprattutto quella femminile. Feci unoperazione, presi medicine, persino erbe e tisane. Ma niente.

Allora mi concentrai sulla carriera. Amavo fare le unghie, così diventai unestetista. Fortunatamente, avevo tanti clienti e guadagnavo bene. Presi un mutuo e comprai un bilocale. Poi misi da parte i soldi per una macchina. A 33 anni realizzai il mio sogno: aprii un salone di bellezza tutto mio, con qualche ragazza che lavorava con me.

Due anni fa incontrai Matteo. Lavorava lì vicino, entrò nel salone per cambiare 50 euro e fu colpo di fulmine. Ci sposammo in fretta e iniziammo a pensare a un figlio.

Non riuscivamo, a causa delletà. Allora provai la fecondazione assistita. Pregavo Dio ogni giorno di darmi un bambino, di farmi diventare una buona madre.

E Dio mi ascoltò. Ho partorito due bambini sani, il tutto è andato liscio.

“Ma sei impazzita? Figli alla tua età? Non hai un briciolo di buonsenso?” mi urlò mia madre al telefono.

“Dio santo, tra poco avrò i nipoti e tu ti metti a fare figli? Sorella, sei troppo vecchia per queste cose!” gridò mia sorella.

Nessun parente ci ha sostenuti. Fuori dallospedale cerano solo Matteo e un fotografo. Scattammo qualche foto ricordo e tornammo a casa.

I bambini hanno un mese. Né mia madre né mia sorella vogliono venire a trovarci. Dicono che li ho fatti vergognare davanti a tutta la città. Perché ho avuto il coraggio di diventare madre alla mia età.

Ma è colpa mia se ho voluto una famiglia? È davvero un peccato così grande?

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