Ha cacciato la madre dopo aver scoperto a chi sarebbe toccato l’appartamento. Perché il figlio ha deciso di restituirla alla sorella che l’aveva abbandonata in un momento difficile?

A volte sembra che l’amore dei figli per la madre sia una verità incrollabile, solida come il marmo di Carrara. Ma arriva il giorno in cui anche il marmo si sgretola—sotto il peso delle circostanze, dell’avidità e di un’indifferenza glaciale. È così che è andata nella famiglia di Elena e Luca, dove tutto iniziò con una malattia e finì con il tradimento e il dolore.

Quando a Giovanna Rossi, la loro anziana madre, venne un ictus, i primi a cui si rivolsero furono i suoi figli. La figlia maggiore, Elena, nonostante un lavoro stabile e una figlia già adulta, rifiutò subito di prendersi cura della madre. “Ho un monolocale, niente spazio, niente tempo,” disse, “e poi non ce la faccio a sobbarcarmi una responsabilità del genere.”

Fu allora che Luca, il figlio minore, senza esitare, portò la madre nel suo bilocale a Parma. Sua moglie, Beatrice, non solo non si oppose, ma si prodigò per aiutare. All’inizio fu difficile: Giovanna era costretta a letto, incapace di parlare, bisognosa di cure costanti. Luca propose alla sorella di dividere le spese per una badante, ma Elena si rifiutò categoricamente—aveva il mutuo, i debiti e la figlia all’università.

“Mi dispiace, ma proprio non posso,” fu tutto quello che disse.

Beatrice, però, non si tirò indietro. Lasciò il lavoro e si dedicò alla suocera: la lavava, le dava da mangiare con il cucchiaino, le faceva le iniezioni. Grazie alle sue cure, Giovanna pian piano riprese le forze. Ricominciò a parlare, a muoversi, persino ad aiutare con le faccende. E quando arrivò il momento di pensare a tornare a casa sua, fu lei a chiedere:

“Luca, vorrei restare con voi. Qui mi sento al sicuro, ho i nipotini vicino, e voi e Beatrice siete la mia famiglia.”

Luca e Beatrice si scambiarono un’occhiata e accettarono. L’appartamento vuoto di Giovanna nel centro di Milano rimase lì, invenduto—lei non insistette per svenderlo. Tutto sembrava andare bene… finché Luca, per caso, non sentì la madre al telefono con Elena.

“Tesoro, ho deciso. Venderò il mio appartamento e salderò il resto del tuo mutuo. Tu e Michela vi meritate un po’ di tranquillità. E magari avanzerà qualcosa per una casetta al mare, per te e la nipotina.”

Quelle parole ferirono Luca come un coltello. Non credeva alle proprie orecchie. Quella che per tre anni non si era curata della madre avrebbe avuto tutto? E lui? La sua famiglia? Dov’era la giustizia?

“Mamma, sai quanto abbiamo fatto per aiutarti? Quante notti insonni ha passato Beatrice? E tu vuoi dare tutto a Elena, che non ha nemmeno pagato una badante?” le chiese quella sera.

Ma Giovanna si limitò a sospirare:

“Luca, Elena ha più difficoltà, voi e Beatrice siete forti, ce la farete…”

Quelle parole lo spezzarono. Quella stessa notte, senza trattenersi, Luca raccolse silenziosamente le cose della madre e le portò da Elena. Depositò le valigie davanti alla porta, suonò il campanello e se ne andò.

“Se vuoi dividere l’eredità, dividiti anche le responsabilità,” le scrisse in un messaggio secco.

La mattina dopo, Beatrice pianse a lungo. Ma, a differenza del marito, non era arrabbiata—era soltanto ferita. Tre anni di dedizione, tre anni di sacrifici, e in cambio solo indifferenza e tradimento.

Luca non lo nasconde: forse è stato impulsivo. Ma se la giustizia non c’è nel cuore di una madre, forse la troverà negli occhi di sua figlia? Si chiede: un figlio deve sempre essere forte e paziente, se poi i suoi sacrifici non vengono riconosciuti?

A volte i figli sanno amare davvero. Fino a quando non scoprono a chi andrà la casa di Milano.

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