**Diario, 15 Ottobre**
Non avrei mai immaginato che una sola bugia potesse distruggere tutto ciò in cui credevo. Soprattutto un’amicizia come quella tra me e Giovanna. Eravamo inseparabili dai tempi dell’università: studio, chiacchierate fino a notte fonda, viaggi, sostegno reciproco—tutto insieme. Ma una bugia, una decisione disperata, cambiò tutto.
Giovanna era cambiata. Distante, sempre in ritardo, spariva per ore, fissata al telefono, nervosa. Pensavo fosse il lavoro, ma sentivo che anche con il suo ragazzo, Luca, qualcosa non andava. Eppure, sembravano la coppia perfetta—almeno dall’esterno. Poi, una sera, mentre guardavamo un film a casa sua, Giovanna mi sussurrò:
—Sono incinta.
Rimasi senza parole.
—Cosa?… Dici sul serio?
—Sì.—La sua voce tremava, le labbra serrate.—Non so cosa fare. Luca sogna un bambino. E io… Ho paura. Ma se gli dico che è una bugia, se ne andrà.
Ecco quando sentii il gelo dentro di me. Giovanna? Quella forte, indipendente Giovanna? Fingere una gravidanza? Provai a parlarle, a capirla, a dissuaderla, ma fu irremovibile:
—È l’unico modo per trattenerlo.
All’inizio cercai di sostenerla. Poi notai le stranezze. La pancia non cresceva. I “dottori” c’erano, ma mai dettagli. Sfuggiva alle domande, cambiava argomento, parlava di una “gravidanza complicata”—ma non sembrava vero.
Quando le proposi di accompagnarla a una visita, impallidì.
—No, non serve… Non voglio che ti preoccupi…
Capii che qualcosa non andava. Ma non mi aspettavo che la verità emergesse così in fretta e… così crudelmente.
Luca, ignaro, organizzò una festa a sorpresa—un baby shower. Invitò tutti: famiglia, amici, colleghi. Decorazioni, regali, cibo—tutto perfetto.
Finché non arrivò lui—il dottor Romano.
—Grazie per essere venuto, dottore,—disse Luca stringendogli la mano.—Giovanna ha parlato tanto di lei.
Sentii un nodo alla gola. Il dottore si bloccò. Guardò Giovanna. E nei suoi occhi c’era qualcosa di allarmante.
—Giovanna…—disse con calma, ma fermo.—Credo sia il momento di dire la verità.
Nella stanza scese il silenzio. Giovanna impallidì, le labbra tremanti.
—Io… Non sono incinta,—riuscì a dire.—Scusami, Luca. Avevo… paura. Paura che mi lasciassi.
Luca si irrigidì. Le mani serrate a pugno. Non urlò. La sua voce era bassa, ma il dolore più tagliente di un urlo:
—Mi hai mentito. Hai finto di portare il mio bambino. Mi hai tradito.
Giovanna pianse, ma era troppo tardi. Gli ospiti ammutolirono. La festa si trasformò in una farsa.
—Basta, la festa è finita,—disse Luca, fissandola.—Andatevene.
Io rimasi in disparte, mentre non solo la loro storia, ma anche la mia fiducia in lei, crollava. Aveva mentito a tutti. Manipolato. Usato. Persino il dottore, come scoprii, l’aveva coperta per pietà—ma al baby shower capì di dover fermare quel teatro.
Luca era scioccato. Ma fece la cosa giusta—non si vendicò, se ne andò. E quella fu la sua vendetta: fredda, silenziosa, definitiva.
E io? Ho capito: anche l’amicizia può essere una menzogna. A volte, chi credi più vicino è un estraneo. Il segreto prima o poi affiora. E per quanto fingi, la verità ti raggiungerà.