Ha già compiuto 35 anni e non ha né figli né moglie
Una settimana fa mi sono ritrovata con mio figlio nella vecchia casa di mia suocera, immersa in una nebbia che sapeva di sugo e fiori darancio appassiti. Una sua amica dinfanzia, la Signora Donatella, stava trascorrendo la giornata lì, e sembrava quasi unombra gentile che seguiva costantemente mio figlio, mentre lui lanciava noccioli di ciliegia fuori dalla finestra, sognando castelli daria.
Che peccato non avere ancora dei nipotini, mormorò mia suocera, triste, mentre rigirava un cucchiaino dargento in una tazza di caffè troppo forte per i suoi pensieri.
Donatella, la vecchia amica, aveva avuto suo figlio, Tiziano, quando ormai le mimose le crescevano tra i capelli grigi. Lo aveva atteso come si aspetta la primavera: tremante e piena di speranza. Dopo la morte prematura del marito, che un lampo aveva portato via una notte sulla via Aurelia, Donatella aveva cresciuto Tiziano con tutte le sue forze, barcamenandosi tra due lavori e i sogni messi da parte.
Quando Tiziano compì 35 anni, Donatella, tra il profumo del ragù e il ticchettio del vecchio orologio, trovò il coraggio di chiedergli, nel modo stonato e sfocato in cui sognano le madri: Ma io… quando potrò finalmente fare la nonna?
Rispose Tiziano, con la pacatezza di chi cammina a piedi scalzi su una piazza di marmo: Mai.
Spiegò che, secondo lui, la colpa era della sua infanzia dolce come la panna e molle come il pandoro lasciato allumido, ché era diventato troppo dipendente dalla mamma, troppo abituato alla semplicità morbida dellaffetto materno. Nulla nel suo cuore cercava spazio per una seconda madre.
La mia vita mi va bene così, aggiunse, con occhi da fanciullo e voce da uomo nessuna donna vorrà sostituirsi mai a te, mamma. Io non voglio cambiare per nessuno. Il suo sguardo si perse fuori, verso i tetti rossi che danzavano con il vento a mezzogiorno. Non mi serve nessuno, tranne te.
Donatella abbassò gli occhi su una tovaglia ricamata che raccontava storie antiche e, quasi sussurrando tra sé e le mattonelle fredde, si lamentò: Ho dimenticato dinsegnarti la cosa più importante: come si diventa uomo.
Vi siete mai chiesti se lamore di una madre, quando cresce troppo ingombrante come un glicine fuori controllo, possa impedire a un figlio di diventare veramente se stesso? Attendo di sognare la vostra opinione nei commenti, tra una tazzina di caffè e un vapore di nebbia.






