Ha lasciato “l’amore della sua vita” e alla fine è rimasto solo: come ha trovato la vera felicità.

— Elena, ricordi che avevamo promesso di essere sempre sinceri l’uno con l’altra?… Devo dirti la verità: mi sono innamorato. Di un’altra. Perdonami, ma me ne vado. Lei è quella giusta, con cui voglio invecchiare. È speciale, è come… il cielo stellato. Questi sentimenti sono veri, immensi, come l’universo…

Mentre Luca pronunciava queste parole, i suoi occhi brillavano di felicità, come se fosse fuori di sé. Elena, invece, era davanti a lui, aggrappata allo schienale di una sedia per non cadere.

— Ma sei impazzito, Luca? Quale amore della vita? E io, allora, chi sono? Ti ricordi che abbiamo una figlia? Un anno e mezzo, Luca. Un anno e mezzo. Io sto a casa, non lavoro, e tu, a trentacinque anni, decidi all’improvviso di vivere seguendo il cuore?

— Elena, io… — provò ad aggiungere qualcosa, ma, come per fuggire dalla realtà, si chiuse in bagno con il telefono. Probabilmente per connettersi con il suo “cielo stellato” via messaggi.

Quella sera, Elena piangeva abbracciata alla piccola Sofia, che dormiva. Non chiuse occhio tutta la notte, e la mattina dopo, con i capelli raccolti in fretta e la bambina vestita sommariamente, andò dalla suocera.

— Elena, ma dai, su. Dovevi tenerti stretto tuo marito. Guardati: capelli trascurati, vestiti vecchi… e poi ti stupisci se scappa? Oggi tutto va veloce, cara. Luca ha capito di aver trovato la donna giusta e non ha perso tempo. Non sei la prima moglie lasciata, né sarai l’ultima. Portami Sofia se hai bisogno, ma cerca di ripartire. Magari troverai anche tu qualcuno, — sbuffò Maria Teresa, come se non stessero parlando di una famiglia, ma di un affare sbagliato.

Elena tornò a casa sentendo che dentro di lei qualcosa era morto. Nei giorni seguenti piangè ancora. Poi si asciugò il viso e fece la cosa più importante: chiese gli alimenti e avviò il divorzio. Basta illusioni. Se Luca voleva la libertà, l’avrebbe avuta.

La suocera ogni tanto le mandava qualcosa: un pacco di pannolini, qualche decina di euro per “le caramelle” con l’aria di fare un favore. La madre di Elena, che viveva in un’altra città, le mandava soldi lamentandosi al telefono di quanto fosse ingiusta la vita. Elena ascoltava, serrava i denti e andava avanti.

Passò un anno. Mise Sofia all’asilo e trovò lavoro. I primi mesi furono durissimi, tra raffreddori, notti insonni e lacrime. Ma poi tutto si sistemò. La sua nuova vita aveva anche dei lati belli: libertà, chiarezza, niente bugie. Guardava i padri all’asilo, spesso arrabbiati o ubriachi, e pensava: “Meglio soli che male accompagnati”.

Poi, un giorno, la suocera la chiamò:

— Elena! Che gioia! Luca diventerà padre, lo sai?

— Fantastico. Auguri alla mamma e al bambino, — mormorò Elena. E con sorpresa si accorse che non le faceva male. Aveva chiuso col passato.

Ma una settimana dopo, un’altra chiamata. E dall’altra parte, la disperazione.

— Elena! Disastro! Luca ha avuto un incidente! È in ospedale, rischia di rimanere invalido!

Elena tacque. Le dispiaceva, certo: era il padre di sua figlia. Ma il dispiacere non bastava per tornare indietro.

Due giorni dopo, un’altra chiamata:

— Elena, devi prenderti cura di Luca! Io ti aiuterò! È tuo dovere!

— Mio dovere? Perché?

— Siete quasi marito e moglie, solo senza il pezzo di carta. E c’è Sofia! Luca la amava, anche te. Ha sbagliato, siamo umani…

— Ha sbagliato? Bene. Allora sarà la donna dei suoi sogni a occuparsene. Io non c’entro.

— L’ha lasciato! Dice che non vuole un invalido! Hanno un bambino e lei vuole abortire!

— Non sono affari miei. Lui ci ha abbandonati, ha dimenticato Sofia. Gli alimenti? Una miseria. Dov’era il suo dovere allora?

— Sei crudele! Senza cuore! Lo dirò a Sofia, che hai abbandonato suo padre!

— Dille pure, Maria Teresa. Ma comincia spiegandole come lui ci ha lasciati. Dov’era quando Sofia piangeva di notte? Non ho paura. Che sappia la verità.

Alla fine, Maria Teresa portò Luca a casa sua. Per fortuna, non era così grave: riuscì a camminare, anche se con un bastone. Intanto, Elena incontrò un’amica, che le disse:

— Sai che Maria Teresa sta dicendo in giro che hai lasciato Luca mentre era in coma? Che non c’era nessun’altra donna, e che ti sei divorziata mentre lui era incosciente?

— Cosa?!

— Sì! E che sei tu a impedirgli di vedere Sofia, che lui è una vittima e tu una strega senza cuore. Dicono che è caduto in depressione per colpa tua…

Elena tornò a casa sconvolta. Come potevano mentire così? Come potevano crederci?

Prese Sofia all’asilo. La bambina le chiese:

— Mamma, sei triste per la nonna? Per papà?

Elena annuì, senza parole.

— Non preoccuparti. Sarò brava, per tutti e due. Ti voglio tanto bene, mamma.

E in quel momento, stringendola, Elena sentì un peso levarsi dalle spalle. Non importava più cosa dicessero gli altri. La verità era lì: nelle manine calde di sua figlia, negli occhi pieni d’amore.

Ecco la felicità. Non favole sull’amore eterno. Promesse vuote. Solo questo: l’amore di una bambina, e la certezza che andrà tutto bene. E andrà.

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Ha lasciato “l’amore della sua vita” e alla fine è rimasto solo: come ha trovato la vera felicità.