Si era rassegnata a una vita senza amore. Poi il destino le regalò una seconda possibilità…
Marco entrò in casa a tarda sera. Sul viso portava i segni della stanchezza, negli occhi una lotta interiore. Silenzioso, si tolse le scarpe, andò in cucina e si sedette a tavola.
— Marco, vuoi cenare? — si affaccendò Lucia intorno a lui. — Ho preparato l’anatra al forno, come piace a te. Guarda, con le mele… Che hai? Sei così serio.
Lui la fissò, senza il solito sorriso:
— Lucia, dobbiamo parlare seriamente. Non posso più vivere diviso tra due case. Quando finalmente staremo insieme? Ho un appartamento mio.
Lucia si oscurò in volto. Tutto ciò che aveva evitato per anni l’aveva raggiunta.
— Va bene, — sussurrò. — Ma prima devi conoscere i miei figli.
Si incontrarono in un bar. Matteo e Davide sedevano da un lato del tavolo, mentre Sofia era accanto a Lucia. Quando Marco arrivò, i ragazzi rimasero di pietra. Bocche aperte dallo stupore. Lucia non capì subito, ma quando i figli si scambiarono sguardi carichi di rabbia, tutto divenne chiaro.
— Ma ti rendi conto, mamma?! — sbottò Matteo. — A questa età pensi all’amore? Che figura ci fai fare?
— Mamma, credevamo fossi una persona seria… — aggiunse Davide. — Alla tua età le donne fanno le nonne, non si cercano uomini.
— Ho solo quarantaquattro anni, — ribatté Lucia a bassa voce.
— Allora vivi tranquilla, da sola. Io e Matteo ci prendiamo un appartamento. Non vogliamo stare sotto lo stesso tetto con te e il tuo nuovo fidanzato.
E Sofia le voltò le spalle. Per un mese intero non le rivolse la parola.
Lucia non pianse. Passò la notte in silenzio, a ripensare alla sua vita. A come era iniziato tutto.
…Una volta era una ragazza brillante. Seria, intelligente, con una famiglia amorevole che sognava per lei un futuro all’università. Ma a diciassette anni si innamorò. Di Enrico.
Lui ne aveva ventiquattro. Alto, con una voce roca, mani forti e uno sguardo fiero. Ai genitori non piacque. Suo padre lo cacciò quando venne a chiederle la mano. Ma Lucia non ascoltò nessuno e, pochi mesi dopo, lasciò tutto per seguirlo in un’altra città.
All’inizio fu come una favola. Nacque Matteo. I genitori le aiutarono, comprarono loro un appartamento. Poi arrivò Davide e regalarono loro una casa più grande. Ma fu allora che la favola si trasformò in un incubo.
La famiglia di Enrico era piena di alcolizzati. Il fratello, un nullafacente; i genitori, eterni festaioli. Enrico cominciò a passare sempre più tempo con loro, spesso scomparendo per settimane. Lavoro? Impossibile, con quelle abitudini.
Lucia si fece carico di tutto. Lavorava due turni, studiava la sera. Si vergognava di chiedere aiuto ai suoi. Intanto, lui stava sul divano a chiedere “una birra fredda”.
Quando tornò dal medico, incinta del terzo figlio, e sentì: “Non c’è la schiuma? Vai a comprarla!”, non ce la fece più. Chiese il divorzio. Gli pagò il taxi per andarsene. Lui rise, incredulo. Male fece.
Non tornò più. I lucchetti erano nuovi. La vicina vigilò che non facesse scenate. Il divorzio fu rapido. Non seppe mai di avere una figlia.
Tre mesi dopo, Enrico morì. Un incendio causato da un fornello lasciato acceso nella casa al mare. I genitori erano in giardino, il fratello si salvò, lui no. Lucia si sentì in colpa… ma capì che non era obbligata a farsi carico di lui per sempre.
Nacque Sofia. Tre figli. Lavoro. Casa. Dormire tre ore a notte.
Dimenticò cosa fosse la femminilità. Dimenticò di essere desiderata. Alzò i figli da sola. Tutti i sussidi andarono per il loro futuro.
Cancellò l’amore dalla sua vita. Pensò di non averne il diritto.
Poi arrivò quella sera di pioggia. Il compleanno di una collega, l’autobus che non passava, la pioggia battente. E una macchina che si fermò.
— Posso accompagnarti?
Un uomo normale. Sguardo caldo. Gentile. Si chiamava Marco. Vivevano vicini. Da allora, ogni mattina l’aspettava per portarla al lavoro, ogni sera la riaccompagnava. Le preparava il caffè in macchina. Le diceva che era bella.
Lucia non era più abituata ai complimenti. Ma con lui era facile. Lui era divorziato — aveva scoperto la moglie con un amante. Non avevano figli.
E poi, improvviso, le propose di vivere insieme. E lei… non seppe cosa fare.
I figli la rifiutarono. La chiamarono frivola, dissero che si sarebbero trasferiti.
Lucia soffrì. Ma a un certo punto, qualcosa dentro di lei scattò.
— Se è così, — disse ai figli, — divideremo la casa in tre appartamenti. Io pagherò la differenza. Siete adulti. Io… non devo essere sola solo perché vi fa comodo.
E si trasferì da Marco.
Poi accadde il miracolo — Lucia rimase incinta di nuovo. La gravidanza fu difficile. I medici la sconsigliarono. Ma lei volle portarla avanti.
Marco non la lasciò mai sola. La accompagnò in ogni visita, vegliò su di lei ogni notte. Fu padre dal primo battito.
I figli… scomparvero. Nessuna chiamata, nessun messaggio.
Ma il giorno della dimissione dall’ospedale arrivarono tutti e tre. Con i fiori. Con i palloncini. Con delle scuse.
Ora in casa torna a risuonare la risata di una bambina. La piccola Giulia corre per le stanze, e i fratelli maggiori sono di nuovo al suo fianco. Sofia viene ad aiutare. Matteo porta la fidanzata a cena. Davide organizza serate in famiglia.
Lucia guarda Marco e il cuore le si ferma.
Avrebbe potuto rifiutare. Avrebbe potuto restare sola. Ma scelse di vivere.
E ora lo sa: non è mai troppo tardi per essere felici. Se accanto hai chi ti ama davvero.