Ricordo ancora quel sogno come fosse ieri… era solo un sogno, eppure.
Martina incontrò Federico al ballo liscio nella piazza del paese. Lui la notò subito: alta, slanciata, con gli occhi vivaci e un sorriso contagioso. Passarono tutta la sera insieme, e quando fu ora di salutarsi, lui si offrì di accompagnarla a casa.
“Domani passo a prenderti, andiamo a fare due passi?” le chiese, con quella voce calda che le faceva battere il cuore.
“Vieni,” rispose lei, sentendosi stranamente emozionata.
Fu così che iniziò la loro storia. In un paesino della campagna emiliana, le voci volano in fretta, e presto tutti seppero che Martina aveva un corteggiatore. “Con quel caratterino e quelle mani d’oro, si sposeranno presto,” dicevano al mercato. “Fanno una bella coppia, entrambi seri e lavoratori.”
Non ci mise molto, Federico, a chiederle di sposarlo. Festeggiarono con una grande festa in trattoria, tutta la comunità riunita. Andarono a vivere in una casa che Federico aveva costruito lui stesso, perché, si sa, in Emilia si impara a lavorare fin da piccoli. Poco dopo, arrivò un figlio: Luca. La vita sembrava sorridergli.
Per un po’.
Con il tempo, Federico iniziò a fermarsi spesso dai vicini: qualcuno aveva bisogno di un aiuto in cantina, un altro voleva sistemare il tetto. E sempre, puntualmente, gli offrivano da bere. All’inizio era solo un bicchiere di Lambrusco, ma poi diventò un’abitudine.
“Fede, basta andare in giro tutte le sere. Ti vedo tornare e non sai più camminare,” diceva Martina, stanca.
“Ma dai, sono solo un paio di bicchieri. Io lavoro tutto il giorno, no? Meritavo una pausa.”
Luca crebbe, Martina riprese a lavorare in città, lasciando il bambino con la nonna. Ma Federico continuava con le sue “pause”. Ogni sera, sempre più ubriaco. Le discussioni diventarono sempre più accese. Una volta, lei se ne andò perfino per una settimana, ma per amore del figlio tornò. Lui prometteva di cambiare, e per un po’ funzionava… finché non ricominciava.
Martina pensò di andarsene mille volte, ma Luca adorava suo padre. Quando era sobrio, Federico passava ore con lui: gli insegnava a lavorare il legno, lo portava in bicicletta lungo l’argine del fiume. Per Luca, lei resisteva. E sperava. Sperava che un giorno sarebbe tornato l’uomo gentile che aveva sposato.
Ma gli anni e la stanchezza logorarono tutto. Federico cominciò ad ammalarsi, a perdere peso.
“Andiamo dal dottore,” lo pregava lei.
“Non è niente, passerà. Sono ancora giovane.”
Andò in ospedale solo quando non riuscì più ad alzarsi dal letto. La diagnosi fu terribile. Il medico scosse la testa:
“Perché avete aspettato così tanto? Temo che non ci sia più molto da fare…”
Martina lo assistette fino all’ultimo. Dolore, lacrime, disperazione. Poi, un giorno, Federico non ci fu più. Tutto il paese venne al funerale, anche chi disprezzava la sua abitudine di bere. Perché, dopotutto, era un uomo generoso e un bravo artigiano.
Quaranta giorni dopo, Martina fece un sogno. Federico era lì, nell’ombra, e le diceva con voce calma:
“Ti piace vivere senza di me? Goditi quello che hai… ma ricordati: Luca verrà con me.”
Si svegliò di colpo, il sudore freddo sulla pelle. Corse nella camera del figlio. Luca, dodici anni, dormiva sereno. Non disse nulla a nessuno di quel sogno, ma da quel giorno vegliò su di lui come un’ombra: controllava tutto, si preoccupava per ogni minimo dettaglio. Federico non le apparve più. Quel sogno sembrò svanire… ma la paura rimase.
Sei mesi dopo, Luca non tornò da scuola. Un incidente in strada. Una macchina. Se ne andò così.
Martina non riusciva a respirare. Il dolore era un peso sul petto, la soffocava. Dopo il funerale, cadde in un silenzio profondo. Solo mesi dopo riuscì piano piano a riprendersi.
Ricominciò a vivere. Si risposò con un vedovo che aveva due figlie. Fu una brava madre. Ebbero anche un figlio insieme. La vita sembrava andare avanti. Ma il suo cuore non fu mai più lo stesso. Luca era rimasto lì, dentro di lei. Il suo primo figlio. Portato via dal padre. Da quell’uomo che un tempo era stato il suo tutto.
Oggi Martina ha dei nipotini che corrono per il cortile, ridono, le chiedono storie. Lei sorride. Ma quando, di notte, sogna Luca, piange. Perché ora lo sa: i sogni possono essere profezie. E forse ci avvisano. Ma raramente possiamo cambiare qualcosa. Possiamo solo accettare. E andare avanti.