Ha rimesso in piedi mia suocera, ma io sono furiosa perché non ho diserbato l’orto. – Cosa ci fai qui? – mia suocera urlò in mezzo ai letti delle sue amate aiuole. – Una tale vergogna non era mai successa prima d’ora. Io non ho mai dovuto nascondermi dietro a un bambino, ne ho cresciuti sette – e non c’era una sola erbaccia! Al suo urlo accorsero i vicini. Si attaccarono alla recinzione come corvi e in un attimo commentarono tutto quello che sentivano. Vedendo il pubblico, mia suocera si esibì con piacere. Disse di tutto e di più, io rimasi impietrita. Alla fine, sfinita dal trambusto, si prese fiato e forte, perché la sentissero tutti i vicini, dichiarò: Io non risposi nemmeno una parola. Passai accanto a mia suocera e strinsi il bambino ancora più forte tra le braccia. Tornata in casa, andai all’armadio e separai, nella scatola speciale, tutto ciò che mia suocera doveva prendere quella sera e la mattina dopo. Senza piegare nulla, infilai nella borsa le cose di mio figlio e le mie. Uscii senza rivolgerle la parola. Tre giorni dopo mi chiamò mia suocera: – Che hai fatto con tutte quelle cose che il professore le ha preparato? Ho chiesto alla vicina di comprarne un po’, ma ha detto che un vasetto costa tantissimo. E quelle scritte in lingua straniera, quelle proprio non le tocchiamo o cambiamo. Allora, cosa dovrei fare? Te ne sei andata offesa per qualcosa e io qui sto per rendere l’anima a Dio? Non risposi. Spensi il telefono e tolsi la SIM card. Basta, non ce la facevo ad andare avanti, né fisicamente né psicologicamente. Un anno fa, poco prima che nascesse mio figlio, mio marito perse il controllo della macchina su una strada bagnata. Ricordo vagamente come l’ho accompagnato nel suo ultimo viaggio, come lo portò via l’ambulanza e che il mattino dopo sono diventata mamma… Non avevo più voglia di niente. Tutto attorno a me sembrava inutile e insignificante senza il mio amato marito. Davo da mangiare e cullavo mio figlio come un automa, perché così mi dicevano di fare. Mi scosse fuori dallo stordimento una telefonata. “La tua suocera è messa male. Pare che non sopravvivrà a lungo alla morte di suo figlio”. La decisione la presi subito. Dopo il funerale vendetti subito il mio appartamento a Milano. Parte dei soldi li misi nella costruzione di una nuova casa, perché mio figlio avesse qualcosa tutto suo quando crescerà. E io andai a salvare mia suocera. Quest’anno non ho vissuto – sono sopravvissuta. Non avevo tempo nemmeno di dormire, perché accudivo mia suocera e il mio piccolo. Il bambino era agitato, e mia suocera aveva bisogno della mia presenza 24 ore su 24. Per fortuna avevo dei soldi. Chiamai i migliori specialisti da tutta Italia, perché visitassero la paziente. Comprai tutto ciò che prescrivevano e alla fine mia suocera è tornata a vivere normalmente. All’inizio la spingevo sulla sedia a rotelle per la casa, poi in giardino. Alla fine, si è tanto ripresa che ha ricominciato a camminare da sola – e poi… Non voglio più sapere nulla di lei né sentirla nominare. Che si arrangi d’ora in poi a capire cosa le serve per stare bene. Almeno sono stata abbastanza saggia da non spendere tutti i soldi per lei. Io e mio figlio ci siamo trasferiti nel nuovo appartamento. Non pensavo che sarebbe finita così. Volevo costruirmi una famiglia con la madre di mio marito, perché sono orfana. Ma ora ho capito. Devo solo insegnare una cosa a mio figlio: non tutti meritano di essere trattati bene. C’è chi pensa solo a un orto senza erbacce.

Ho messo in piedi mia suocera. Ma io sono furiosa, perché non ho estirpato le erbacce dallorto.

Ma cosa stai facendo, scusa? ha tuonato mia suocera, in piedi proprio in mezzo allaiuola delle zucchine. Una vergogna simile qui non sera mai vista! Io non devo mica nascondermi dietro ai bambini, ne ho cresciuti sette e mai unerbaccia, capito?

Al suo urlo, sono subito accorse le comari: si sono appiccicate al cancello come gazze, e hanno commentato tutto ciò che sentivano. Lei, vista la folla, ha preso ancora più gusto. Ormai aveva detto già di tutto, che io ero rimasta senza parole. Infine, sfiatata, si prende una pausa e, così forte che lintero vicinato dovesse sentirla, sentenzia:

Io, invece, nemmeno una parola.

Sono passata accanto a mia suocera tranquilla, stringendo ancora di più mia figlia tra le braccia. Rientrata in casa, ho aperto larmadio, preparato in una scatola tutto quello che mia suocera doveva portarsi via quella sera e la mattina dopo. Senza ripensamenti, ho buttato nella borsa la roba di mio figlio e la mia. Uscita senza dirle nemmeno ciao.

Tre giorni dopo, squilla il telefono: è mia suocera.

Che hai combinato con tutta quella roba che il professore ci aveva infilato dentro? Ho chiesto alla vicina di ricomprare qualcosa, ma mi fa che un vasetto costa tantissimo. E quegli altri con la scritta in lingua straniera, meglio lasciar perdere, così non li vende nessuno e non li possiamo nemmeno cambiare. Quindi dimmi, cosa faccio? Sei andata via, chissà perché, e qui son pronta a lasciarci le penne!

Nemmeno ora ho risposto. Ho spento il telefono e tolto la SIM. Basta, oltre questo non posso andare: le batterie sia fisiche che mentali sono a zero.

Un anno fa, giusto prima che nascesse mio figlio, mio marito ha perso il controllo dellauto per una strada bagnata. Ricordo poco: ho accompagnato lambulanza allospedale, il giorno dopo ero mamma e francamente, non me ne importava nulla. Tutto mi sembrava inutile senza il mio adorato marito. Davo da mangiare al bimbo e lo cullavo come un robot, solo perché mi dicevano di farlo.

Poi la scossa: uno squillo.

Tua suocera è ridotta male. Dicono che non durerà molto più di suo figlio.

Ho deciso subito. Mi sono cancellata dalla città, ho venduto lappartamento a Milano in un lampo, investito parte degli euro nella casa nuova, così almeno mio figlio avrà un tetto suo quando sarà grande. E mi sono fiondata a soccorrere mia suocera.

Questanno io non ho vissuto, sono semplicemente sopravvissuta.

Dormire? Nemmeno a pensarci. Tra mia suocera e il piccolo, ero sempre in piedi. Il bimbo irrequieto, lei richiedeva lo spettro completo delle mie attenzioni.

Menomale che qualche soldo cera: ho chiamato i migliori specialisti di tutta Italia, lho fatta visitare e curare. Ho comprato tutte le medicine, anche quelle con nomi talmente strani che sembravano ingredienti della Carbonara sbagliata. Pian piano, la suocera ha smesso di fare la malata: prima la portavo a passeggio per la casa, poi per il cortile, e alla fine guarda che roba ha ricominciato ad andare in giro da sola.

Ora basta, non ne voglio più sapere e nemmeno sentirne parlare. Che si arrangi con le sue faccende e con la salute. Fortuna che almeno non ho speso proprio tutti gli ultimi euro per lei. Io e mio figlio ce ne siamo andati nel nostro nuovo appartamento. Altro che quello che avevo immaginato

In fondo avrei voluto vivere insieme alla mamma di mio marito: sono orfana, e sognavo una famiglia vera. Ora però no, basta. Lunica cosa importante adesso è che mio figlio capisca presto che non tutti meritano la nostra bontà. Ad alcuni interessa moltissimo solo linsalata senza un filo derba cattiva.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

1 × 4 =

Ha rimesso in piedi mia suocera, ma io sono furiosa perché non ho diserbato l’orto. – Cosa ci fai qui? – mia suocera urlò in mezzo ai letti delle sue amate aiuole. – Una tale vergogna non era mai successa prima d’ora. Io non ho mai dovuto nascondermi dietro a un bambino, ne ho cresciuti sette – e non c’era una sola erbaccia! Al suo urlo accorsero i vicini. Si attaccarono alla recinzione come corvi e in un attimo commentarono tutto quello che sentivano. Vedendo il pubblico, mia suocera si esibì con piacere. Disse di tutto e di più, io rimasi impietrita. Alla fine, sfinita dal trambusto, si prese fiato e forte, perché la sentissero tutti i vicini, dichiarò: Io non risposi nemmeno una parola. Passai accanto a mia suocera e strinsi il bambino ancora più forte tra le braccia. Tornata in casa, andai all’armadio e separai, nella scatola speciale, tutto ciò che mia suocera doveva prendere quella sera e la mattina dopo. Senza piegare nulla, infilai nella borsa le cose di mio figlio e le mie. Uscii senza rivolgerle la parola. Tre giorni dopo mi chiamò mia suocera: – Che hai fatto con tutte quelle cose che il professore le ha preparato? Ho chiesto alla vicina di comprarne un po’, ma ha detto che un vasetto costa tantissimo. E quelle scritte in lingua straniera, quelle proprio non le tocchiamo o cambiamo. Allora, cosa dovrei fare? Te ne sei andata offesa per qualcosa e io qui sto per rendere l’anima a Dio? Non risposi. Spensi il telefono e tolsi la SIM card. Basta, non ce la facevo ad andare avanti, né fisicamente né psicologicamente. Un anno fa, poco prima che nascesse mio figlio, mio marito perse il controllo della macchina su una strada bagnata. Ricordo vagamente come l’ho accompagnato nel suo ultimo viaggio, come lo portò via l’ambulanza e che il mattino dopo sono diventata mamma… Non avevo più voglia di niente. Tutto attorno a me sembrava inutile e insignificante senza il mio amato marito. Davo da mangiare e cullavo mio figlio come un automa, perché così mi dicevano di fare. Mi scosse fuori dallo stordimento una telefonata. “La tua suocera è messa male. Pare che non sopravvivrà a lungo alla morte di suo figlio”. La decisione la presi subito. Dopo il funerale vendetti subito il mio appartamento a Milano. Parte dei soldi li misi nella costruzione di una nuova casa, perché mio figlio avesse qualcosa tutto suo quando crescerà. E io andai a salvare mia suocera. Quest’anno non ho vissuto – sono sopravvissuta. Non avevo tempo nemmeno di dormire, perché accudivo mia suocera e il mio piccolo. Il bambino era agitato, e mia suocera aveva bisogno della mia presenza 24 ore su 24. Per fortuna avevo dei soldi. Chiamai i migliori specialisti da tutta Italia, perché visitassero la paziente. Comprai tutto ciò che prescrivevano e alla fine mia suocera è tornata a vivere normalmente. All’inizio la spingevo sulla sedia a rotelle per la casa, poi in giardino. Alla fine, si è tanto ripresa che ha ricominciato a camminare da sola – e poi… Non voglio più sapere nulla di lei né sentirla nominare. Che si arrangi d’ora in poi a capire cosa le serve per stare bene. Almeno sono stata abbastanza saggia da non spendere tutti i soldi per lei. Io e mio figlio ci siamo trasferiti nel nuovo appartamento. Non pensavo che sarebbe finita così. Volevo costruirmi una famiglia con la madre di mio marito, perché sono orfana. Ma ora ho capito. Devo solo insegnare una cosa a mio figlio: non tutti meritano di essere trattati bene. C’è chi pensa solo a un orto senza erbacce.