L’ha scambiata, i nipoti per un vecchio cane, e poi ha seppellito il suo rimorso in silenzio.
— Daniela, porta via il tuo monello! Sta facendo impazzire il mio povero Vittorio! — sibilò irritata Laura Pavlovna, indicando il cane spelacchiato che sonnecchiava sulla poltrona. — Te l’ho detto chiaro: portalo via subito, questo diavoletto!
Daniela, impallidita, trascinò il piccolo Matteo da parte e sussurrò: «Perdonami, tesoro».
Dalla camera da letto uscì Matteo Sr., sfregandosi le tempie con aria stanca:
— Che succede adesso? Con tutte queste urla, non riesco nemmeno a lavorare!
— Ah, disturbiamo il suo lavoro! — rise amara la madre. — Intanto, il mio Vittorio sta vivendo i suoi ultimi giorni, e voi qui con grida e pannolini! Basta! Andatevene di casa! Non penserete di vivere alle mie spalle per sempre, vero?
— Mamma, ma perché esagerare? Non viviamo alle tue spalle! Facciamo la spesa, Daniela si occupa di tutto…
— Non me ne importa nulla! Io ho già fatto la mia parte, ora arrangiatevi! Fate le valigie. Avete tre giorni!
Matteo lanciò un’occhiata carica di rabbia al vecchio cane e rientrò in camera senza dire una parola. Daniela si avvicinò alla culla dove dormivano i suoi gemellini di sei mesi, si sedette accanto e scoppiò in lacrime.
— Andiamo via oggi, — disse il marito, stringendole le spalle.
— Ma dove, Mat? Non abbiamo soldi, né una casa…
— Nico ci ha lasciato le chiavi, è partito per lavoro. Staremo lì, e io troverò un lavoretto. Ce la faremo, Dani, te lo prometto.
Lei annuì e iniziò a preparare le valigie. Al momento dell’addio, Laura Pavlovna neppure uscì — gridò solo dalla cucina:
— Avete deciso di andarvene? E allora buon viaggio!
Ma il destino, purtroppo, aveva un altro piano. Il taxi che li portava dall’amico si scontrò a tutta velocità con un’auto. Matteo e i bambini morirono all’istante. Daniela sopravvisse, ma finì in rianimazione in condizioni gravissime.
Rimase in coma quasi due mesi. E solo in una grigia, umida giornata, le sue ciglia tremarono e gli occhi si aprirono. La prima persona che vide fu Laura Pavlovna.
— Danielina, sole mio! Dio sia lodato, ti sei svegliata… — le baciò le mani.
— Ma… chi è lei? — mormorò Daniela, quasi senza voce.
— Sono tua madre… — mentì la suocera, trattenendo a stento un tremito.
Laura Pavlovna tacque la verità. Disse ai medici che Daniela aveva perso la memoria e chiese di non dirle nulla. “Non è il momento”, decise. Gettò via le cose di Matteo e dei bambini, nascose le foto in una scatola in cima all’armadio. Voleva tornare indietro, rimediare a qualcosa.
Daniela fu dimessa. A casa, si riprese lentamente. L’unica persona con cui si sentiva al sicuro era il fisioterapista Alex. Con lui era serena, solo a lui sorrideva davvero. Con Laura Pavlovna… non si fidCon il tempo, trovò la forza di perdonare il passato, ma scelse di costruire il suo futuro lontano da quella casa e dai ricordi che ancora facevano male.