Ho appena scoperto di avere un tumore: la mia storia e le emozioni in questo momento.

Oggi ho scoperto di avere il cancro.

Mi sono svegliato quella mattina come ogni altro giorno, controllando la lista delle cose da fare per il matrimonio. Mancavano solo due settimane e dovevo ancora confermare il menu con il catering. Il telefono ha squillato mentre facevo colazione.

“Signorina Rossi? Sono il dottor Bianchi. Deve venire in studio oggi stesso per discutere i risultati delle analisi.”

La sua voce era diversa, più seria. Il cuore mi ha iniziato a battere forte.

“Non può dirmelo al telefono?”

“Preferisco parlarne di persona.”

Sono arrivata in studio con le mani che tremavano. Luca voleva accompagnarmi, ma gli ho detto che non era necessario. Che errore.

“Si sieda, per favore.” Il dottore evitava il mio sguardo. “I risultati confermano un tumore al seno. Abbiamo rilevato una massa di tre centimetri.”

Le parole mi hanno colpito come pugni. Cancro. Io. A 28 anni. A due settimane dal matrimonio.

“Che… che significa? Morirò?”

“Con le cure giuste, le probabilità di guarigione sono alte. Ma dobbiamo agire in fretta.”

Sono uscita dallo studio come un automa. Dovevo dirlo a Luca. Dovevo cancellare il matrimonio. Dovevo chiamare i miei genitori. Il mio mondo perfetto si stava sgretolando.

Quella sera, seduta di fronte a Luca nel nostro appartamento, le parole non uscivano.

“Che ti ha detto il dottore? Sei pallida.”

“Luca, devo dirti una cosa.” Ho respirato profondamente. “Ho il cancro.”

La sua faccia si è scomposta. Si è alzato dal divano e mi ha abbracciato forte.

“Ne usciremo insieme,” ha sussurrato tra i miei capelli. “Insieme.”

“Ma il matrimonio… dobbiamo annullare tutto. Le cure, la chemio…”

Luca si è tirato indietro e mi ha preso le mani.

“Ma sei pazza? Proprio ora ho più che mai bisogno di sposarti.”

“Luca, non sai cosa dici. Sarò malata, senza capelli, debole…”

“Nella salute e nella malattia, ricordi? Quelle saranno le nostre promesse.”

Quella notte ho pianto tra le sue braccia, ma per la prima volta dalla diagnosi, non mi sono sentita completamente persa.

Due settimane dopo, ho camminato verso laltare con una parrucca bionda scelta da mia sorella. Labito mi stava un po largo perché avevo perso peso per il nervosismo, ma Luca mi guardava come se fossi la donna più bella del mondo.

“Accetti Luca come tuo marito, nella salute e nella malattia?” ha chiesto il padre Colombo.

“Accetto.” La mia voce era più ferma di quanto mi aspettassi.

“Accetti Giulia come tua moglie, nella salute e nella malattia?”

Luca mi ha stretto le mani. “Accetto, soprattutto nella malattia.”

In chiesa si sono levate risatine nervose e lacrime.

Quella sera, nella nostra luna di miele passata a casa perché le cure sarebbero iniziate presto, Luca mi ha aiutato a togliere la parrucca.

“Sai qual è lironia più grande di tutto questo?” gli ho detto, guardandomi allo specchio senza capelli.

“Dimmi.”

“Pensavo che il cancro avesse rovinato i nostri piani perfetti.” Mi sono girata verso di lui. “Ma credo che non avremmo mai potuto avere un matrimonio più sincero. Più vero.”

Luca ha sorriso e mi ha baciato la fronte calva.

“I piani perfetti sono sopravvalutati. Preferisco una vita imperfetta con te.”

Alla fine, il cancro non ha distrutto la nostra storia damore. Gli ha solo dato un inizio diverso. Uno che ci ha insegnato, fin dal primo giorno, che lamore vero non è nei momenti facili, ma nello scegliersi quando tutto diventa difficile.

E oggi, nel mio diario, scrivo questa lezione: la vita non è perfetta, ma se hai qualcuno che ti stringe la mano anche negli ostacoli, allora è abbastanza.

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