Ho cacciato mio cognato dalla tavola di famiglia per le sue battute volgari durante la nostra festa d’anniversario: quando l’educazione vale più della parentela

Cacciato mio cognato dalla tavola delle feste dopo le sue battute volgari

Carlo, hai preso il servizio buono? Quello con il bordo dorato, non quello di tutti i giorni. E guarda pure i tovaglioli, li ho stirati con tanto damido perché stessero dritti, come al ristorante, Maria si agitava in cucina, sistemando una ciocca che le era scivolata dallacconciatura. Il forno già diffondeva il profumo dellanatra alle mele, in pentola le verdure per il contorno erano quasi pronte, e il frigo era pieno di insalate che aveva tagliato fino a notte fonda.

Carlo, marito di Maria, si arrampicò obbediente sulla scala per prendere le porcellane.

Dai, Mari, ma perché tutta questa scena? Vengono solo i nostri… Corrado, la mamma e zia Lidia. Pure se mangiassero dalle ciotole dalluminio, basterebbe che il vino scorra, borbottò mentre prendeva la scatola del servizio di Limoges.

Non brontolare. Oggi è il nostro anniversario, quindici anni, nozze di cristallo. Voglio che sia tutto perfetto. E poi lo sai comè tuo fratello. Se metto i piatti normali, dirà che siamo diventati poveri. Se trova una crepa, dice che siamo trasandati. Almeno per una volta non gli darò pretesti.

Carlo sospirò, scendendo dalla scala. Sapeva che la moglie aveva ragione. Suo fratello maggiore Corrado era un uomo difficile, per dirla con dolcezza. E, a essere onesti come diceva Maria con le amiche, Corrado era un cafone fatto e finito, convinto che la sua maleducazione fosse la prova della sua onestà da uomo tutto dun pezzo.

Ti prego solo una cosa, oggi non rispondergli, mormorò Carlo mentre asciugava piatti e bicchieri. Vive un periodo difficile: licenziato, la moglie lha lasciato. È più acido del solito.

Carlo, il suo periodo difficile va avanti da quarantanni. E la moglie lha lasciato per autodifesa, tagliò corto Maria mentre assaggiava la salsa. Sopporterò finché posso, ma ti avverto: se torna a scherzare sulla mia figura o sul tuo stipendio, non rispondo di me.

Il campanello suonò puntualissimo alle cinque. Arrivò subito la suocera, Signora Antonietta, donna mite che adorava i suoi figli, specialmente il maggiore, quello sempre nei guai. Poi zia Lidia col marito. Corrado, fedele alle abitudini, arrivò con quaranta minuti di ritardo, giusto quando tutti erano già seduti e guardavano con malinconia gli antipasti ormai freddi.

Irruppe nellingresso con un gran rumore, puzza di fumo e freddo pungente.

Eccomi! Non mi aspettavate, e invece, guarda chi arriva! la sua risata riempì lappartamento. Carlo, pensavi che non portassi regalo? Ecco!

Porse a suo fratello un pacco avvolto nella carta di giornale.

Cosè? chiese Carlo stupito.

Un vero affare! Set di cacciaviti dal discount. In casa servono sempre, visto che tu non sai trovare neanche un martello.

Maria, venuta a riceverlo, gli rivolse un sorriso teso.

Buonasera, Corrado. Vai a lavarti le mani, che ti aspettiamo da un po.

Corrado la squadrò con uno sguardo talmente giudicante che Maria si sentì gelare.

Oh, Maria! Ma che sfoggio! Vestito nuovo? Brilla come la carta delle caramelle. Tutto per distogliere lattenzione dalle rughe, eh? Scherzo! Sei ancora una bella donna, sostanziosa!

Carlo tossicchiò, cercando di rompere il disagio:

Corrado, vieni, che lanatra si raffredda.

Seduto a tavola, Corrado fu subito protagonista. Si versò un bicchiere di grappa, senza attendere il brindisi, e forchetta alla mano si abbandonò ai suoi racconti.

Auguri a voi, piccioncini! Quindici anni… come fate a sopportarvi? Io con la mia Bianca ci sono stato cinque e pensavo già dimpiccarmi. Le donne sono sanguisughe: succhiano via tutto! Carlo, a te va ancora bene, la tua almeno cucina decentemente. Insomma… masticò laringa e fece una smorfia. Un po troppo sale. Sei innamorata, Maria, o ti trema la mano per letà?

Antonietta, vicina a lui, sorrise ossequiosa:

Corradino, ma cosa dici! Maria cucina benissimo. Assaggia questa insalata col prosciutto cotto, è delicata.

Col prosciutto? Corrado rise sguaiatamente. Buono! A Maria la lingua non manca, quindi fa bene! Ma sul serio, mamma, non difenderla. La critica fa bene! Io dico sempre la verità ed è per questo che mi rispettano!

Maria, sistemando il piatto caldo, sentì il nervoso crescere come una fiamma sotto la pelle. Guardò il marito: Carlo fissava la tovaglia come se fosse loggetto più interessante della sala, terrorizzato dal fratello, dal litigio, dal rovinare la festa.

Respira, pensò Maria. È solo una sera. Per Carlo. Per la famiglia.

Corrado, come va col lavoro? cercò di spostare la discussione su un terreno neutro. Laltro giorno avevi un colloquio, no?

Corrado alzò le spalle e si versò da bere.

Lascia perdere. In giro solo imbecilli. Vai al colloquio, cè un ragazzino a farmi domande su Word e Excel. Gli dico: Ragazzo, io lavoravo quando tu andavi allasilo! E lui: Non ci interessa! Ma figurati. Aprirò una ditta mia, appena metto insieme qualche soldo… A proposito, Carlo, mi presti cinquanta euro fino a fine mese? Mi serve per lidraulico.

Maria rimase immobile con linsalatiera in mano.

Corrado, non hai ancora restituito i vecchi cinquecento euro che ti abbiamo dato per la macchina, disse calma.

Corrado arrossì ma attaccò:

Ah, la contabile si è svegliata! Carlo, ma senti come ti tiene sotto tiro. Chiedo a te, mica a lei. Tra uomini ci si capisce. O stai così sotto il suo tacco che non puoi aiutare tuo fratello?

Carlo guardò la moglie, poi il fratello e rispose incerto:

Corrado, davvero, siamo stretti. Abbiamo appena finito il mutuo, e oggi cè la festa…

Eh, lo vedo! sbottò Corrado, puntando la forchetta verso lanatra. Fa la signora, va! Salmone, bottarga… Ma il fratello può anche morire di fame. Questa è la tua vera natura, Maria. Taccagna pura, tieni tutto per te e degli altri non ti importa niente.

Corradino, dai, non agitarti, cercò di calmarlo Antonietta, passandogli un supplì. Mangia, Maria ha fatto tutto con il cuore.

Dal cuore! So io quanto… Chissà come si dà da fare anche col suo capo, eh? Corrado fece locchiolino e Maria si sentì gelare fino alle ossa. Ho sentito che hai avuto una promozione, eh, Maria? Vicecapo? Per quali meriti, mi domando… Forse per i tuoi begli occhi? O per tutte quelle ore extra?

Seguì un silenzio che si poteva tagliare a fette. Pure zia Lidia, che di solito non taceva mai, si bloccò. Carlo si fece paonazzo.

Corrado, che cavolo dici? sussurrò.

Dico la verità che pensano tutti ma nessuno osa! Corrado ormai era senza freni dopo tutta quella grappa. Carlo, tu fatichi per pochi euro, lei fa carriera. Pensi che ti ami? Sta con te per comodità! Sei uno zerbino!

Basta, la voce di Maria fu ferma come mai prima, benché le tremassero le mani. Posò il piatto con calma.

Oh, la comandante prende parola, ghignò Corrado. La verità brucia, eh? Mi sono sempre chiesto cosa ci trovassi, Carlo. Né bella né simpatica: una rompiscatole. Bianca, la mia, era una bellezza comunque! Tu… una sorvegliante che comanda tutti.

Maria guardò suo marito. Cera attesa nei suoi occhi, sperava che reagisse, che gridasse, che cacciasse via loffensore. Ma Carlo restava inerme, la testa bassa, stringendo la forchetta.

Se tu non lo fai, lo farò io, pensò Maria.

Si alzò lentamente, raddrizzando il vestito. E con una calma gelida, da far rabbrividire anche lo zio Ernesto un po sordo, disse:

Alzati e vattene.

Corrado rise soffocato.

Ma sei impazzita? Hai la febbre?

Ho detto: fuori da casa mia. Subito.

È anche casa di mio fratello! strillò Corrado. Carlo, senti? Vuole buttarmi fuori! Tuo fratello!

Carlo alzò gli occhi. Nel suo sguardo Maria vide il dolore. Guardò il volto della moglie, così pallido e determinato, e capì che se continuava a tacere, tra unora quel matrimonio non esisteva più. Quella serata di cristallo si sarebbe frantumata in mille pezzi.

Corrado, disse Carlo a fatica, vai via.

Corrado rimase di stucco. Si aspettava di tutto: pianti, urla, drammi. Ma non questa unità dintenti.

Ma siete impazziti! Mamma, guardali! Mi sbattono fuori per una battuta!

Non era una battuta, Corrado, Maria girò intorno al tavolo e indicò la porta. Mi hai mancato di rispetto, hai umiliato tuo fratello davanti a tutti. Mangi il mio cibo, bevi il nostro vino e ci insulti. Dopo quindici anni ne ho abbastanza. Basta con la tua maleducazione e la nostra pazienza. Fuori.

Andate al diavolo! urlò Corrado, rovesciando il bicchiere. Una macchia di vino rosso si allargò sulla tovaglia bianca come sangue sulla neve. Stateveli qui coi vostri antipasti! Intellettuali da strapazzo! Qui non metterò mai più piede!

Speriamo, rispose Maria. E niente soldi, né ora né mai. Trova un lavoro, imprenditore della domenica.

Corrado si fece paonazzo. Afferrò la bottiglia di grappa (Almeno questa non va sprecata! trasmise con lo sguardo), se la mise sotto il braccio e si avviò strepitando allingresso.

Carlo, te ne pentirai! gridò dalla porta. Per una donna hai abbandonato tuo fratello! Sottomesso! Tzè!

La porta sbatté così forte che i calici tintinnarono nella credenza.

In sala calò un silenzio di piombo. Si sentiva solo il ticchettio dell’orologio e il respiro affannoso di Antonietta che, col fazzoletto premuto sulle labbra, aveva le lacrime agli occhi.

Maria… mormorò singhiozzando Ma dovevi mandarlo via così? Non lo fa con cattiveria… è solo fatto così, impulsivo… Ha bevuto troppo.

Maria la guardò. La calma iniziava a incrinarsi, le mani ricominciarono a tremare, ma si controllò.

Signora Antonietta, disse dolcemente ma con fermezza, impulsivo è chi ride di gusto. Ma chi insulta una donna e tratta il proprio fratello da nullità è semplicemente una persona spregevole. Non lascerò più che la mia casa diventi la pattumiera per i suoi insulti. Se lei vuole compatirlo, ne ha tutto il diritto come madre. Ma non qui e non alla mia tavola.

La suocera singhiozzò, ma non rispose. Zia Lidia, pratica e diretta, caricò il clima dando un colpo di forchetta sul piatto.

Ma questa anatra, Maria, è deliziosa! dichiarò ad alta voce. Si scioglie in bocca. Hai fatto proprio bene. Era ora che qualcuno mettesse al suo posto quel grosso maiale. Mi ha calpestato i piedi pure al vostro matrimonio e non si è scusato! Carlo, passami un altro po di vino: giornata pesante, questa!

Tutti risero, la tensione si sciolse. Carlo, come risvegliato da un incubo, afferrò la bottiglia. Le sue mani tremavano, ma guardò la moglie con una gratitudine, e cosa rara rispetto che lei non vedeva da tanto.

Perdono, le sussurrò versando la spremuta nel bicchiere di Maria. Sono stato uno sciocco. Dovevo difenderti io.

Non importa, Maria gli sfiorò la mano Lessenziale è che ci siamo noi. E che lui adesso non cè più.

Il resto della serata fu sorprendentemente sereno. Senza Corrado, laria era più leggera. Gli ospiti si rilassarono, risero insieme, ricordando aneddoti buffi. La suocera rimase seria solo poco, poi col liquore e una fetta di millefoglie tornò a canticchiare quando zia Lidia intonò una canzone popolare.

Quando tutti se ne andarono, Maria e Carlo si trovarono soli in cucina, circondati dai piatti sporchi. Maria si sedette stanca, fissando la macchia di vino sulla tovaglia.

Forse non riuscirò a smacchiarla, sospirò. Era il regalo di mamma.

Carlo le si avvicinò e la abbracciò.

La tovaglia la buttiamo, se serve. Ne prendiamo altre dieci. Oggi, tu sei stata… non so come dirlo… davvero grande. Mi sono sentito uno stupido solo a lasciarlo calpestare la nostra vita per anni. Ma ero abituato. Da sempre, mi hanno detto di lasciargli tutto, è difficile, diceva mamma, e io ho lasciato correre.

Lo so, Carlo. È dura cambiare abitudini. Ma siamo una famiglia, di cristallo: fragile ma bella. E non la lascio rompere da un cafone con un set di cacciaviti da discount.

Risero insieme. La tensione svanì.

A proposito di cacciaviti, Carlo riprese il pacchetto che Corrado aveva dimenticato. Vuoi sapere la cosa più buffa? Questo stesso set me laveva già regalato lui tre Natali fa. Deve averlo ripreso e oggi ce lha riportato.

Vedi? sorrise Maria. La costanza è la virtù dei mediocri.

Il mattino dopo, il telefono di Carlo squillò senza sosta: Corrado. Lui lo guardò per un po, poi osservò Maria che leggeva tranquilla bevendo il caffè. Abbassò la suoneria e lo capovolse.

Non rispondi? chiese lei.

No. Che dorma e rifletta. O forse non risponderò mai. Mi piaceva la pace di ieri.

Tua madre sarà preoccupata, disse Maria.

Sopravviverà. Forse le farà bene capire che ho anchio i denti. Anzi: che li abbiamo. Siamo una banda, no?

Una banda di amanti delle cene tranquille e anatra alle mele, sorrise Maria.

Settimana dopo, Maria seppe dalla suocera che Corrado raccontava a tutti i parenti di essere stato cacciato da una nuora fuori di testa mentre il povero fratello subiva in silenzio. I parenti scuotevano la testa, sospiravano, ma intanto venivano a trovare Maria e Carlo più spesso, comportandosi in modo molto educato. Forse, la fama di una casa dove la cafonaggine non è benvenuta, proteggeva meglio di qualunque antifurto.

E la tovaglia, per la cronaca, riuscì a smacchiarla. Maria ci lavorò col metodo della nonna sale e acqua bollente. Come fece con Corrado nella sua vita. Un po di fatica, un po di bruciore, ma adesso tutto è limpido e luminoso.

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