Ho capito i miei errori e ho voluto tornare dalla mia ex moglie dopo 30 anni, ma ormai era troppo tardi…

Mi rendo conto dei miei errori e ho voluto tornare dalla mia ex moglie dopo 30 anni, ma ormai era troppo tardi
Mi chiamo Marco Lombardi e vivo a Cremona, dove le giornate grigie della Pianura Padana si trascinano lungo i campi. Ho 52 anni e non ho nulla. Né moglie, né famiglia, né figli, né lavoro solo vuoto, come il vento freddo in una casa abbandonata. Io stesso ho distrutto tutto ciò che avevo e ora mi trovo tra le rovine della mia vita, a fissare labisso che ho scavato con le mie stesse mani.

Per 30 anni sono stato accanto a mia moglie, Anna. Ero io a mantenere la famiglia lavoravo sodo mentre lei badava alla casa. Mi piaceva averla lì, senza doverla condividere col mondo fuori. Ma col tempo, cominciai a irritarmi delle sue attenzioni, delle sue abitudini, della sua voce. Lamore si affievolì, consumato dalla routine. Pensai fosse normale, che fosse così che doveva andare. Mi sentivo a mio agio in quella stabilità grigia. Poi il destino mi lanciò una prova che non seppi superare.

Una sera, al bar, incontrai Laura. Aveva 32 anni, venti meno di me bella, vivace, con uno scintillio negli occhi. Sembrava la realizzazione di un sogno, una boccata daria fresca nella mia vita stagnante. Cominciammo a uscire e, in poco tempo, divenne la mia amante. Per due mesi condussi una doppia vita, finché capii: non volevo più tornare da Anna. Mi ero innamorato di Laura o almeno, così credevo. Volevo che diventasse mia moglie, il mio nuovo destino.

Trovai il coraggio e confessai tutto ad Anna. Non urlò, non lanciò piatti mi guardò solo con occhi vuoti e annuì. Pensai che nemmeno lei ci tenesse più, che i suoi sentimenti fossero già morti da tempo. Ora vedo quanto lho ferita. Divorziammo. Vendemmo lappartamento dove i nostri figli erano cresciuti, dove ogni angolo custodiva ricordi del passato. Laura insistette perché non lasciassi nulla ad Anna. Ubbidii presi la mia parte e comprai un ampio bilocale per Laura. Anna si ritrovò con un monolocale minuscolo, e non la aiutai neanche con i soldi. Sapevo che non aveva mezzi, che non lavorava, ma non mi importava. I figli, Luca e Matteo, si allontanarono da me mi chiamarono traditore e tagliarono ogni legame. Allora non mi curiai di loro: avevo Laura, una vita nuova, e credevo bastasse.

Laura rimase incinta, e attesi nostro figlio con ansia. Ma quando nacque, notai che il bambino non somigliava né a me né a lei. Amici sussurravano, mio fratello mi avvertì, ma io scacciai quei pensieri. La vita con Laura divenne un inferno. Lavoravo fino allo sfinimento, mantenevo la casa, il bambino, e lei chiedeva soldi, spariva la notte, tornava ubriaca, puzzando di alcol. A casa disordine, niente da mangiare, litigi per sciocchezze. Persi il lavoro la fatica e la rabbia mi logorarono. Visi in quellincubo per tre anni, finché mio fratello mi convinse a fare un test del DNA. Il risultato mi colpì come un martello: il figlio non era mio.

Divorziai da Laura lo stesso giorno in cui scoprii la verità. Lei sparì, portando via tutto ciò che poteva. Rimasi solo senza moglie, senza figli, senza forze. Decisi allora di tornare da Anna. Comprai fiori, vino, una torta, andai da lei come un cane pentito. Ma nella sua piccola casa viveva un altro il nuovo proprietario mi diede il suo indirizzo. Corsi lì, tremante di speranza. Ad aprirmi la porta fu un uomo. Anna aveva trovato lavoro, sposato un collega, sembrava felice viva, radiosa, come non lavevo mai vista. Aveva ricostruito la sua vita senza di me.

Più tardi, la incontrai in un bar. Caddi in ginocchio, la supplicai di tornare. Mi guardò come fossi un povero illuso e se ne andò, senza una parola. Ora vedo lidiota che sono stato. Perché ho lasciato la donna con cui ho condiviso 30 anni? Perché ho scambiato la famiglia per una ragazza che mi ha svuotato e abbandonato? Per unillusione, per aver creduto ciecamente nellamore? Ho 52 anni, e sono un vuoto. I miei figli non rispondono alle mie chiamate, il lavoro è svanito come sabbia tra le dita. Ho perso tutto ciò che mi era caro, e ne sono lunico colpevole.

Ogni notte sogno Anna i suoi occhi calmi, la sua voce, il suo calore. Mi sveglio nel gelo della solitudine e capisco: sono io che lho allontanata. Lei non mi aspetta, non mi perdonerà, e io non ne sono degno. Il mio errore un marchio che mi brucia lanima. Vorrei tornare indietro, ma è troppo tardi. Troppo tardi. Ora vagabondo per le strade di Cremona, come un fantasma in cerca di ciò che ho distrutto. Non ho nulla solo rimpianto, che mi accompagnerà fino alla fine. Ho rovinato la mia famiglia, la mia vita, e porto questo peso da solo, sapendo che non cè più nulla da sistemare.

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