Ho dormito con il mio ragazzo senza sapere che era morto due giorni prima—Ora aspetto un bambino dal fantasma suo

Dormo con il mio ragazzo senza sapere che è morto due giorni faora porto in grembo il figlio del suo fantasma
Giuro di averlo visto. Lho toccato. Lho baciato. Ho sentito il suo alito caldo, le sue labbra mentolatecome sempre. Indossava quella felpa grigia troppo larga che lo faceva sembrare un bullo tenero. È reale. Mi abbraccia tutta la notte. Mi sussurra ti amo al orecchio. Dice che ci sposeremo il prossimo anno. Ricordo ogni secondo: il modo in cui le sue dita scivolano sul braccio, come piange quando piango, come fa lamore con tale passione che il mio spirito sembra spezzarsi in due. E poi sparisce.

Mi sveglio sola. Non ho paura. Penso di essere uscita per una corsa, come a volte faccio. Il suo profumo di colonia rimane tra le lenzuola. La pelle ancora brucia dove mi ha toccata. Ma qualcosa non quadra.

Chiamo.
Di nuovo.
E ancora.

La mia migliore amica, Alessia, entra nella stanza con il volto sbiadito. Non capisce perché pianga.

Fiorenza sussurra. Non lo sai?

Rido. Sapere cosa?

Lorenzo è morto.

Sguardo interdetto. Morto come?

Piange più forte. È morto due giorni fa, incidente stradale nella notte della tempesta.

No. No. No. No.

Urlo. Lo spingo. Gli mostro il messaggio che Lorenzo mi ha inviato la sera prima, la nota vocale che dice: Arrivo. Mi manca il tuo corpo accanto al mio. Alessia guarda il telefono, tremante.

Fiorenza non poteva averlo mandato. Era già in obitorio.

Il mondo si inclina. Le ginocchia cedono. Corro al bagno, prendo lasciugamano che lui ha usato, ancora umido, la felpa lasciata sul pavimento, il segno di morsa sul collo.

È stato qui. Doveva esserci.

Ma la verità è Lorenzo è stato seppellito ieri. E in qualche modo, ho fatto lamore con lui ieri sera.

I giorni passano. Le notti diventano insopportabili. Non riesco a dormire. Ogni volta che chiudo gli occhi lo vedo, a volte al piede del letto, a volte sussurrandomi allorecchio. Una notte sento la sua voce: Non piangere, amore. Sono con te. Provo a registrarla, ma sento solo statico e il mio respiro affannato.

Poi il ciclo manca. Due volte.

Penso sia lo stress, il lutto, il trauma. Fino a quando vomito per la quinta volta in un giorno. Faccio un test. Due righe.

Positiva.

Cado a terra. Lunica persona con cui ho condiviso momenti era Lorenzo. Ma è morto. Seppellito, in decomposizione, ormai andato. Eppure qualcosa cresce dentro di me. Qualcosa che calcia di notte. Qualcosa che brilla sotto la pelle quando le luci sono spente. E ogni volta che piango e dico di non farcela lo sento sussurrare dalle ombre:

«Non sei sola. Il nostro figlio sta per arrivare».

Episodio 2

Non ricordo di essermi addormentata. Ricordo solo di svegliarmi nella vasca, la striscia di gravidanza ancora stretta nella mano, quelle due linee rosa che mi deridono. Non ho parlato con nessuno da giorninemmeno con Alessia. Il telefono squilla dozzine di volte. Il nome Lorenzo illumina lo schermo. Ignoro tutte le chiamate.

Come spiegare che aspetto un bambino di un uomo sepolto da settimane? Chi mi crederebbe? Nemmeno io ci credo del tutto. Finché quella notte.

Appena mi sono addormentata, qualcosa spinge il mio ventre dallinterno. Non è una normale calciazione. È intelligente, deliberata, quasi a volermi attirare lattenzione. Mi alzo di scatto, ansimante, le mani sullo stomaco. E allora lo sento di nuovo.

La voce di Lorenzo nella mia testa.

Non aver paura, amore. Ti ho scelto.

Urlo e salto fuori dal letto. Mi guardo al ventre nello specchio, sollevando la maglietta. Giuro di vedere un lieve bagliore blu appena sotto la pelle. Lampeggia poi svanisce. Le gambe mi cedono, cado a terra singhiozzando.

Il giorno dopo mi reco al pronto soccorso. Dico alla dottoressa che sono rimasta incinta dopo la visita del mio ragazzo. Mentisco sulle date, su tuttotranne sui sintomi.

«Soglia strani sogni. Pelle che brilla. Sentire voci di chi non cè».

Lespressione della dottoressa passa da preoccupata a una sospetta calma.

Facciamo degli esami dice cauta. Lo stress può influenzare la mente, soprattutto con gli ormoni della gravidanza.

Premette lo stetoscopio sul ventre. Il suo volto si indurì.

Non sento i battiti. Ma qualcosa si muove.

Ordina unecografia. Mentre sono sdraiata sul freddo lettino di metallo, il volto della tecnica diventa pallido. Regola lo scanner, non dice nulla finché non le chiedo.

Cè un feto sussurra. Ma sta brillando.

Esco dallospedale senza attendere i risultati. Quella sera sogno ancora. Lorenzo è in piedi al nostro vecchio posto accanto alla laguna di Venezia, la brezza muove la sua felpa con cappuccio.

Il nostro figlio non è come gli altri dice, con una voce più dolce del vento. È me e è di più.

Che cosa intendi? chiedo.

Lui sorride, triste. Capirai presto. Ma devi proteggerlo.

Mi sveglio e trovo le tende spalancate, anche se le avevo chiuse a chiave. La felpa che Lorenzo indossava nel sogno è piegata con cura sul bordo del letto. La tocco. È ancora calda.

Allora soquello che cresce dentro di me è reale. È suo. E sta cambiando me.

Il giorno dopo chiamo Alessia. Ho bisogno di aiuto. Lei corre, mi abbraccia forte, ascolta tutto. Le mostro il punto luminoso sul ventre, le racconto dei sogni, della voce, del bambino.

Non ride. Non urla. Sussurra:

Devo portarti da un posto.

La seguo fino a una vecchia casa dietro la chiesa della nonna di Alessia. Dentro cè unanziana con lunghe trecce grigie e occhi pallidi. Mi fissa una volta e dice:

Non sei la prima. Ma devi essere lultima.

Le chiedo cosa vuole dire, ma la sua risposta mi gelida le ossa.

Porti nel tuo grembo il figlio di unanima legata. Quel bambino è sia benedizione che avvertimento. Il padre non doveva tornare. Ora la porta è aperta. E altri la stanno attraversando.

Per rubarlo? insisto.

Per rubarti.

Allimprovviso le luci lampeggiano. Una brezza gelida attraversa le finestre. E dalle ombre sento di nuovo la voce di Lorenzo:

Scappa.

Episodio 3

La stanza si fa gelida. Gli occhi dellanziana si aprono spaventati mentre le ombre si allungano sulle pareti come artigli.

È qui sussurra, stringendo un rosario di corallo e ossa.

Alessia mi spinge dietro di lei. Ma io non ho più paura di Lorenzo. Ho paura degli altri. Di quelli che lanziana dice stanno arrivando perché lui ha infranto le regole.

Rosa cenere formando un cerchio e mi ordina di stare dentro.

Non uscire, qualunque cosa. Capisci? mi avverte. Ora sei un ponte, tra la vita e la morte. I ponti si attraversano in entrambe le direzioni.

Entro nel cerchio. Il mio ventre brilla di nuovo con quella luce inquietante. Il bambino calcia, più forte che mai.

Allora sento voci. Decine, forse centinaia. Urla, gemiti, suppliche, risate. Tutte provenienti dalloscurità.

Lorenzo, per favore sussurro. Che succede?

Lo vedo.

Ma non è più come prima. I suoi occhi sono vuoti, colmi di tristezza e paura.

Mi dispiace dice. Non volevo trascinarti in questo. Mi mancavi così tanto. Volevo unaltra notte. Un altro attimo. Non sapevo di aprire una porta.

Mi avvicino, le lacrime scivolano sul viso.

Perché io? Perché il bambino?

Guarda il mio ventre, poi me.

Perché il nostro amore ha superato la morte. Ma un amore così infrangi le leggi.

Improvvisamente qualcosa di più esce dalle tenebre: una figura mostruosa, deforme, con metà volto e occhi fiammeggianti. Fischia al mio avvicinarsi. Lorenzo si mette tra noi.

Non puoi averla! ruggisce. Non puoi portarti via il nostro figlio!

Il mostro ride.

Hai rotto la regola, spirito. Hai toccato i vivi. Ora noi festeggiamo.

La stanza trema. Lanziana inizia a cantare in una lingua antica. Alessia stringe la mia mano, piangendo.

Fiorenza! Non uscire dal cerchio!

Grido mentre il mostro si lancia verso di me. Lorenzo lo sbatte in aria. Lanziana grida:

ORA! Scegli, bambina! Vita o amore?

Lorenzo, sanguinante, si dissolve.

Devi lasciarmi andare, amore. Per il nostro figlio. Per te.

Piango, scuotendo la testa.

Non posso perderti di nuovo!

Non mi hai mai perso. Vivo in lui ora. In te.

Ma se ti aggrappi loro prenderanno tutto.

Le luci esplodono. Il pavimento si spacca. Le ombre ululano. Con tutto il dolore del mio cuore urlo il suo nome e dico addio.

In quel momento lui sorride. E svanisce.

Loscurità si ritira. Il mostro urla e si dissolve in fumo. Il silenzio cala.

Cado a terra. Il cerchio si spegne. E il bambino dentro di me calcia ancora una volta, poi unaltra, e si ferma.

Nove mesi dopo parto un bambino. Non piange come gli altri. Mi fissa negli occhi, silenzioso, tranquillo, come se sapesse già tutto. La sua pelle brilla leggermente al buio. E a volte, quando gli canto di notte, giuro di sentire una seconda voce armonizzarsi con la miala voce di Lorenzo.

Lo chiamo Tariolu, che significa Lorenzo è dono di Dio. Perché non è mai stato davvero mio.

Ma prima di attraversare laltro lato, mi ha lasciato, un ultimo dono.

Un frammento di lui che nessuna ombra potrà mai portarmi via.

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