Ho incontrato la mia ex moglie due anni dopo il divorzio. In quel momento ho capito tutto, ma lei si è solo limitata a sorridere e a scuotere la testa quando le ho proposto di ricominciare da capo…

Quando è nato il nostro secondo figlio, Francesca ha smesso completamente di prendersi cura di sé. Un tempo si cambiava d’abito più volte al giorno, si truccava con cura, abbinava vestiti e accessori con eleganza. Ma dopo il ritorno dall’ospedale, sembrava aver dimenticato che nel suo armadio esistessero altri vestiti oltre a una maglietta larga e dei pantaloni della tuta sformati.

Indossava questo “meraviglioso” completo non solo tutto il giorno, ma spesso anche di notte. Quando le chiedevo perché, mi rispondeva che così le era più comodo alzarsi per i bambini. Forse aveva senso, ma che fine avevano fatto tutti i suoi discorsi sul fatto che “una donna deve essere donna in ogni situazione”? Non ne parlava più. Non andava più dal suo estetista di fiducia, aveva smesso di allenarsi, aveva abbandonato il parrucchiere. E, sì – e scusate per questo dettaglio intimo – spesso al mattino si dimenticava persino di mettersi il reggiseno, camminando per casa con il petto cadente, senza darci alcuna importanza.

Anche il suo corpo era cambiato. Il punto vita, le gambe, la pancia: tutto aveva perso tonicità. I capelli? O erano una massa arruffata, oppure un raccolto disordinato, con ciocche che spuntavano da ogni lato. Eppure… un tempo, quando camminavamo per le strade di Roma, gli uomini si giravano a guardarla. E io mi sentivo orgoglioso. Era bellissima. Era mia.

Ma quella bellezza era sparita.

Anche la nostra casa rispecchiava il suo aspetto trascurato. L’unica cosa che Francesca riusciva ancora a fare alla perfezione era cucinare. Devo ammetterlo: in cucina era imbattibile. Ma tutto il resto? Era deprimente.

Ho cercato di farle capire che non poteva lasciarsi andare in quel modo. Che non poteva annullarsi. Lei mi sorrideva tristemente e diceva che avrebbe rimediato. Sono passati mesi, e ogni giorno mi svegliavo accanto a una donna che non riconoscevo più.

Alla fine, mi sono stancato.

Un giorno ho preso una decisione: il divorzio.

Non ha fatto scenate. Ha cercato di convincermi a darle un’altra possibilità, ma quando ha capito che la mia scelta era definitiva, ha semplicemente sospirato e ha detto a bassa voce:

– Fa’ come vuoi… Credevo che mi amassi…

Non ho risposto. Non volevo entrare in discussioni filosofiche su cosa fosse l’amore. Ho presentato la domanda di divorzio e poco dopo abbiamo firmato le carte.

Non so se sono stato un buon padre. A parte il mantenimento, non mi sono più interessato a lei e ai bambini. Non volevo più vederla. Non così. Non quella donna che un tempo mi aveva incantato con la sua bellezza e che ora era solo l’ombra di sé stessa.

Due anni dopo…

Era un pomeriggio d’autunno a Milano. Passeggiavo distrattamente quando, all’improvviso, ho notato una donna che camminava nella direzione opposta. Il suo passo era sicuro, elegante, quasi ipnotico. Più si avvicinava, più il mio cuore batteva forte.

Poi l’ho vista.

Era Francesca.

Ma non la Francesca che avevo lasciato. Questa donna era ancora più affascinante di quando ci eravamo conosciuti. Tacchi alti, un vestito che le calzava alla perfezione, trucco impeccabile, mani curate. E quel profumo… lo stesso che un tempo mi faceva impazzire.

Devo aver avuto un’espressione incredula, perché lei si è messa a ridere.

– Cosa c’è? Non mi riconosci? Te l’avevo detto che sarei cambiata, ma tu non mi hai creduto!

L’ho accompagnata fino alla palestra dove stava andando. Mi ha parlato dei bambini – di come stavano crescendo, di quanto fossero felici. Di sé stessa non ha detto molto, ma non ce n’era bisogno. Il suo aspetto e il suo atteggiamento parlavano per lei.

Io, invece, ho ricordato. Ho ricordato quelle mattine in cui mi infastidiva il suo aspetto trascurato, i suoi capelli in disordine, la sua stanchezza. Mi sono tornati in mente i momenti in cui mi dava fastidio il fatto che non si prendesse più cura di sé, il giorno in cui ho deciso di andarmene. L’egoismo che mi aveva portato a lasciare lei e i miei figli solo perché non corrispondeva più alla mia idea di perfezione.

Quando ci siamo salutati, ho trovato il coraggio di chiederle:

– Posso chiamarti? Sai… ho capito tutto. Forse potremmo riprovarci?

Lei mi ha guardato per qualche secondo, poi ha sorriso e ha scosso la testa.

– È troppo tardi, Matteo. Stammi bene.

E se n’è andata.

Sono rimasto lì, fermo, a guardarla allontanarsi tra la folla.

Sì. Avevo finalmente capito.

Ma l’avevo capito troppo tardi.

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Ho incontrato la mia ex moglie due anni dopo il divorzio. In quel momento ho capito tutto, ma lei si è solo limitata a sorridere e a scuotere la testa quando le ho proposto di ricominciare da capo…