«Ho ospitato mio figlio con la famiglia e ora vivo in affitto mentre la mia ex nuora vive con un altro uomo nella mia casa…»

5 ottobre 2023

Oggi è stato uno di quei giorni in cui il peso della vita sembra doppio. Ho lasciato che mio figlio e la sua famiglia venissero a vivere da me. E ora mi ritrovo in un bilocale in affitto, mentre nell’appartamento che ho pagato per anni vive la mia ex nuora con un altro uomo…

All’ultima riunione, il direttore non ha nemmeno cercato di nasconderlo: «Avete due scelte», ha detto, «o cercate un altro lavoro o pregate per un miracolo». Serena ha posato la borsa accanto alla scrivania con un sospiro. «Lo capisco… ma dove si trova un lavoro, oggi?»

Entrò in ufficio con lo sguardo vuoto. Dentro di lei, l’ansia serrava tutto come una morsa. L’azienda stava affondando, era chiaro, ma sperava ancora che in qualche modo si sarebbero salvati. Invece, la condanna. Per Serena, quel lavoro era vitale: due figli da mantenere, gli alimenti mai arrivati, i genitori anziani che avevano più bisogno di aiuto che di darne.

Curriculum inviati a raffica, amici chiamati uno a uno, notti passate a cercare annunci. A volte scherzava con le colleghe: «L’unico pensiero che ci resta è dove trovare un altro lavoro». Alcune erano già riuscite a sistemarsi, altre erano sparite nel nulla.

«Se proprio non trovi nulla, vieni al supermercato dove lavoro io», le ha detto una ragazza dell’altro reparto. «Lo stipendio non è male, gli orari sono flessibili. Posso parlare per te.»

Una volta, proposte così l’avrebbero fatta rabbrividire. Ora, sembravano un’ancora di salvezza. Qualcosa, piuttosto che niente.

Un singhiozzo l’ha distratta dai suoi pensieri. Si è girata: davanti alla finestra c’era Teresa Lombardi, la contabile, una donna riservata, vicina alla pensione, che non si lamentava mai.

«Teresa, tutto bene?» Serena si è alzata di colpo. «È per i licenziamenti? Ma voi avete la pensione, almeno, non dovete preoccuparvi come noi. Adesso faccio un tè, ho ancora dei panzerotti. Ci sediamo, parliamo un po’.»

«A quanto pare, il mio riposo sarà sotto un ponte», ha detto Teresa con un sorriso amaro.

«Come? Voi avete casa, vostro figlio è adulto, non vivete con lui…»

«Casa ce l’ho, sì, ma non per me. Adesso pago un affitto. Cinquecento euro al mese, e sono stata fortunata.»

E così ha raccontato tutto. Quel bilocale a Milano, comprato vent’anni fa insieme a suo figlio. Dopo il matrimonio, aveva ospitato i giovani sposi. Poi, tutto era cambiato. La nuora era rimasta incinta, l’avevano registrata come residente, poi era arrivato il bambino. Teresa aveva sopportato litigi, urla, suo figlio che scappava a dormire dagli amici. Tutti dicevano che erano gli ormoni, la difficoltà di diventare genitori.

E un anno dopo, un’altra gravidanza.

«Non ce l’ho fatta più. Me ne sono andata», ha sussurrato. «Ho preso un’altra casa. Pensavo fosse temporaneo.»

Ma il «temporaneo» era diventato anni. A Natale, era tornata con i regali e ha trovato un avviso di morosità sulla porta del condominio. Per la sua casa. Un debito di oltre seimila euro.

«Perché dovremmo pagare noi?» aveva detto la nuora. «La casa è vostra, pagate voi!»

Suo figlio aveva solo alzato le spalle. «Non ho soldi», aveva detto. Teresa aveva svuotato i suoi risparmi, firmato un accordo: avrebbe estinto il debito in quattro anni.

«Non mi sono mai lamentata…», ha detto Teresa, voltandosi verso la finestra. «Chiamavo solo, ogni tanto. Chiedevo dei bambini. Lui diceva che tutto andava bene. Poi ho incontrato una vicina per caso. Mi ha detto che mio figlio si è divorziato. Un anno fa. E nell’appartamento adesso c’è la ex nuora con un altro uomo. Di nuovo incinta.»

«E vostro figlio?»

«Mi ha detto: “Ho una nuova famiglia. E lì ci sono dei bambini. Non posso cacciarli.”»

Ora Teresa paga le bollette di una casa in cui non vive più. La sua ex nuora e quell’uomo ci stanno come se fosse loro, mentre lei è sospesa tra il lavoro e una stanza in affitto. La pensione basta a malapena per le medicine e l’affitto. I risparmi? Esauriti. Aiuto? Non c’è.

«Capisco che non abbiano dove andare… ma perché devo essere io in strada mentre lei sta lì con il suo amante?» La sua voce tremava. «Perché mio figlio non è mai stato dalla mia parte?»

Serena l’ascoltava senza sapere cosa dire. Esiste una risposta giusta, quando un figlio decide che sua madre è solo un’anziana donna che «sopporterà tutto»?

Forse inizia quando smettiamo di chiamare. Di chiedere. Quando ci conviene credere che per loro «va tutto bene».

Ora Teresa non paga solo un affitto. Paga per la fiducia, per la gentilezza, per aver voluto aiutare. E la domanda rimane:

Cosa resta a una madre che ha dato tutto, e si ritrova con niente?

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