Ho registrato le conversazioni dei miei genitori

La chiave girò nella serratura e Sofia, cercando di non fare rumore, scivolò nell’appartamento. L’ingresso era buio, solo dalla cucina filtrava una sottile striscia di luce. I miei genitori erano ancora svegli, nonostante fosse passata la mezzanotte. Ultimamente era diventata un’abitudine: lunghe conversazioni notturne a porte chiuse. Di solito pacate, ma a volte trasformarsi in discussioni soffocate.

Tolsi le scarpe, posai la borsa con il laptop sul mobiletto e mi infilai nel corridoio verso la mia stanza. Non avevo voglia di spiegare perché ero tornata tardi, anche se il motivo era valido: il progetto al lavoro non riusciva a venir bene e la scadenza si avvicinava.

Attraverso la parete sentivo voci ovattate.

“No, Marco, non ce la faccio più”, la voce di mia madre era bassa ma irritata. “Lo avevi promesso il mese scorso.”

“Anna, capisci, non è il momento”, mio padre sembrava di nuovo sulla difensiva.

Sospirai stanca. Ultimamente i miei genitori discutevano sempre, ma con me fingevano che tutto fosse a posto. Certo, avevano passato i cinquant’anni, io ero ormai grande, ma era comunque spiacevole rendersi conto che qualcosa non andava tra loro.

Mi spogliai, mi lavai la faccia e mi infilai sotto le coperta, ma il sonno non arrivava. I pensieri giravano sempre attorno alle stesse cose. Mio fratello Luca viveva in un’altra città e tornava raramente. Se i miei avessero deciso di divorziare, chi sarebbe rimasto con chi? A chi sarebbe andato l’appartamento? E perché nascondevano i loro problemi?

Le voci dall’altra parte della parete non cessavano. Allungai la mano verso il comodino cercando le cuffie, volevo coprire quei segreti con la musica. La mano urtò il telefono, che cadde sul tappeto. Raccogliendolo, aprii per sbaglio l’app per registrare. Il dito si fermò sopra lo schermo.

E se… registrassi la loro conversazione? Solo per capire cosa stava succedendo, invece di continuare a chiedermelo. Se avessi chiesto direttamente, mi avrebbero liquidato dicendo che andava tutto bene.

La coscienza mi punse con un fastidioso brivido. Origliare non era giusto, tanto meno registrare. Ma d’altra parte, erano i miei genitori, la mia famiglia. Avevo il diritto di sapere, se c’era qualcosa di serio.

Decisa, avviai la registrazione, posai il telefono più vicino al muro e mi coprii con le coperte.

La mattina dopo, mentre mi preparavo per il lavoro, notai che sia mio padre che mia madre sembravano stanchi. A colazione quasi non parlarono, si scambiarono solo frasi convenzionali.

“Sei tornata tardi ieri”, osservò mia madre versando il tè. “Di nuovo trattenuta al lavoro?”

“Sì, stavamo finendo il progetto”, annuii. “Voi invece perché non dormivate?”

“Così, guardavamo un film”, rispose mia madre senza neanche guardarmi.

Mio padre si immerse nel giornale, fingendo interesse per un articolo.

“Stasera non aspettarmi per cena”, disse senza alzare lo sguardo. “Incontri con i clienti, potrei tardare.”

Mia madre strinse le labbra ma non replicò.

Per tutto il tragitto verso l’ufficio lottai con la tentazione di ascoltare la registrazione. Ma la metro era troppo affollata, e poi mi vergognavo un po’. Decisi di rimandare alla sera.

Il giorno sembrava non finire mai. Finalmente, tornata a casa, scoprii che mia madre non c’era: un biglietto diceva che era andata da un’amica e sarebbe tornata tardi. Mio padre era ancora al lavoro, come aveva detto. Il momento perfetto.

Mi rannicchiai sul divano avvolta in una coperta e premetti play.

All’inizio si sentivano solo frammenti di frasi, poi la registrazione divenne più nitida.

“…e cosa diremo a Sofia?”, la voce di mio padre era preoccupata.

“Non lo so”, sospirò mia madre. “Temo che non capirebbe. Sono passati tanti anni.”

“Ma ha il diritto di sapere.”

“Certo che lo ha, ma come spieghiamo perché abbiamo taciuto così a lungo?”

Rimasi immobile. Di cosa stavano parlando? Quale verità mi nascondevano?

“Ti ricordi come è cominciMentre respiravo l’odore dei gelsomini dalla finestra aperta, realizzai che i segreti dei miei genitori non erano tradimenti o bugie, ma solo un amore profondo per una vita semplice che, alla fine, sarebbe diventata anche la mia.

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