**Diario Personale**
Oggi ho scelto me stessa. Lui, invece, la sua scommessa sulle calze altrui.
Alessia e Matteo erano al matrimonio della sua migliore amica. I festeggiamenti volgevano al termine quando il presentatore annunciò che la sposa avrebbe lanciato il bouquet. Alessia non aveva intenzione di partecipare, ma mentre se ne stava in disparte, vide i fiori volare proprio verso di lei. Istintivamente alzò le mani, e il bouquet finì tra le sue dita. Gli ospiti applaudirono, mentre Matteo si prese la testa in modo teatrale. Era prevedibile – gli uomini fanno spesso scene del genere quando le loro ragazze catturano “quel” bouquet.
Mentre tornava al suo tavolo, Alessia udì una conversazione dietro una porta socchiusa. Riconobbe la voce di Matteo.
«Beh, ora sei nei guai!» rise qualcuno. «Alessia è già mentalmente in comune! Ha preso il bouquet!»
«Se si attacca, si stacca,» rispose Matteo con una smorfia. «Non ho intenzione di sposarmi per almeno cinque anni. Tanto mi va già bene così.»
«Scommettiamo che tra sei mesi la trascini in comune tu? Se no, troverà qualcuno di più in gamba e tu resterai con pentole e calzini.»
«Tienimi alla prova! Viviamo insieme da un anno – non andrà da nessuna parte. Continuerà a cucinare il ragù e a lavarmi i panni.»
Alessia rimase pietrificata. Un gelo le attraversò il corpo. Decise di non fare scenate – non voleva rovinare la festa all’amica. Prese il cappotto, gettò il bouquet nel cestino all’uscita e chiamò un taxi.
Lei e Matteo dividevano un appartamento a metà: affitto, bollette, spesa. Lui aveva provato a scaricare tutto il lavoro domestico su di lei, ma Alessia aveva chiarito: se lei fosse stata la casalinga, lui sarebbe stato lo sponsor. Non gli andò bene, così, con riluttanza, aveva iniziato a lavare i piatti e a sistemare la casa.
Però, con gli amici, fingeva di essere il “maschio alpha” con una donna felice di sistemargli le calze.
Tornata a casa, Alessia tirò fuori le valigie in silenzio. Gran parte delle sue cose erano ancora dai genitori, quindi impiegò mezz’ora a fare le valigie. In cucina, rovesciò il contenuto del cestino, svuotò il frigo e versò tutto con la pasta al sugo. Per un attimo pensò anche di immergere le sue magliette in quel pasticcio, ma poi cambiò idea.
E se ne andò.
Dopo una settimana, tutto nella sua vita cambiò. Le offrirono un trasferimento alla sede centrale – un vero passo avanti per la carriera. E poi… il test mostrò due linee. La gravidanza.
Doveva decidere subito: carriera o maternità. Il medico confermò che era ancora presto, c’era tempo per riflettere. Alessia scelse la carriera. Fece la procedura, firmò per il trasferimento, prese due giorni di riposo e andò a dormire. Solo dormire. Senza le calze di nessuno.
L’amica Giulia, appena tornata dal viaggio di nozze, venne a trovarla:
«Eri la coppia perfetta! Pensavo stessi già scegliendo l’anello.»
«Ho lasciato. Non è la persona giusta per me. E poi, la “coppia perfetta” esisteva solo dall’esterno.» Esitò, ma poi, inaspettatamente, le raccontò tutto. Anche della gravidanza e della scelta.
Giulia annuì. Promise di tacere. Ma, come succede, lo raccontò al marito. E lui lo disse a Matteo.
Lui si presentò a casa dei genitori di Alessia:
«Come hai potuto? Era anche mio figlio!»
«E tu chi sei per me? Mio marito? Per me, esistevamo solo sul tuo divano e nella tua testa.»
«Ti avrei aiutato! Con i soldi! Con la crescita!»
«Ma mi hai chiesto se volevo dipendere dalle tue elemosine? Se volevo essere una madre single? Ho scelto me stessa. Sei troppo piccolo per essere un padre.»
«Perché hai rovesciato la spazzatura nel frigo?»
«Scusa, ero dell’umore giusto. Addio, Matteo.»
Lui la fissò mentre se ne andava. Tra due giorni avrebbe dovuto pagare la cena per tutto il gruppo – una scommessa è una scommessa.
E sì. La gente si scava davvero la fossa con la lingua.