Ho scoperto il tradimento di mio marito da suo fratello

Beatrice sfrecciava per le strade trafficate di Milano verso il suo secondo appartamento, stringendo il volante così forte che le dita le facevano male. Il cuore le batteva dalla rabbia: i vicini si erano di nuovo lamentati del fratello di suo marito, che aveva trasformato la sua eredità in una bettola. Ma ciò che scoprì entrando nell’appartamento fu un colpo ancora più duro. Il cognato le svelò la terribile verità sull’infedeltà del marito, e ora il suo mondo crollava. Beatrice si trovava davanti a una scelta che le straziava l’anima: perdonare il tradimento o ricominciare da zero.

— Bea, è mio fratello, non ha dove andare — la implorava suo marito, Enrico, quando tutto era iniziato. — Con Lara ha divorziato, dove vuoi che vada?

— Non voglio che Sandro si trasferisca nell’appartamento della nonna — obiettò Beatrice, incerta.

— Non rovinerà niente — insisté Enrico. — Mica può tornare dai nostri genitori?

— E perché no? — aggrappata a quell’idea, lei fece spallucce.

— Un uomo di quarantacinque anni, sarebbe vergognoso vivere con i genitori, e poi ha una sua vita — Enrico la guardò con occhi supplichevoli.

— Va bene, può stare, ma se i vicini si lamentano, lo butto fuori! — cedette Beatrice dopo un lungo silenzio.

— Tutto andrà bene! — esultò Enrico, strofinandosi le mani.

Enrico, però, aveva i suoi piani per quell’appartamento. Sotto il pretesto di “aiutare il fratello”, lo usava per incontrare l’amante, cosa che la moglie trentaquattrenne non sospettava minimamente.

— Ora porto Sandro subito, sarà felice! — esclamò Enrico, afferrò le chiavi e scattò fuori di casa.

— Così frettoloso, sembra che ci voglia abitare lui — sorrise sarcastica Beatrice, tornando alle sue faccende.

Enrico riapparve solo tre ore dopo. Beatrice, vedendo i fari dell’auto, corse in cortile.

— Dove sei stato tutto questo tempo? Stavo per mettermi a cercarti! — disse, mezzo scherzando.

— Gli facevo vedere l’appartamento — rispose evasivo Enrico, nascondendo il vero motivo.

— Senti, almeno le bollette le pagherà? — domandò all’improvviso Beatrice.

Enrico esitò, lo sguardo gli sfuggì. Non ne aveva parlato con il fratello.

— Sai, sarebbe imbarazzante chiedere i soldi a mio fratello, soprattutto adesso che sta passando un brutto momento — disse con tono di rimprovero. — Tanto l’affitto lo paghiamo noi, non ci farà spendere chissà che.

Beatrice, convinta dalle sue parole, accettò che chiedere soldi a un parente fosse poco elegante. Ma non appena Sandro si trasferì, l’appartamento precipitò nel caos. Musica a tutto volume giorno e notte, compagnie chiassose, donne che andavano e venivano, litigi e urla. I vicini cominciarono a chiamare la polizia, ma questa si limitava a multarlo, senza riuscire a calmarlo.

Sandro si lamentò con il fratello.

— I vicini sono insopportabili — disse. — Stiamo tranquilli, e loro chiamano la polizia. Fai qualcosa, altrimenti se mi cacciano, anche a te chiuderanno la porta in faccia — scherzò.

— Sistemerò tutto, ma smettila di fare casino — rispose Enrico. — Se Bea lo scopre, siamo fritti!

— Non succederà più — promise Sandro, ma quella stessa notte i vicini richiamarono la polizia.

Una delle vicine, esasperata, scoprì di chi era l’appartamento e contattò Beatrice sui social. Le chiese se sapesse cosa stesse succedendo e delle visite della polizia. La risposta di Beatrice lasciò tutti di sasso: non ne aveva idea.

Un’ora dopo, Beatrice irruppe nell’appartamento, furiosa.

— Ciao! — fece Sandro, aprendole la porta con una smorfia.

— Sandro, i vicini si lamentano! — esplose lei. — Voglio che te ne vada!

— Me ne vada? — rise lui. — Scusa, ma tu non hai mantenuto la parola!

— Sei tu che non l’hai fatto! — ribatté Beatrice. — Fuori!

— Ah, così? Allora ascolta una cosetta su tuo marito! — sogghignò Sandro.

— Di che stai parlando? — lei si bloccò, fissandolo.

— Non sono l’unico che combina guai qui — sogghignò Sandro. — Anche il tuo Enrico non scherza.

— Cosa vuoi dire? — la voce le tremò.

— Porta qui la sua amante — sbotto Sandro. — Da tre mesi! E tu, cognatina, non sapevi nulla!

La notizia la colpì come un fulmine. Beatrice sentì il terreno mancarle sotto i piedi.

— Fuori! — urlò, indicando la porta.

— E con tuo marito cosa farai? — rise Sandro.

— Non è affar tuo! — ringhiò. — Sparisci!

Sandro, ridacchiando, fece le valigie e venti minuti dopo se ne fu andato. Beatrice rimase sola nell’appartamento devastato. Dentro, non riconosceva più la casa della nonna: niente più traccia di quell’atmosfera accogliente. Mura sporche, vestiti sparsi, odore di sigarette — tutto gridava l’inganno. Aprì le finestre, cercando di scacciare l’ombra del tradimento.

A casa l’attendeva lo scontro con Enrico. All’inizio negò tutto, ma messo alle strette, cedette e cominciò a supplicare perdono. Beatrice ascoltò le sue scuse, ma dentro di sé aveva già deciso. Il tradimento, le bugie e il cinismo di suo marito avevano cancellato anni di matrimonio. Chiese il divorzio e gli alimenti, decisa a non permettere più a nessuno di calpestare la sua dignità.

Beatrice sedeva nell’appartamento vuoto, guardando dalla finestra la città di notte. Le lacrime le rigavano le guance, ma in quelle gocce non c’era solo dolore, anche determinazione. Aveva perso le illusioni, ma trovato la forza. Ora sapeva che la sua vita ricominciava, e non avrebbe permesso al passato di trattenerla.

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