Ho smesso di stirare le camicie a mio marito dopo che ha definito il mio lavoro un “far nulla in casa”

Ho smesso di stirare le camicie di Giacomo non appena mi ha definita semplicemente una casalinga.
E come potevi stancarti, Loredana? Dalle serie tv? Dalle chiacchiere al telefono con le amiche? Io torno a casa da un turno in fabbrica esausto come un limone, e mi racconti che ti fa male la schiena! È la spalla che mi fa male perché porto su di me lintera famiglia, mentre altri se ne stanno a goderla a casa!

Giovanni ha scaraventato la forchetta sul tavolo con un clangore che lha fatta rimbalzare e cadere sul pavimento. Il cotolette che Loredana arrostiva da più di unora, sperando di ottenere la crosta perfetta che a Giacomo piace, è rimasta immobile sul piatto.

Loredana è rimasta ferma al lavandino. Lacqua continuava a scorrere, portando via la schiuma dal piatto, ma lei non lascoltava. Nellorecchio le rimbombava solo una frase: Stanno solo a casa.

Giacomo, chiuse lentamente il rubinetto e si girò verso di lui. Le mani tremavano; le infilò nei taschini del grembiule da cucina. Seriamente? Pensavi che passassi la giornata a guardare le serie?

E tu cosa fai? si appoggiò allo schienale della sedia, con quello sguardo altezzoso e condiscendente che negli ultimi mesi mostrava con sempre più frequenza. Non abbiamo bambini piccoli, Alessio è alluniversità e vive al dormitorio. Il nostro appartamento non è un palazzo, è un modesto trilocale. Che cosa cè da pulire? Il robot aspirapolvere gira, la lavatrice lava, la pentola a pressione cuoce. Per te è una vacanza, non una vita. Io, per inciso, guadagno i soldi per pagare questa tua vacanza. Ho il diritto di tornare a casa e trovare una moglie serena, non di sentire lamentele sulla stanchezza?

Loredana fissava luomo con cui aveva condiviso venticinque anni. Fissava la camicia stirata alla perfezione azzurrina a strisce sottili. Ricordava la notte precedente, quando aveva passato quarantanni davanti al ferro da stiro per eliminare ogni piega, ogni polsino, per farla sembrare appena uscita da una sfilata. Ricordava anche la mattina stessa, quando, appena sveglia, era corsa al mercato per comprare ricotta fresca, perché Giacomo ama i dolcetti solo con ricotta fatta in casa. Ricordava la vasca che aveva sfregato, i vestiti invernali che aveva spostato, le borse dal supermercato

Ma lui non vedeva nulla di tutto ciò. Per lui i pavimenti puliti erano scontati, la cena calda era solo unimpostazione della pentola a pressione, e le camicie fresche dovevano crescere sugli alberi dentro larmadio.

Va bene, disse piano Loredana. Ti ho sentito. Ho la mia vacanza. Sono solo a casa.

Allora è chiaro, finalmente ci capiamo, brontolò Giacomo, raccogliendo la forchetta da terra e gettandola nel lavandino. Metti una forchetta pulita. E il tè, ma forte, altrimenti lultima volta era un succo di scarico.

Loredana gli porse la forchetta in silenzio, poi il tè. Dentro di lei qualcosa si spezzò. Non cè stato un grande litigio, né urti di piatti: solo un freddo glaciale e un vuoto, come se le finestre della cucina fossero state infrante in una notte dinverno.

Di sera, mentre Giacomo, sazio e compiaciuto, si accoccolava davanti alla TV per vedere la partita, Loredana entrò nella camera da letto. Di solito a quellora iniziava il secondo turno. Giacomo era capo reparto in una grande azienda, dove il dress code era rigoroso e le camicie si cambiavano ogni giorno.

Tirò fuori lasse da stiro, accese il ferro e guardò il cestello di biancheria dove giacevano in pila le sue camicie, umide, rigide dopo la centrifuga, contorte.

Il robot lava, ricordò le parole di Giacomo la lavatrice lava.

Eppure la lavatrice non stirava. Ma erano solo dettagli? Un compito per chi sta solo a casa e si annoia.

Loredana strappò il cavo del ferro, ripiegò lasse e lo nascose dietro larmadio. Sistemò il cestello di camicie stropicciate in un angolo dellarmadio.

Riposa, Loredana, disse al suo riflesso nello specchio. Hai la tua vacanza.

Il mattino iniziò come al solito. Giacomo si svegliò dal suono della sveglia, si stiracchiò, e andò sotto la doccia. Loredana era già in cucina, sorseggiando un caffè. Non aveva preparato la colazione; sul tavolo cerano una confezione di muesli e una cartone di latte.

E lomelette? chiese Giacomo, asciugandosi i capelli con un asciugamano.

Non lho fatta, rispose Loredana senza alzare lo sguardo dal telefono. Sto riposando. Ho deciso di stare a letto più a lungo, per recuperare le forze prima della mia sessione pomeridiana di serie.

Giacomo sbuffò, pensando che la moglie stesse semplicemente facendo la sceneggiata dopo la discussione di ieri.

Va bene, lasciamo perdere. Il muesli è solo muesli. Ascolta, ho guardato nellarmadio e non ho trovato la camicia bianca, quella con i gemelli. Oggi ho una riunione con il direttore, devo apparire al meglio. Dovè?

Nel cestino, rispose Loredana senza staccare gli occhi dallo schermo.

Nel cestino? Sporco?

Pulito. Lavato. La lavatrice lo fa.

Giacomo inghiottì il latte, il viso che si tingeva di un rosso acceso.

Basta con il circo. Ieri forse ho esagerato, ma non è una scusa per sabotare. Vai a stirare la camicia. Subito.

Loredana lo guardò, gli occhi senza paura né rancore, solo indifferenza.

No, Giacomo. Non lo farò. Stirare è un lavoro. E io, come hai notato, non lavoro. Sto a casa. Stare a casa non significa stare ore accanto a un ferro bollente. Se la macchina lava, lasciamo che la macchina stiri. O fallo tu. Tu sei luomo, porti il peso della famiglia. Il ferro non è più pesante di una responsabilità.

Stai scherzando?! urlò Giacomo. Ho una riunione! Sto per essere in ritardo!

Il ferro è nellarmadio, lasse è lì. Ci arriverai se ti sbrighi.

Giacomo uscì dalla cucina, imprecandosi a denti stretti. Loredana sentì il rumore della porta che sbatteva, il ferro che cadeva, il vapore che gli pizzicava la pelle. Dopo dieci minuti, tornò di nuovo, rosso di vergogna, con una camicia appena stirata, ma con una piega disastrosa sul petto e il colletto storto in ogni direzione.

Grazie, moglie! sbraitò. Mi hai salvato! Non lo dimenticherò!

La porta sbatté così forte da far tremare le tazze sul vassoio. Loredana finì il caffè e si diresse verso il suo armadio. Aveva in programma di iscriversi a una piscina, unattività che desiderava da tempo, ma che il lavoro domestico le aveva sempre rubato. E un appuntamento con unamica. Vacanza, pensava, vacanza.

La sera, Giacomo tornò più cupo di una nuvola di temporale. La camicia era più sgualcita, il suo aspetto ricordava chi ha dormito in una stazione.

Soddisfatta? lanciò, scaricando la valigetta in un angolo. Il direttore mi ha guardato per tutta la riunione. Mi ha chiesto se non fosse malata la moglie per quello che mi ho mostrato.

E cosa hai risposto? chiese Loredana, curiosa.

Ho detto che la moglie ha deciso di fare la femminista. Hai del cibo o devo mangiare di nuovo il cibo secco?

I gnocchi surgelati, del supermercato. Si chiamano Gnocchi dOro.

Giacomo sbuffò, ma non ebbe la forza di alzare la voce. Preparò i gnocchi, li mangiò direttamente dalla pentola e si ritirò nella camera, sbattendo la porta.

Passò una settimana. Lappartamento, lentamente, scivolava nel caos. Loredana continuava a pulire, a lavare i piatti, a spolverare i punti visibili, ma la magia del casa accogliente svaniva. Scomparvero gli asciugamani profumati che apparivano come per incanto, il profumo di torte, il filo di stoffa stirata.

Giacomo lottava. Allinizio indossava i pochi capi rimasti nellarmadio, ma presto dovette affrontare il ferro. Il risultato fu un disastro: le cuciture dei pantaloni si duplicavano, le camicie assumevano una tonalità giallastra, perché non sapeva regolare la temperatura. Un giorno bruciò un buco nel suo maglione preferito e urlò a tutta la casa, accusando Loredana di sabotaggio.

Loredana, invece, sbocciò. Scoprì il tempo libero che aveva guadagnato. Cominciò a leggere, a passeggiare nei parchi, a cambiare taglio di capelli. Non più curvata, sembrava aver scaricato un peso dal cuore.

Venerdì sera Giacomo tornò a casa non da solo. Con lui cera il collega Paolo Bianchi, che aveva accettato linvito una settimana prima, ma Loredana laveva dimenticato.

Loredana! gridò Giacomo dallingresso, con una voce stranamente allegra. Accogli gli ospiti! Abbiamo deciso di festeggiare il report!

Loredana uscì nel corridoio, indossando un elegante completo da casa, truccata.

Buona sera, Paolo, sorrise.

Che moglie splendida, Giacomo! esclamò il collega. Profuma di fiori! E io non ti crederebbe che ti lamenti.

Giacomo arrossì, spingendo lospite verso la cucina.

Vieni, vieni Loredana, porta qualcosa in tavola, per favore. Qualcosa di freddo, qualche…

Loredana manteneva il sorriso.

Giacomo, forse ti sei dimenticato. Non ho preparato nulla. Possiamo ordinare una pizza o dei sushi, il servizio è veloce qui a Milano.

Come non ho cucinato? sbuffò Giacomo. Ospiti!

Non mi hai ricordato. E io stavo a riposare. Sono andata al cinema.

Paolo, intuendo la tensione, cercò di stemperare la situazione:

Dai, Giacomo, non stressare tua moglie. Pizza, Margherita, è unottima idea.

Giacomo, con i denti stretti, prese il cellulare e ordinò la pizza. Trascorse la serata come un criceto sul filo, osservando Paolo fissare la sua tuta stropicciata (Giacomo aveva smesso di stirare i propri vestiti, ritenendoli accettabili accanto allelegante Loredana). Notò lassenza dellopulenza di cui era solito vantarsi davanti agli amici.

Quando lospite se ne andò, Giacomo esplose.

Mi fai vergognare, proprio così, davanti a Paolo! Ora tutti sapranno che vivo in una baracca e mangio pizza dal cartone!

E allora? La pizza è buona, non bisogna lavare i piatti, non è un peso, come dicevi. rispose Loredana. Il lavoro domestico non dovrebbe essere un problema.

Inizia a stirare! urlò. Al lavoro mi puntano il dito, qui mi punti il dito tu!

Racconta loro la verità, Giacomo. Di loro: Mia moglie sta a casa, e io le ho vietato di stancarsi. Perciò sono io a stirare. Capiranno. Siamo tutti moderni.

Non so stirare! Sono un uomo!

Allora assumi una colf.

Giacomo rimase immobile.

Chi?

Una colf, una donna che lavi, pulisca e, soprattutto, stiri le tue camicie. Ho controllato i prezzi: stirare una camicia costa circa 300euro. Ne usi sette a settimana, più pantaloni e magliette. Sono circa 10000euro al mese solo per la stiratura, più 20000euro per la pulizia, più la cucina. In tutto circa 50000euro.

Stai impazzendo? sussurrò Giacomo. Cinquanta mila? È un terzo del mio stipendio!

Lo facevo gratis e mi rimproveravi di oziare. La matematica è inflessibile, Giacomo. Se non apprezzi il lavoro gratuito, paga il prezzo di mercato.

Giacomo cadde sul divano, fissando Loredana, e per la prima volta in anni le ruote arrugginite della consapevolezza cominciarono a girare.

Loredana, non è una questione di soldi balbettò, ormai senza la finta arroganza. In famiglia non si pagano i piatti.

In famiglia, Giacomo, si rispetta il lavoro altrui. Quando uno si sente padrone e laltro serva, non è più una famiglia: è sfruttamento. Sono stanca di essere invisibile, di avere il mio lavoro riconosciuto solo quando smette di esserci.

Loredana si ritirò nella camera degli ospiti, cercando un po di spazio personale.

Il weekend fu silenzioso come una tomba. Giacomo vagava per lappartamento, smarrito. Sabato provò a stirare i pantaloni e li bruciò completamente. Domenica cercò di pulire il fornello, ma rovinò ununghia. Scoprì che la polvere si accumula in due giorni, non una volta lanno; il water non si pulisce da solo; il cestino della spazzatura, se non svuotato, puzza.

Lunedì mattina Loredana siLoredana, con un sorriso sereno, si mise a scrivere quel primo capitolo della sua nuova vita, mentre Giacomo, ancora imbrattato di farina, capì finalmente che lamore vero nasce dal rispetto reciproco.

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