Ho Trovato Solo un Biglietto al Mio Arrivo per Prendere Mia Moglie e i Gemelli Appena Nati

Quando Matteo arrivò alla maternità quel giorno, il cuore gli batteva forte per lemozione. Stringeva tra le mani un mazzo di palloncini con su scritto «Benvenute a casa», e sul sedile posteriore dellauto cera una coperta morbida, dove avrebbe avvolto le bambine per portarle al sicuro. Sua moglie, Chiara, aveva affrontato la gravidanza con coraggio, e dopo mesi di attesa e trepidazione, finalmente era arrivato il momento che avrebbe segnato linizio della loro vita in quattro.

Ma tutto crollò in un istante.

Entrando nella stanza, trovò le neonate tra le braccia di uninfermiera, ma Chiara non cera. Nessuna traccia di lei. Né la borsa, né il telefono. Solo un biglietto lasciato sul comodino:

*«Perdonami. Abbi cura di loro. Chiedi a tua madre cosa mi ha fatto.»*

Il mondo di Matteo si frantumò in quel momento. Istintivamente, prese le figlie piccole, fragili, con quel profumo di latte e qualcosa di profondamente familiare. Non sapeva cosa fare, le parole gli mancavano. Rimase immobile, mentre dentro di sé urlava.

Chiara se nera andata.

Corse dagli infermieri, chiedendo spiegazioni. Loro alzarono le spalle dissero che era uscita di sua spontanea volontà, quella mattina, sostenendo che tutto fosse concordato con il marito. Nessuno aveva sospettato nulla.

Matteo portò le bambine a casa, nella loro nuova cameretta, profumata di lenzuola fresche e un tocco di vaniglia, ma il cuore gli rimaneva stretto.

Sulla soglia lo attendeva sua madre, la signora Eleonora, con un sorriso e un piatto di lasagne fumanti tra le mani.

*«Finalmente sono arrivate le mie nipotine!»* esclamò, raggiante. *«Come sta Chiara?»*

Matteo le porse il biglietto. Il colore svanì dal volto della madre.

*«Cosa le hai fatto?»* domandò, con voce roca.

Lei tentò di giustificarsi. Disse di aver solo voluto parlare con Chiara, metterla in guardia su come essere una brava moglie, «proteggere il figlio dai guai». Parole vuote.

Quella notte, Matteo chiuse la porta alla madre. Non gridò. Si limitò a guardare le figlie e lottò per non impazzire.

Nelle notti in cui le cullava, ricordava come Chiara avesse sognato di essere madre, come avesse scelto i nomi Viola e Ginevra e come accarezzasse la pancia, credendolo addormentato.

Mettendo in ordine il suo armadio, trovò unaltra lettera. Un biglietto indirizzato a sua madre.

*«Non mi accetterà mai. Non so più cosa fare per essere abbastanza brava. Se vuole che io sparisca, sparirò. Ma che suo figlio sappia: me ne vado perché lei mi ha tolto la fiducia. Non ce la faccio più…»*

Matteo la lesse e rilesse. Poi entrò nella cameretta, si sedé accanto alla culla e pianse. In silenzio.

Cominciò a cercarla. Chiamò le amiche, interrogò conoscenti. Le risposte furono sempre le stesse: *«Si sentiva unestranea in casa tua.»* *«Diceva che amavi più tua madre di lei.»* *«Aveva paura di restare sola ma ancora più paura di restare al tuo fianco.»*

Passarono i mesi. Matteo imparò a fare il padre. Cambiò pannolini, preparò biberon, si addormentò infinite volte con i vestiti del giorno addosso. E aspettò.

Finché, un anno dopo, al primo compleanno delle bambine, qualcuno bussò alla porta.

Era Chiara. La stessa, ma diversa. Più magra, con gli occhi ancora pieni di dolore, ma anche di speranza. Tra le mani, teneva una busta con dei giocattoli.

*«Perdonami…»* sussurrò.

Matteo non disse nulla. Si avvicinò e la strinse. Forte. Non come un marito ferito, ma come chi sente metà del cuore vuoto.

Più tardi, seduta sul pavimento della cameretta, Chiara raccontò tutto. La depressione post-partum. Le parole dure della suocera. Il tempo passato a casa di unamica a Bologna, la terapia, le lettere scritte e mai spedite.

*«Non volevo andarmene.»* singhiozzò. *«Solo, non sapevo come restare.»*

Matteo le prese la mano.

*«Ora faremo tutto diverso. Insieme.»*

E così ricominciarono. Dalle notti insonni ai primi dentini e balbettii. Senza la signora Eleonora. Lei tentò di tornare, implorò perdono, ma Matteo non permise che nessun altro distruggesse la sua famiglia.

Le ferite guarirono. E forse, lamore non riguarda famiglie perfette o matrimoni senza errori. Ma chi resta quando tutto crolla. Chi torna. Chi perdona.

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