Ho Trovato Solo un Biglietto all’Arrivo per Prendere Mia Moglie e i Neonati Gemelli

**Diario, 15 Ottobre**

Quando arrivai allospedale quel giorno, il cuore mi batteva forte. Stringevo un mazzo di palloncini con scritto *”Benvenute a casa”*, e sul sedile posteriore cera una coperta soffice per avvolgere le bambine. Mia moglie, Giulia, aveva affrontato la gravidanza con coraggio, e dopo mesi di attesa, finalmente saremmo diventati una famiglia di quattro.

Ma tutto crollò in un istante.

Nella stanza, trovai le gemelle tra le braccia di uninfermiera, ma di Giulia nessuna traccia. Né la borsa, né il telefono. Solo un biglietto sul comodino:

*”Perdonami. Prenditi cura di loro. Chiedi a tua madre cosa mi ha fatto.”*

Il mio mondo si spezzò. Presi le bambine tra le bracciapiccole, fragili, profumate di latte e di qualcosa di familiare. Non sapevo cosa fare. Le infermiere dissero che era uscita da sola, dicendo che tutto era concordato con me.

Portai le bambine a casa, nella loro stanza profumata di lenzuola pulite e vaniglia, ma il cuore rimase pesante. Sulla soglia, mia madre, Donna Rosalia, mi aspettava con un sorriso e una teglia di parmigiana.

*”Finalmente le mie nipotine!”* esclamò. *”Come sta Giulia?”*

Le porsi il biglietto. Il suo sorriso svanì.

*”Cosa le hai fatto?”* chiesi, la voce rotta.

Lei si giustificò, dicendo di aver voluto solo “avvisarla” di essere una buona moglie, “per proteggere il figlio”. Parole vuote.

Quella notte, chiusi la porta a mia madre. Senza urla, ma con le lacrime. Mentre cullavo le bambine, ricordavo come Giulia sognava di essere madre, come aveva scelto i nomiSofia e Aurorae come accarezzava la pancia pensando che io dormissi.

Nel ripulire il suo armadio, trovai un’altra lettera, indirizzata a mia madre:

*”Non mi accetterà mai. Non so più come essere abbastanza. Se vuole che sparisca, lo farò. Ma che suo figlio sappia: me ne vado perché lei mi ha tolto la fiducia. Non ne posso più…”*

Riletti quelle parole infinite volte, poi entrai nella stanza delle bambine e piansi in silenzio.

Iniziai a cercarla. Chiamai amici, conoscenti. Le risposte erano sempre le stesse: *”Si sentiva unestranea in casa tua.” “Dicevi che amavi più tua madre di lei.” “Aveva paura di restare solama ancora di più di restare con te.”*

Passarono mesi. Imparai a fare il padrecambiai pannolini, preparai biberon, mi addormentai con i vestiti addosso. E aspettai.

Poi, al primo compleanno delle bambine, qualcuno bussò alla porta.

Era Giulia. La stessa, ma diversa. Più magra, gli occhi segnati dal dolore e dalla speranza. In mano, un sacchetto di giocattoli.

*”Perdonami…”* sussurrò.

Non dissi nulla. La strinsi fortenon come un marito ferito, ma come un uomo con metà cuore vuoto.

Più tardi, seduta sul pavimento della stanza delle bambine, mi raccontò tutto: la depressione post-partum, le parole dure di mia madre, il tempo passato a casa di unamica a Bologna, le lettere mai inviate.

*”Non volevo andarmene. Solo non sapevo come restare.”*

Le presi la mano.

*”Ora faremo tutto diverso. Insieme.”*

E così ricominciammo. Dalle notti insonni ai primi dentini. Senza Donna Rosalia. Tentò di tornare, implorò perdono, ma non permisi più che qualcuno distruggesse la mia famiglia.

Le ferite guarirono. E forse, lamore non è famiglie perfette o matrimoni senza errori. È chi resta quando tutto crolla. Chi ritorna. Chi perdona.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

17 − 7 =

Ho Trovato Solo un Biglietto all’Arrivo per Prendere Mia Moglie e i Neonati Gemelli