Ho trovato tua figlia per strada

Io ho trovato tua figlia per strada

Mentre Fabrizio tornava dal lavoro, il telefono squillò. Diede un’occhiata allo schermo: era sua madre, Rosa.

“Figlio mio, dove sei?” La voce di Rosa era così allegra che Fabrizio si insospettì.

“Sto tornando dal lavoro, mamma. È successo qualcosa?”

“Vieni subito. Ti stiamo aspettando,” rispose lei ridendo.

“Noi? Chi è ‘noi’?” chiese confuso Fabrizio.

“Vieni e lo vedrai da solo.”

“Arrivo tra poco,” disse bruscamente prima di chiudere la chiamata.

Ventidue minuti dopo, entrò nell’appartamento di sua madre e, aprendo la porta del salotto, si bloccò. Sul divano, sua madre teneva in braccio sua figlia, Sofia.

“Elena, oggi ho incontrato mia madre,” cominciò quella sera, avvicinandosi a sua moglie.

“E quindi?”

“Mi ha chiesto se poteva venire al compleanno di Sofia…”

“No,” tagliò corto Elena, senza voltarsi.

“Ascolta, forse è il momento di perdonarla. Sono passati due anni…”

“Per te sono passati. Per me, sono solo due anni, e ricordo ogni giorno! Quello che ha fatto, non lo dimenticherò mai.”

“Elena, le manca la nipote. Si è scusata… Viviamo una volta sola. Lascia che venga.”

“No!” Gli occhi di Elena brillarono di rabbia. “Non voglio vederla!”

“Ma io sì! È mia madre, tra l’altro! E, se vogliamo essere onesti, tutte e due avete sbagliato. Perché solo lei deve pagare?”

“Quindi è colpa mia? Va bene. Falla venire. Io e Sofia ce ne andiamo. Festeggiate voi due!”

“Elena, non osare! Non rispondo delle mie azioni!”

“E invece sì!” replicò lei uscendo dalla stanza.

Un tempo, tutti invidiavano Elena. Un marito bello e di successo, un appartamento subito dopo il matrimonio. E la suocera… sembrava una donna d’oro. Elena si vantava al lavoro:

“Immaginate, Lucia mi ha insistito perché Fabrizio mi comprasse una pelliccia. Mi ha detto: ‘Alla fermata dell’autobus hai freddo!’ Che premura!”

“Ci porta la spesa in sacchi interi. Controlla lei cosa manca e ordina tutto!”

“Per il mio compleanno, l’ultimo iPhone! Ha detto: ‘Era ora che avessi qualcosa di nuovo.’ Un sogno, non una suocera!”

Quando Elena rimase incinta, Lucia sembrò trasformarsi in una divinità. Prenotava i migliori dottori, portava frutta fresca, vestiti caldi, vitamine.

Ma appena nacque Sofia, tutto cambiò.

Lucia veniva ogni giorno. La lavava, la nutriva, controllava tutto.

“Non hai abbastanza latte. Perché non ti impegni!”

“Mi sto impegnando!” rispondeva Elena, quasi in lacrime.

“Davvero! Sei sempre stanca. Dormi in piedi!”

Fabrizio chiese a sua madre di venire meno spesso. Lei si offese. Iniziarono cento chiamate al giorno:

“Come sta Sofia? Cosa ha mangiato? Come ha dormito?”

“Non dimenticare di aerare la stanza. Ma non farle prendere freddo!”

“Come hai fatto il purè? Senza grumi?”

Elena cominciò a odiare silenziosamente quell’”affetto”. Non la ascoltavano, non la rispettavano. Per loro era solo la serva della nipote.

Un giorno, dopo l’ennesima lezione sulla pappa, Elena esplose:

“Lasciatemi in pace!”

“E chi ti ha detto che me ne vado?” rispose seccamente Lucia. “Di te non mi importa. Mi interessa solo Sofia! E continuerò a controllarti, che tu lo voglia o no!”

Un’ora dopo, Elena uscì con la bambina. Passando davanti alla farmacia, ricordò di dover comprare l’acqua ossigenata. Lasciò il passeggino all’ingresso, entrò velocemente… Ma quando uscì, il passeggino era sparito.

Il mondo le crollò addosso.

Grida, lacrime, folla, polizia… Fabrizio arrivò dopo mezz’ora.

Poi, una chiamata di sua madre:

“Figlio, dove sei?”

“Mamma?” ansimò lui.

“Ho trovato Sofia. Era da sola! Come puoi affidare la bambina a Elena?!”

“Arrivo!” disse senza fiato.

“Stupida, non piangere. Tutto bene. Sofia è con me.”

“Con tua madre?!” Elena sbiancò. “È stata… lei?”

“Sì.”

Andarono da Lucia. La lite fu tremenda. La suocera si giustificò:

“Volevo darle una lezione! Perché impari come si tratta una bambina!”

“Una lezione?!” urlò Fabrizio. “E se avessimo chiamato la polizia? Sai cosa hai fatto?!”

“Non mi importa! Volevo il meglio!”

“Ed è andata come sempre.”

Elena restò impassibile:

“Non perdonerò. Non chiamare mai più. Non avvicinarti a noi. Per Sofia, non esisti.”

E così vivono. Lucia non si fa più vedere. Non può chiamare: il numero è bloccato. Elena, se la incontra per strada, allontana Sofia.

E Sofia compirà tre anni. Per lei, la nonna è una sconosciuta.

A volte, l’affetto diventa catene. E il perdono è una scelta, non un obbligo.

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