Ho trovato tua figlia per strada

L’ho trovata per strada, tua figlia

Matteo tornava dal lavoro quando il telefono suonò. Diede un’occhiata allo schermo: era sua madre, Rosaria.

“Figlio, dove sei?” La voce di Rosaria era così allegra che lui si insospettì.

“Sto tornando dal lavoro, mamma. È successo qualcosa?”

“Vieni a casa. Ti stiamo aspettando,” rispose lei con entusiasmo.

“Noi? Chi noi?” chiese Matteo, confuso.

“Vieni e lo vedrai.”

“Arrivo,” disse secco, chiudendo la chiamata.

Venti minuti dopo, entrò nell’appartamento di sua madre, aprì la porta del soggiorno e si bloccò. Sul divano, sua madre teneva in braccio sua figlia, Ginevra.

“Beatrice, oggi ho incontrato mamma,” iniziò quella sera, avvicinandosi alla moglie.

“E?”

“Mi ha chiesto se può venire al compleanno di Ginevra…”

“No,” tagliò corto Beatrice, senza voltarsi.

“Ascolta, forse è ora di perdonarla? Sono passati due anni…”

“Per te sono passati. Per me sono solo due anni, e ricordo ogni giorno! Quello che ha fatto, non lo dimenticherò mai.”

“Beatrice, le manca la nipotina. Si è scusata… Si vive una volta sola. Lasciala venire.”

“No!” Gli occhi della moglie brillarono di rabbia. “Non voglio vederla!”

“E io sì! È mia madre, tra l’altro! E, se vogliamo essere onesti, avevate torto tutte e due. Perché solo lei ha pagato?”

“Allora è colpa mia? Bene. Falla venire. Io e Ginevra ce ne andiamo. Festeggiate voi due!”

“Beatrice, non osare fare una cosa del genere! Non rispondo di me!”

“E invece sì!” ribatté lei, uscendo dalla stanza.

Una volta, tutti invidiavano Beatrice. Un marito bello e di successo, un appartamento subito dopo il matrimonio. E la suocera… sembrava una donna d’oro. Beatrice si vantava al lavoro:

“Immaginate, Luisa ha insistito perché Matteo mi comprasse una pelliccia. Ha detto: ‘Sai quanto freddo fa alla fermata del bus!’ Che premure!”

“Ci porta la spesa intera, lei stessa vede cosa manca e ordina tutto.”

“Per il mio compleanno, l’ultimo iPhone! Ha detto: ‘Era ora che avessi qualcosa di nuovo.’ Una suocera da sogno!”

Quando Beatrice rimase incinta, la suocera sembrò trasformarsi in una santa. Prenotava dai migliori dottori, portava la frutta più fresca, vestiti caldi, vitamine.

Ma appena nacque Ginevra, tutto cambiò.

La suocera veniva ogni giorno. La lavava, la nutriva, controllava tutto.

“Non hai abbastanza latte. Perché non ti impegni!”

“Mi sto impegnando!” rispondeva Beatrice, quasi in lacrime.

“Certo! Sei sempre stanca. Dormiresti in piedi!”

Matteo chiese alla madre di venire meno spesso. Si offese. Iniziarono cento chiamate al giorno:

“Come sta Ginevra? Cosa ha mangiato? Come ha dormito?”

“Non dimenticare di areare la stanza. Ma non far prendere freddo!”

“Come hai fatto il purè? Senza grumi?”

Beatrice iniziò a odiare silenziosamente quelle premure. Nessuno la ascoltava, nessuno la rispettava. Per loro era solo la serva della nipotina.

Un giorno, dopo l’ennesima lezione sul brodo di pollo, Beatrice scoppiò:

“Lasciatemi in pace!”

“E io non ho intenzione di andarmene!” rispose secca la suocera. “Non mi importa di te. A me interessa Ginevra! E ti controllerò, che ti piaccia o no!”

Un’ora dopo, Beatrice uscì a passeggio con la bambina. Passando davanti alla farmacia, ricordò che doveva comprare l’acqua ossigenata. Fissò il passeggino all’ingresso, entrò per un minuto… E quando uscì, il passeggino non c’era più.

Il mondo le crollò addosso.

Urla, lacrime, folla, polizia… Matteo arrivò di corsa mezz’ora dopo.

E poi, la chiamata di sua madre:

“Figlio, dove sei?”

“Mamma?” ansimò lui.

“Ho trovato Ginevra. Era da sola! Come puoi fidarti di Beatrice con la bambina?!”

“Sto arrivando!” disse brevissimo.

“Dormigliona, non piangere. Tutto bene. Ginevra è con la nonna.”

“Con tua madre?!” Beatrice sbiancò. “L’ha… l’ha fatto lei?”

“Sì.”

Andarono là. La lite fu terribile. La suocera si giustificava:

“Volevo darle una lezione. Perché capisse come non si tratta una bambina!”

“Una lezione?!” Matteo era furioso. “E se avessimo chiamato i carabinieri? Hai idea di COSA hai fatto?!”

“Non mi importa! Volevo il meglio!”

“Ed è andata come al solito.”

Beatrice era impassibile:

“Non perdonerò. Non chiamare. Non avvicinarti a noi. Per Ginevra, la nonna non esiste.”

E così vivono. La suocera non si fa più vedere. Non può chiamare: il numero è bloccato. Beatrice, se la incrocia, porta via la bambina dall’altra parte.

E Ginevra tra poco compie tre anni. Per lei, la nonna è una estranea.

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