I cervi non avrebbero mai pensato di proporre a Sergio di trasferirsi da lei. Frequentarsi è una cosa, ma vivere insieme è tutta un’altra storia.

Elena non aveva mai pensato di proporre a Sergio di trasferirsi da lei. Incontarsi era una cosa, vivere insieme unaltra. Quel sabato, Elena lo aspettava per la solita passeggiata. Quando aprì la porta, sbiancò: lui era lì, con due grandi valigie.

Elena sedeva in poltrona, sfogliando le foto sul telefono. Eccoli al parco a dar da mangiare alle anatre, eccoli camminare mano nella mano, e poi quella gita nel bosco a cercar funghi. Sei mesi insieme erano volati senza che se ne accorgesse.

Si erano conosciuti su un sito di incontri. Lei aveva sessantun anni, lui sessantatré. Entrambi divorziati, con figli grandi e indipendenti.

A Sergio era piaciuto subito: colto, intelligente, con un buon senso dellumorismo. Non cercava una madre per i suoi figli né una donna da sistemare in casa. Voleva solo la compagnia di una persona interessante.

Si vedevano due o tre volte a settimana. Andavano a teatro, visitavano mostre, prendevano un caffè, passeggiavano per Roma, facevano gite in campagna dalla sua amica Francesca. A Elena piaceva quella relazione senza impegni, ma piena di complicità.

“Elena, dimmi come vivi,” le chiese Sergio una sera, allinizio della loro storia.

“Bene, tranquilla. Vivo da sola da cinque anni, mi sono abituata.”

“Non ti senti mai sola?”

“A volte. Ma ho le mie amiche, le mie figlie che mi vengono a trovare. E ora ci sei tu.”

“Mi fa piacere sentirlo.”

Dopo il divorzio, Sergio affittava un monolocale in un vecchio palazzo. Si lamentava spesso della padrona di casa, capricciosa, che non faceva riparazioni ma aumentava laffitto senza motivo.

“Ma che ci vuoi fare,” diceva. “Non ho una casa mia. Dopo il divorzio, tutto è rimasto allex moglie. I suoi genitori le avevano comprato lappartamento, e i soldi che ho speso per i lavori beh, nessuno me li restituirà mai.”

“Non hai mai pensato di comprare qualcosa per conto tuo?”

“E dove trovo i soldi per un appartamento?”

Elena capiva. Lei aveva un trilocale in un buon quartiere, comprato con anni di lavoro. Le figlie vivevano lontane, quindi cera spazio più che sufficiente.

Ma non le era mai venuto in mente di invitare Sergio a trasferirsi da lei. Incontrarsi era una cosa, vivere insieme unaltra.

Quel sabato, però, tutto cambiò. Appena aprì la porta, lo vide con due valigie.

“Sergio, che succede?” chiese, sconcertata.

“Elena, posso entrare? Ti spiego subito.”

Passarono in salotto. Lui lasciò le valigie nellingresso e si sedette sul divano.

“Vedi, la padrona di casa ha deciso di vendere lappartamento. Mi ha dato una settimana per liberarlo.”

“E adesso?”

“Adesso non ho dove andare. Trovare un altro affitto non è facile, e i soldi non bastano.”

Elena cominciò a capire dove volesse arrivare.

“Elena, ho pensato noi abbiamo una relazione seria. Sei mesi insieme, ci conosciamo bene. Perché non proviamo a vivere insieme?”

“Insieme?” ripeté lei, sorpresa.

“Sì. Hai un trilocale, cè spazio. Non sarò un peso, lavoro ancora, contribuirò alle spese.”

“Sergio, ma non ne abbiamo mai parlato.”

“E perché parlarne prima? La vita ci ha messo davanti alla scelta.”

Elena si sentì confusa. Non era pronta per una svolta del genere.

“Sergio, devo pensarci.”

“Che cè da pensare? Ci vogliamo bene, no?”

“Volersi bene e vivere insieme sono due cose diverse.”

“Perché diverse? Alla nostra età, è ora di decidersi.”

“Decidersi su cosa?”

“Sulla relazione. Se ci vediamo, significa che dovremmo stare insieme.”

Elena guardò le valigie nellingresso. Sembrava che Sergio avesse già deciso per lei, portando le sue cose e mettendola di fronte al fatto compiuto.

“E se io non volessi?”

“Non volere cosa? Non voler essere felici?”

“Non volere che qualcuno si presenti a casa mia con le valigie, senza nemmeno chiedermi il permesso.”

“Elena, non arrabbiarti. Non lo faccio per cattiveria. Sono le circostanze.”

“Le circostanze non accadono, le creano le persone.”

“Cosa vuoi dire?”

“Che avresti dovuto parlarne con me prima di portare le valigie.”

Sergio tacque, riflettendo.

“Allora parliamone ora. Ti propongo di vivere insieme.”

“E io ti dico di no.”

“Perché?”

“Perché mi piace vivere da sola. Mi piace stare con te, ma non voglio condividere la casa.”

“Ma perché? Andiamo così daccordo.”

“Andiamo daccordo per uscire, passeggiare, fare cose insieme. Ma non per la vita di tutti i giorni.”

“Qual è la differenza?”

“La differenza è che la routine è fatta di abitudini, ordine, compromessi.”

“E allora? Possiamo adattarci.”

“Proprio questo non voglio fare. Io sto bene così.”

Sergio sembrava deluso.

“Elena, e se ti chiedessi di sposarmi?”

“Perché?”

“Come, perché? Per fare le cose per bene.”

“Sergio, il matrimonio non cambierebbe nulla. Non voglio vivere insieme.”

“Allora che senso ha la nostra relazione?”

“Lo stesso di prima. Ci vediamo, ci divertiamo, passiamo del tempo insieme.”

“E poi?”

“Poi continuiamo a vederci.”

“Ma non è una cosa seria!”

“Perché no? A me va bene così.”

“A me no. Io voglio stabilità.”

“Sergio, che stabilità cerchi?” chiese Elena, sedendosi di fronte a lui.

“Quella normale. Di coppia. Vivere con la persona che ami, fare colazione insieme, costruire progetti.”

“Ma io non voglio fare colazione con nessuno ogni mattina. Non voglio adattarmi ai piani altrui.”

“Ma sei sola!”

“Non sono sola. Ho le mie figlie, le amiche, ho te. Solitudine e vivere da soli sono due cose diverse.”

“Non capisco la differenza.”

“La differenza è che ora scelgo quando e con chi stare. Se vivessimo insieme, non avrei più scelta.”

“Elena, ma a sessantanni bisogna pensare a chi avrai accanto nella vecchiaia.”

“Ci penso. Ma non deve essere per forza un uomo.”

“E allora chi?”

“Le mie figlie, una badante, i servizi sociali. Ci sono opzioni.”

“Ma non è la stessa cosa!”

“Per te no. Per me sì.”

Sergio si alzò e fece qualche passo.

“Quindi mi stai dicendo di continuare a vivere in affitto e vederti nei weekend?”

“Ti sto dicendo di vivere come ti pare. E di vederci quando ne abbiamo voglia entrambi.”

“E se non avessi i soldi per laffitto?”

“Be, quello è un problema tuo, non mio.”

“Sei dura, Elena.”

“Ma sincera. Non sono responsabile della tua situazione.”

“Ma stiamo insieme!”

“Ci vediamo. E quindi? Non significa che devo risolverti la vita.”

Sergio tornò a sedersi, pensieroso.

“Elena, se trovassi un altro appartamento, continueremmo a vederci?”

“Certo. Se ne avremo voglia.”

“E intanto, posso restare da te per un po?”

“No.”

“Proprio no?”

“Proprio no.”

Lui capì che lei non avrebbe cambiato idea. Prese le valigie e si avviò verso la porta.

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