I parenti del marito si offendono perché non li faccio dormire nella mia monolocale.
Marco, stai scherzando, vero? Dimmi che è solo una burla e che riderai presto. Per favore.
Maristella tiene il mestolo in mano, dimenticando che doveva versare la zuppa. Il vapore della pentola sale e si posa sul frontale lucido del mobiletto, ma lei non lo sente. Tutta la sua attenzione è sul marito, seduto al minuscolo tavolino della cucina, che gira il fork nel’insalata con aria colpevole, evitando di guardarla.
Marì, cosa potevo fare? borbotta Marco, appoggiando la testa sulle spalle. È la zia Valeria. Ha chiamato: «Abbiamo già i biglietti, andiamo a Roma per far visitare il nipotino al dottore e fare un po di turismo». Non potevo dire alla zia: «Non venite». Sarebbe stato disumano.
Disumano? Maristella riporta lentamente il mestolo nella pentola. Il clangore del metallo risuona come un gong. E disumano è far entrare tre persone nel nostro appartamento? Marco, abbiamo solo trentatré metri quadrati! Trentatre! Compreso il balcone dove ci sono le scarpe da trekking e le lattine di vernice!
Fa un gesto intorno al piccolo nido. È un classico monolocale che ha comprato prima del matrimonio, investendo tutti i risparmi e cinque anni di vita in stretta economia. Ama quellappartamento con una passione folle. Ogni centimetro è ottimizzato: letto a scomparsa, armadi a muro fino al soffitto, cucina minuscola ma accogliente, unita al soggiorno. È il nido perfetto per uno, al massimo per due, se vivono in armonia e non spargono calzini.
Staranno solo tre giorni tenta di difendersi Marco. Resisteremo. In un po di disagio, non in rancore.
Chi sono «loro»? Facciamo lelenco, Maristella incrocia le braccia, sentendo locchio sinistro pulsare.
Beh la zia Valeria, lo zio Pasquale e Sofia con il piccolo.
Maristella sente il pavimento svanire sotto i piedi. Cade sulla sedia di fronte a Marco, senza curarsi del grembiule svolazzante.
Quattro persone? Marco, sei fuori di testa? La zia Valeria è una donna, per usare un eufemismo, robusta. Lo zio Pasquale fuma come un camino e russa così forte che le pareti tremano. Sofia è la figlia trentenne, il cui «piccolo» ha già cinque anni e, secondo te, rompe tutto ciò che incontra. E vuoi sistemare tutto qui? Dove dormiremo? Sulla lampada?
Non è così si offende il marito. Possiamo mettere un materasso gonfiabile in cucina e dare loro la stanza. Sono ospiti, arrivano da fuori. Il bambino ha bisogno di una routine.
In cucina? Maristella ride istericamente guardando i cinque metri quadrati dove a malapena entrano tavolo e due sedie. Sotto il tavolo? O devo infilare i piedi nel forno?
Marì, basta. Sono parenti. Mia madre si offenderà se scopre che non li abbiamo accolti. Portano cibo, salumi, cetrioli
Io non mangio salumi, Marco! E i cetrioli li ho comprati in offerta al mercato! salta in piedi e inizia a camminare da una finestra allaltra. No, non succederà. Non li farò dormire. Un tè, per favore. La cena la faccio, ma non la notte. Che cerchino un albergo.
Non hanno soldi per un albergo, Marì! Sono contadini, i nostri prezzi per loro sono come andare sulla luna. Prova a metterti nei loro panni!
E chi si metterà nei miei panni? Lavoro tutta la settimana. Domani ho lunico giorno libero, volevo dormire e rilassarmi in bagno. Invece mi chiedono di dormire sul pavimento in cucina ascoltando il russare di Pasquale? No, Marco. Chiama e dì che il tubo è scoppiato, che siamo malati, che ci hanno sfrattato qualsiasi scusa. Ma non li farò venire a dormire.
Marco sospira, allontana il piatto e guarda Maristella con gli occhi di un cane sfinito.
Non posso. Sono già al treno. Domani mattina saranno alla stazione. Ho promesso di incontrarli.
Maristella capisce che non chiamerà. È più facile sopportare il disagio che dare un netto «no» alla famiglia invadente. È il suo eterno dilemma: voler bene a tutti tranne alla propria casa.
Va bene dice Maristella con tono glaciale. Li accoglierai, ma ti avviso: non metterò il dito nel naso per trovare loro posto dove dormire. Se pensano che starò tre giorni ai fornelli a servire una folla, sbagliano di grosso.
La notte è inquieta. Maristella si rigira, immaginando la sua casa bianca trasformarsi in un campo di battaglia. Al mattino Marco parte per la stazione, e Maristella rimane a casa, pronta a difendersi. Non prepara loliva tradizionale né le focaccine come dabitudine, ma fa caffè, toast e si siede a leggere, mostrando che la giornata procede secondo i suoi piani.
Il citofono suona come un’allerta. Maristella si avvicina lentamente.
Marì, siamo noi! Apri! la voce di Marco suona come se avesse portato un milione di euro.
Qualche minuto dopo si sente il frastuono al piano. Voci alte, risate, rumore di cose pesanti. La porta si spalanca e un gruppo di gente irrompe nel corridoio.
Prima entra la zia Valeria, donna corpulenta in un vestito a fiori, con una valigia a rotelle che lascia una traccia di sporco sul marmo lucido.
Oh, Mariccia! Che gioia! esclama, abbracciandola. Odora di treno, salsiccia e profumo economico di Lilla. Che magra! La città ti ha prosciugata! Però siamo qui, ti nutriremo!
Segue lo zio Pasquale, che porta su una spalla un sacco enorme da cui spunta una coscia di maiale.
Salve, padrona! Dove mettiamo il mammut? grugnisce, sbattendo la cenere dalla sigaretta appena spenta, il fumo ancora attaccato ai vestiti.
Dietro di loro arriva Sofia, donna dallaspetto stanco, le labbra serrate, con in braccio il bambino di cinque anni. Il piccolo scatta subito fuori gridando: «Dove sono i cartoni animati?!» e corre verso la stanza, senza togliersi le scarpe.
Fermatevi! urla Maristella, ma è troppo tardi. Le sneaker sporche calpestano il tappeto di velluto.
È solo un bimbo, sbatte via Sofia, tirando le scarpe al centro del corridoio. Non avete pantofole? Siamo sudati dal viaggio.
Il piccolo ingresso, pensato per due persone, diventa subito una stazione della metropolitana a ora di punta. Borse, zaini, gente, tutto si mescola. Maristella avverte un attacco di claustrofobia che non aveva mai provato.
Entrate pure riesce a dire, cercando di mantenere la cortesia. Ma le scarpe, per favore, su uno scaffale. E le giacche nellarmadio.
Lascia perdere le formalità! la zia Valeria corre in cucina. Ma che cucina piccolissima! Come ti trovi a cucinare, povera? Non ci staremo neanche a girarci intorno!
Schiaccia la valigia sul tavolo.
Zia Valeria, sposta la valigia, per favore ordina Maristella, avvicinandosi. È un tavolo da pranzo.
È pulita, lho messa sul treno, cera un giornale! sbuffa, ma sposta la valigia su una sedia. Allora, mettiamo tutto! I ragazzi hanno fame, abbiamo solo sorseggiato tè dal mattino. Marco ha detto che ci aspettiate.
Maristella guarda Marco, fermo sulla porta, quasi invisibile.
Ho messo la teiera dice. Ci sono panini. Non ho preparato il pranzo, pensavo che arrivaste e vogliate riposare, fare una doccia, poi decidiamo dove mangiare.
Un silenzio cade. La zia Valeria incrocia le braccia.
Dove mangiare? Siamo a casa nostra! Nelle nostre campagne così non si fa! Se un ospite varca la soglia, il meglio è sul tavolo!
A Roma avvisiamo prima larrivo, ribatte Maristella. E chiediamo se è comodo per chi ospita.
Ma noi abbiamo avvisato! Marco lha saputo! interviene Pasquale, aprendo il frigo e scrutandolo. Oh, birra fresca! Tua, Marco?
Mia balbetta Marco.
Alla salute! apre una lattina e fa un grande sorso.
Maristella conta fino a dieci, ma il rumore non cessa.
Ascoltate, cari ospiti dice a gran voce. Lappartamento è piccolo. Un divano è il nostro letto. Siamo due, voi quattro. Non cè posto per dormire qui.
Come non cè? chiede Sofia, guardando la stanza. Il divano è grande, noi e mamma e Gianluca ci mettiamo. Papà può stare sulla sedia pieghevole del balcone. Voi giovani potete stare sul pavimento con un materasso. O chiedete ai vicini, magari conoscono qualcuno?
La proposta è così audace che Maristella rimane senza parole. Non solo vogliono spostare gli ospiti, ma hanno già distribuito i posti. Offrono il pavimento, il divano, il comodino, persino i vicini.
No, dice Maristella. Non è accettabile. Il divano è il nostro letto. Non lo cediamo.
Guardatele! strilla la zia Valeria. Che bellezza! La famiglia arriva da lontano e il divano è sacro! Abbiamo cambiato pannolini a tuo figlio, ti abbiamo mandato pacchi in armi e ora ci chiudi la porta?
Zia Valeria, nessuno vi sta cacciando prova a intervenire Marco. È solo che Marì è stanca, e i posti sono davvero pochi
Taci, sottomesso! ruggisce la zia. Tua moglie non ci rispetta, tu piangi! Venivamo da te, non da lei! Lappartamento è comune, quindi anche i diritti!
Lappartamento è mio risponde fermamente Maristella. Lho comprato prima del matrimonio, è intestato a me. Ho pagato lipoteca. Marco vive qui perché è mio marito. Ma non ho il diritto di trasformare la mia casa in un dormitorio.
Silenzio. Pasquale smette di bere birra. Sofia smette di muovere la gamba. Valeria si arrossa.
Ah, così dice sottovoce. Allora ti lamenti? Ti credi più romana? Hai dimenticato le tue radici?
E le radici? Maristella inizia a infiammarsi. Parliamo di rispetto e di spazio personale. Siete quattro, entrati in un monolocale senza chiedere se è comodo per noi. Avete imposto la vostra presenza.
Ma è famiglia! insiste Valeria. Non siamo estranei! Pensavamo di fare una chiacchierata, stare insieme. E tu
Improvvisamente un clangore di vetro rotto. Tutti corrono verso il soggiorno: il piccolo Gianluca, curioso, ha rovesciato una preziosa bisaccia di ceramica e una pila di libri. Sta in mezzo ai frammenti, piangendo.
Oh Dio! Gianluca, ti sei tagliato? si scaglia Sofia, afferrandolo. Perché hai messo la vasca dove corre il bambino? Potrebbe essere stato grave!
Maristella guarda i frammenti della sua vasca di ceramica, importata da Firenze. È lultima goccia.
Basta dice, la voce tremante. Fine dello spettacolo. Raccoglite le cose.
Cosa? Valeria si alza, alta come sempre. Ci sbatti fuori? Con il bambino? Allesterno?
Non allesterno. È giorno, cè luce. Avete tempo per trovare un albergo o un ostello. Posso darvi gli indirizzi, li ho cercati ieri.
Maristella tira fuori una lista di foglietti e la porge a Marco.
Marco, ecco gli indirizzi: un ostello a due isolati, accogliente, camere familiari; lhotel Alba non lontano, prezzi ragionevoli.
Hai perso la morale? sibila Sofia. Abbiamo messo da parte i soldi per i medici, non per gli alberghi! Vuoi strappare via il bambino?
Voglio solo ordine e tranquillità nella mia casa afferma Maristella. Voi venite a Roma per cure, dovevi prevedere lalloggio. Non volevate che io vi ospiti.
Marco! urla Valeria. Sei uomo o fazzoletto? Dì a tua moglie di tacere! Non andiamo via! Restiamo!
Marco è bloccato tra la moglie e la zia infuriata, rosso come un peperoncino. Il suo sguardo va da Maristella, determinata, ai parenti pronti a lottare.
Zia Valeria inizia, con voce flebile. È vero, i posti sono pochi la vasca è rotta forse davvero è meglio lalbergo? Io posso contribuire a pagare, in parte.
Cosa?! esclamano allunisono Valeria e Sofia.
Hai venduto la nostra casa per un vestito? strilla la zia. Non ci crederò mai! Pasquale, raccogli le valigie! Ce ne andiamo!
Pasquale, silenzioso fino a quel momento, finisce la birra, posa la lattina sul comodino e dichiara:
Va bene, mamma, andiamo. Troveremo un posto dove dormire. Il mondo non è senza gente buona.
Inizia una raccolta frenetica. Le cose vanno buttate nelle valigie a caso. Valeria lancia maledizioni a Maristella, ricordando gli antenati fino al settimo grado. Sofia calma il bambino a voce alta: «Non piangere, piccolo, la zia arrabbiata ci ha cacciati, ma troveremo gente buona».
Porta via il salame! grida Valeria a Marco, indicando un sacco. Non lasciamo loro il nostro cibo, altrimenti soffochiamo!
Pasquale prende il sacco sulle spalle.
Là fuori, alla porta, Valeria si volta verso Marco, lo guarda negli occhi e sputacchia sul tappeto.
Non ho più nipoti. Cancella il mio numero. Chiamerò tua madre, le racconterò tutto. Che serpente sei.
La porta si chiude con uno sbattimento. Il rumore riecheggia nel vano scala. Poi si sente lascensore e voci che si allontanano.
Nellappartamento regna un silenzio teso. Maristella resta al centro, i frammenti della vasca e le macchie di fango sul tappeto. Le mani tremano. Marco è seduto su un pouf, il viso nascosto tra le mani.
Ora tutti ci benedicono mormona. La mamma avrà un infarto. Sei felice?
Maristella si gira verso di lui, senza pietà. Solo stanchezza e delusione.
Vuoi che sia felice mentre mi calpestano i piedi? chiedeCosì, con la casa di nuovo silenziosa e il cuore più leggero, Maristella si ritrovò a sorridere mentre accendeva la luce sul divano, sapendo di aver difeso la propria dignità.






