«I miei figli mi impediscono di risposarmi…» La difficile vita di una donna tra passato e futuro

**25 Ottobre 2023**

Mi chiamo Lucia, e ho 44 anni. Mai avrei immaginato di ritrovarmi in una trappola di sentimenti così complessa. Ho passato tutta la vita con un solo uomo, mio marito, padre dei miei figli, la mia roccia. Eravamo insieme da più di vent’anni. Un anno fa, però, se n’è andato all’improvviso. Un infarto. Senza un addio, lasciandomi una casa vuota e un vuoto nel cuore che sembrava non colmarsi mai.

Abbiamo due figli. Mio figlio, Matteo, è al terzo anno di università, già adulto, intelligente, razionale. Mia figlia, Sofia, ha appena finito il liceo ed è entrata all’università, ancora così giovane e sensibile. Sono il mio orgoglio, il mio mondo. Ma per loro sono solo una madre. Una vedova.

Due mesi fa, nella mia vita è entrato Marco. Ci siamo conosciuti per caso, a una mostra d’arte, dove ero andata solo per non impazzire dalla solitudine. Era gentile, premuroso, un vero uomo. Non mi ha mai pressata, non ha chiesto nulla, semplicemente è stato lì. Abbiamo iniziato a vederci, prima passeggiate, poi cene, chiacchierate fino a tardi. Nei suoi occhi, mi sono sentita di nuovo donna. Viva. Desiderata. Amata.

Pochi giorni fa, mi ha chiesto di sposarlo. Con semplicità: «Lucia, sii mia moglie. Ricominciamo da zero. Insieme». Ho pianto, non per tristezza, ma per paura. Sapevo che i miei figli non l’avrebbero accettato.

Ho aspettato, raccolto il coraggio, e alla fine gliel’ho detto. Ci siamo seduti a tavola, come quando annunciavo loro una gravidanza, come quando insegnavo a legare le scarpe, come quando li accompagnavo al primo giorno di scuola. Solo che questa volta era diverso.

«C’è qualcuno che mi rende felice», ho sussurrato. «Si chiama Marco. Vogliamo sposarci.»

Quello che è seguito non è stato un urlo, ma un terremoto. Rabbia, dolore, incredulità.

«Quindi ti sei già dimenticata di papà?!», ha urlato Sofia, con gli occhi lucidi.

«Vuoi portare uno sconosciuto in casa nostra?!», ha sbottato Matteo. «Hai tradito nostro padre!»

Mi guardavano come fossi un’estranea. Ho provato a spiegare: non ho dimenticato nulla. Ricordo ogni ruga sul suo viso, la sua voce, la sua risata, il profumo dopo la rasatura. Ma non c’è più, figli miei. E non posso riportarlo in vita, per quanto lo desideri. Io respiro. Vivo. E voglio stare con chi mi fa battere il cuore di nuovo.

Ma non mi hanno ascoltata.

Ora sono sospesa. Se sposo Marco, perderò i miei figli. Se dico di no a Marco, resterò sola. Perché loro cresceranno, avranno le loro famiglie, le loro vite. E io? Sarò solo “la mamma che sta da sola in quel appartamento”.

Ho detto a Marco: «Dammi tempo. Forse capiranno». Lui ha annuito, mi ha abbracciata, ha promesso che aspetterà. Ma non so quanto durerà la sua pazienza. E ha il diritto di non aspettare per sempre. Lui non condivide i miei ricordi, il mio dolore, i miei figli. Vuole solo amarmi. E non è un crimine.

Fa male che i miei figli non vedano in me una persona. Ho vissuto onestamente, sono stata una moglie fedele, una madre devota. Perché ora, se voglio essere felice, devo sentirmi in colpa?

Non li biasimo. Hanno paura. Temono che Marco cancelli il ricordo di loro padre. Ma non accadrà. Lui resterà con noi, nelle foto, nei racconti, nei nostri cuori. Ma io sono qui. E sono viva.

A volte, la sera, mi siedo alla finestra e guardo la città, dove ogni luce nasconde una storia. C’è chi si innamora, chi si sposa, chi diventa genitore. E c’è chi… semplicemente vive. E io voglio vivere. Non sopravvivere. Non esistere. Vivere.

Non so ancora cosa deciderò. Ma so una cosa: non sono una criminale. Sono una donna. E ho diritto alla felicità.

**Lezione del giorno:** L’amore non è tradimento. A volte, è solo il coraggio di ricominciare.

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