Oggi scrivo con il cuore pesante. I miei figli si sono dimenticati di me. Gliel’ho detto chiaro: o mi aiutano, o vendo tutto e mi trasferisco in una residenza per anziani.
Sono stanca, così stanca da sentire tremare le mani, da avere un dolore al petto che non passa, da passare notti insonni. I miei figli, ormai adulti, vivono come se non esistessi più. Ho dato loro tutto—anima, giovinezza, salute, amore. Eppure non mi chiedono mai come sto. Allora ho deciso: se non si prendono la responsabilità di occuparsi della loro madre, venderò tutto e mi sistemerò in una buona casa di riposo. Avrò una stanza, assistenza, pace—e niente più delusioni.
Io e mio marito abbiamo vissuto solo per loro. Per nostro figlio Edoardo e nostra figlia Beatrice abbiamo fatto qualsiasi sacrificio. Ci siamo privati anche delle cose più semplici, pur di garantirgli il meglio. Lezioni private, università prestigiose, viaggi, tecnologia—tutto pagato con il nostro sudore. Credevo di aver costruito una famiglia perfetta. Forse li abbiamo viziati troppo. Ma come resistere, quando ami i tuoi figli più della vita stessa?
Quando Beatrice si è sposata ed è rimasta incinta, mio marito se n’è andato all’improvviso. Non si è svegliato una mattina. La sua perdita è stata un colpo da cui non mi sono mai ripresa. Ma ho resistito—mia figlia aspettava un bambino, aveva bisogno di me. Le ho regalato l’appartamento ereditato dai miei genitori. Quando Edoardo si è sposato, gli ho dato il bilocale al centro che era di mia suocera. Avevano un tetto sopra la testa, ma non ho fatto subito le donazioni. Volevo aspettare, vedere come si sarebbero comportati.
Ho lavorato fino a 74 anni—più a lungo di molti giovani. Avrei potuto andare in pensione prima, ma continuavo a rimandare: prima i nipoti, poi le spese, poi i lavori in casa dei figli. Poi, all’improvviso, mi sono fermata. Le gambe non reggono più, le mani tremano. E loro? Non si fanno mai vedere.
Il figlio di Beatrice ha iniziato la scuola. Quello di Edoardo è appena nato. Del primo mi sono occupata fin dal primo giorno. Del secondo non ho nemmeno potuto tenerlo in braccio. Nessuno mi chiama, nessuno mi chiede se ho bisogno di aiuto. Eppure ne avrei bisogno. Telefono, chiedo: comprate qualcosa al supermercato, aiutatemcon le pulizie. La risposta è sempre la stessa: “Siamo impegnati”, “Non adesso”, “Abbiamo da fare”.