**Diario di un padre dimenticato**
Ho due figli, tre nipoti, due nuore… eppure vivo come un orfano. Per anni ho creduto di aver cresciuto dei figli che un giorno sarebbero stati il mio sostegno. Invece no. Da quando mia moglie è morta, sono passati due anni, e in tutto questo tempo nessuno di loro ha mai varcato la soglia di casa mia. Nessuno. Né una chiamata, né una lettera, né una visita. Poi ho detto ad alta voce che avrei dati l’appartamento a mia nipote. E allora, come per magia, sono riapparsi tutti e due.
Ho cresciuto due ragazzi ed ero felice, perché credevo che i figli maschi fossero più vicini alla madre. Pensavo che nella vecchiaia non sarei più rimasto solo. Io e mia moglie abbiamo fatto di tutto per loro: amore, istruzione, un futuro. Quand’era viva, venivano ogni tanto. Ma appena l’abbiamo sepolta, per loro ho smesso di esistere.
Vivono nella stessa città, a quaranta minuti d’autobus. Hanno le loro famiglie, le loro vite. Ho due nipotini e una nipotina che non ho mai visto. Dopo una caduta, faccio fatica a camminare, ma loro non rispondono mai al telefono. Sempre occupati, promettono di richiamare, ma poi niente. Ormai so che le loro promesse sono solo aria.
Quando i vicini mi hanno allagato casa, ho chiamato il maggiore. Non ha risposto. Il più piccolo mi ha detto che sarebbe passato, ma non si è mai visto. Avevo solo bisogno di far riparare una macchia sul soffitto. Alla fine ho dovuto pagare un artigiano. Non mi dispiaceva per i soldi, ma perché nemmeno un’ora potevano trovare per il loro padre.
Quando il vecchio frigorifero si è rotto, li ho chiamati di nuovo. “Venite con me a comprarne uno nuovo, ho paura che mi freghino.” Mi hanno risposto: “Papà, tranquillo, i commessi ti aiuteranno.” Alla fine ci sono andato con mio fratello e sua figlia, mia nipote.
Poi è arrivata la pandemia. E lì, improvvisamente, si sono ricordati di me. Una chiamata al mese: “Non uscire”, “Ordina la spesa a casa”, “Stai attento.” Peccato che non sapessi come fare. È stata mia nipote a mostrarmi tutto. Mi ha insegnato a usare le app, mi portava le medicine, mi faceva compagnia quando stavo male. La sera mi chiamava: “Zio Marco, come stai oggi?” Ci siamo avvicinati più di quanto io non sia mai stato con i miei figli.
Ho iniziato a passare le feste con mio fratello e la sua famiglia. La figlia di mia nipote mi chiama nonno. A un certo punto, ho capito: ho due figli, ma la mia vera famiglia è lei. Non chiede nulla. È semplicemente qui. Si occupa di me. Mi aiuta.
Così ho deciso: se i miei figli non si ricordano di avere un padre, l’appartamento andrà a chi mi è stato vicino nei momenti difficili. Ho fatto testamento a favore di mia nipote. Lei non lo sapeva. Volevo solo fare qualcosa di buono per chi si è preso cura di me.
Ma qualcuno ha parlato. Lo stesso giorno, il mio figlio maggiore mi ha chiamato. Voce tesa, parole dure. “Dici sul serio che vuoi dare casa a un’estranea?” Quando ho detto di sì, ha urlato: “Ma sei impazzito? È proprietà di famiglia!” Ho riattaccato.
Quella sera, hanno suonato alla porta. Tutti e due. Con una torta. Con la nipotina. Sorrisi falsi. E poi: “Non puoi farlo”, “Ti butta fuori”, “Noi siamo i tuoi figli”, “E tu dai tutto a un’estranea.” Li ho ascoltati in silenzio. Alla fine ho detto solo: “Grazie per la premura, ma la decisione è presa.”
Se ne sono andati sbattendo la porta. Hanno detto che se firmo, possono dimenticarsi di me e che non vedrò più i nipotini. Carissimi, già da anni non vedo altro che il vostro disinteresse. Siete tornati solo perché avete capito di perdere qualcosa. Non un padre. Un appartamento.
Non mi pento. Se un giorno mia nipote si rivelasse ingrata e mi cacciasse, significa che è destino. Ma non credo che accadrà. Lei è buona, sincera, una persona vera. Voi, invece… ora vivete con la vostra coscienza. Se ne avete ancora una.
**Lezione imparata:** Il sangue non sempre è più spesso dell’acqua. A volte, la famiglia si trova dove meno te l’aspetti.