– Non lascerò più entrare i traditori, sussurrò, mentre le ombre si allungavano sul marciapiede di Via del Corso.
– E il piccolo Marco? Dovè Marco? un bisbiglio confuso si levò tra la folla di parenti stipati davanti alle porte del reparto maternità del Policlinico Umberto I.
Se Marco fosse stato Alessandro, il papà del neonato, i lamenti sarebbero stati meno intensi; ma in questo sogno Alessia era il diminutivo di Alessandra, la madre scomparsa.
Il fatto che Alessandra fosse svanita nel nulla, anziché stringere tra le braccia il suo involucro di pannolini con la piccola figlia, era unanomalia degna di un quadro di Dalì.
Scappata! Fuggita, maledetta! gridò la madre di Alessandra, mentre il suocero, Ignazio, riceveva insieme al neonato i documenti e lultima lettera della moglie fuggita.
La missiva era un copione riciclato: Non sono pronta, non cercatemi, non rinnego la figlia, pagherò gli alimenti, ma questo è il mio ultimo atto. Nessun indirizzo di ritorno, nessuna spiegazione sul perché quella donna, fino a poco tempo fa sognante di diventare madre, avesse improvvisamente abbandonato tutto.
Ignazio, non ti agitare. Tornerà, troverà la via, riprenderà i sensi, la suocera cercava di rassicurare il genero.
La figlia maggiore, Giulia, non pronunciò parole simili; la sua voce interiore le diceva che Alessandra non sarebbe più tornata. Chi decide di lasciare, lo fa con consapevolezza; chi abbandona una cosa, la getta via senza rimorso.
Fai silenzio, Giulia, sbuffò la madre, respingendo il timido avvertimento che la madre potesse non fare ritorno. Ritornerà. Tra un mese, due, il suo cuore materno si risveglierà.
Tre mesi dopo arrivarono i fogli del divorzio. Alessandra non comparve in tribunale, rifiutò la custodia della bambina, così la piccola Varétta finì per stare con il papà.
Giulia iniziò a far visita al fratello dellex marito, Marco, per aiutare con il bambino e per parlare con Ignazio. Anche lei aveva subito una perdita: un anno dopo la nascita del figlio, il fidanzato laveva lasciata.
Il loro piano era sposarsi quando il bambino compisse tre anni e Giulia uscesse dal congedo. Ma Maximilian, il compagno di Ignazio, fuggì, lasciandola in un mare di problemi; per fortuna il tribunale riconobbe la paternità di Andrea e le concessi gli alimenti, seppur scarsi.
Giulia temeva che il marito di sua sorella potesse abbandonare anche lei con un figlio. Cercava segnali dallarme nel comportamento di Ignazio, senza mai parlarne apertamente con la sorella o la madre.
Scoprì, alla fine, che lattenzione era rivolta alla persona sbagliata. Nessuno poteva immaginare quanto fosse diverso il fratello di sua sorella.
Lunica pressione era stata quella di farle partorire, ma la volontà era sua. Ignazio, invece, propose di aspettare cinque anni per risparmiare e trasformare il suo bilocale in un triplocale; però Alessandra lo spingeva, la spingeva
Il risultato fu che Alessandra abbandonò Varétta, piccolissima e indifesa, come una bambina senza madre.
Forse fu il fatto che Giulia fosse già madre, forse il legame di sangue con Varétta, ma presto la bambina divenne per lei più di una semplice culla: la considerò sua figlia.
Ignazio a volte consegnava la piccola a Giulia, dicendo: Vai dalla mamma, prendila in braccio. Propose anche a Giulia di trasferirsi con il figlio da lui, promettendo spazio, mentre lappartamento di Ignazio avrebbe potuto accogliere affittuari per pagare lipoteca.
La madre, apprendendo che Giulia si fosse trasferita da Ignazio, lancia una sbornia di rimproveri: Avere una relazione con il marito della sorella è peccato e indecoroso. Ignazio, però, mise la suocera fuori porta, dicendo che non le spettava nulla.
Quando Giulia chiese spiegazioni, Ignazio, mezzo ubriaco, confessò: Voglio sposarmi con te, prendere tuo figlio come mio.
Sarò onesto, Giulia. Ti allatto come se fossi mia figlia, considero tuo figlio mio. Non ti costringerò a nulla, decidi tu; il resto lo faremo insieme. Io guadagnò, ma non so gestire pannolini, sciroppi, zuppe.
Tu sei brava con i bambini, ma al lavoro non guadagni molto. Giulia, ex educatrice in un asilo privato, ricordò la sua modesta retribuzione.
Lofferta di Ignazio era pragmatica, quasi commerciale. Dopo una riflessione, Giulia capì che il suo amore da romanzo non le aveva portato felicità, se non per il figlio amato.
Forse era tempo di affrontare la vita con pragmatismo? Ignazio era gentile, non beveva, non fumava, sosteneva finanziariamente il figlio, e Varétta ormai la chiamava mamma.
Forse tutto ciò che accadeva era per il meglio?
La madre non venne al matrimonio; nessuno la aspettava davvero. Firmarono, brindarono con un bicchierino di grappa agli amici, ascoltarono gli auguri e tornarono nellappartamento di Ignazio, dove già vivevano quattro.
La vita cambiò poco, salvo il fatto che i bambini ora condividevano una stanza, gli adulti laltra. Giulia e Ignazio avevano diritto al proprio felice lieto fine.
Larrivo di Alessandra fu come un fulmine in cielo sereno. Giulia era in bagno; Ignazio, in attesa del corriere, non guardò nemmeno verso la porta. Dalla soglia, la sua ex sposa, con un sorriso forzato, si lanciò contro di lui.
Tesoro, sono tornata! proclamò. Ignazio la respinse leggermente, indietreggiò, sbatté le ciglia e, come se nulla fosse, chiese: Non sei felice di rivedermi?
Devo esserlo? ribatté Ignazio con disprezzo.
Aveva pensato molte volte a cosa dire a una ex, ma quando il momento arrivò, lunica risposta fu: Perché sei qui?
Voglio parlare con la bambina. E anche con te, sistemare le cose.
So che il mio gesto è stato sbagliato, ma possiamo ricomporci come una vera famiglia, vero?
No. Ho già una famiglia e non farò entrare i traditori.
Parli di Giulia? Non è vero, non è davvero la fine di tutto. Come puoi scambiarmi con lei?
Giulia uscì dalla doccia e, aprendo la porta del lettino, vide i bambini che osservavano la scena come se fossero dietro un fortezze di pietra.
Alessandra vide i piccoli, corse verso lappartamento, afferrò la bimba.
Varètta, come sei cresciuta!
Mentre la sollevava, un suono stridente di sirena scoppiò e una mano cercò di strappare i capelli di Alessandra.
Lascia andare la mia sorella, strega! il piccolo Andrea morse il tallone delladulta.
Con solo calze e una scollatura corta, Alessandra urlò di dolore, gettò Varètta a terra e si aggrappò al punto dolente.
La bambina corse a nascondersi dietro le gambe di Giulia, mentre Alessandra lanciò uno sguardo letale e sussurrò:
Serpente! Hai messo la mia figlia contro di me Non lo permetterò!
Nessuno riuscì a vincere la lotta delle mamme. Alessandra aveva rifiutato la custodia, Varètta non aveva mai visto sua madre dalla nascita e, con il suo ingresso drammatico, non mostrò desiderio di riconnettersi; così il tribunale non le riconobbe la madre.
Lintervento della suocera, con il tentativo di una mossa di scacchi rovesciata, non servì a nulla.
Alla fine Ignazio e Giulia tagliarono tutti i contatti con la madre di Alessandra, e si trasferirono in unaltra città, senza lasciare indirizzo.
Ora vivono felici in una nuova casa, crescendo tre bambini. Solo gli amici più fidati sanno che Varètta è in realtà figlia di una vera strega, mentre sua madre Giulia è una fata buona che lha salvata.
Andrea racconta la vicenda a tutti, sostenendo che il papà, forse, è un mago cattivo, perché ha abbandonato la buona fata e fuggito.
Fortunatamente, il loro buon papà li ha ritrovati, e ora la famiglia è composta da mamma, papà e due sorelline con il fratellino. Come in tutte le fiabe, il lieto fine è inevitabile.





