Cane che mi ha restituito alla vita dopo il tradimento
Ero felice con Alessandra.
Con mia moglie Alessandra ci siamo sposati per amore, nonostante tutte le avversità. I genitori erano contrari al nostro matrimonio: la sua famiglia non era benestante, la mia neanche poteva vantare lusso, ma avevamo l’amore. Gli unici a sostenerci sono stati i nostri amici.
All’inizio non è stato facile. Non potevamo affittare un appartamento perché eravamo studenti senza reddito stabile. Siamo stati ospiti di amici – un mese da uno, poi da un altro. Lavoravamo come potevamo, risparmiando ogni centesimo.
Finalmente, quando abbiamo ricevuto le prime buste paga, abbiamo affittato un piccolo mansarda. D’inverno era fredda, il tetto perdeva, ma per noi era un vero palazzo. Perché c’era la persona amata accanto a me e ci sembrava che non ci servisse nient’altro.
Col passare del tempo, ci siamo sistemati, abbiamo finito l’università, trovato un buon lavoro, comprato un appartamento spazioso, un’auto. È nata nostra figlia. Abbiamo cercato di darle il meglio e, quando è cresciuta, l’abbiamo mandata a studiare all’estero. Si è ambientata in fretta e ora sta benissimo.
Credevo che anche noi con Alessandra stessimo benissimo.
Mi sbagliavo.
Il tradimento che non mi aspettavo
Quando mi disse che se ne andava, non ci credevo.
Mi sembrava uno scherzo di cattivo gusto, che volesse solo mettere alla prova il mio amore, vedere come avrei reagito.
Ma no.
L’ha fatto in silenzio, ha raccolto le sue cose, indossato un giubbotto, preso la valigia dall’armadio, dove un tempo conservavamo le decorazioni di Natale, e si è diretta verso la porta.
– Scusami – fu tutto ciò che disse.
E io guardavo mentre varcava la soglia, mentre chiudeva la porta dietro di sé… e in quel momento la mia vita è crollata.
Il dolore che mi lacerava dentro
Il giorno dopo, non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. Ho chiamato il lavoro, ho mentito dicendo di essere malato, e sono rimasto a letto per un’intera settimana.
Stringevo tra le mani il cuscino di Alessandra, dove restava ancora il suo profumo. Lo inspiravo, sperando che se mi fossero aggrappato al passato abbastanza a lungo, esso non svanisse.
Ma svanì.
Smettei di mangiare, di notare ciò che accadeva attorno a me.
E solo un essere vivente continuava a credere in me – il mio cane Leo.
Non mi ha lasciato arrendere
Leo girava per l’appartamento, cercava il mio sguardo, mi spingeva con la zampa. Aspettava che mi alzassi, che andassimo a fare una passeggiata, come sempre.
Una volta, sono uscito di casa per la prima volta nella mia vita indossando una vecchia tuta da ginnastica, con la barba incolta, completamente intorpidito.
Quando siamo tornati, sono subito rientrato a letto.
E poi è successo ciò che non mi aspettavo.
Leo ha smesso di mangiare.
Gli mettevo la ciotola davanti e lui si sdraiava accanto, guardandomi in silenzio con i suoi occhi caldi.
Rifiutava persino di uscire per una passeggiata.
In quel momento ho capito: non stava solo soffrendo – stava cercando di farmi capire che dovevo riprendermi.
Come se volesse dire: “Non puoi semplicemente arrenderti”.
Mi sono costretto a andare in bagno, a farmi una doccia. Appena sono uscito, Leo si è avvicinato alla sua ciotola e ha cominciato a mangiare.
Aspettava che facessi il primo passo.
Così è iniziato il mio ritorno alla vita.
Il destino orchestrato dal cane
Continuai a lavorare, caricandomi di attività per pensare il meno possibile.
Ma la sera, quando l’appartamento diventava troppo silenzioso, la solitudine mi assaliva.
Leo lo sentiva. Si sdraiava accanto al mio letto, posando la testa sul mio braccio, come a ricordarmi: “Non sei solo”.
Passarono mesi. Un giorno, mentre lo portavo a spasso nel parco, allentai il guinzaglio e lui improvvisamente si lanciò.
Mi spaventai, corsi dietro di lui.
E feci caso a come si fermò davanti a un uomo sconosciuto – della mia età, con un altro cane. Leo si sedette accanto a lui e quell’uomo, sorridendo, gli accarezzò la testa.
Mi fermai, ansimando.
– Bellissimo cane – disse lo sconosciuto. – L’ho già visto qui. Ma la padrona la vedo per la prima volta.
Non potei fare a meno di sorridere.
Così conobbi Matteo. O meglio, così ci presentò Leo.
Inizialmente ci incontravamo solo durante le passeggiate.
Poi abbiamo cominciato a bere caffè.
Poi il caffè è diventato vino.
E infine abbiamo capito che non volevamo più stare soli.
Un giorno, in un sabato qualunque, presi tutto ciò che mi ricordava Alessandra, lo misi in una scatola e lo portai in discarica.
E per la prima volta dopo molto tempo, sentii di respirare veramente.
Ora io e Matteo stiamo insieme, ma non abbiamo fretta – viviamo nel nostro ritmo, godendoci i momenti.
Ma una cosa la so: se non fosse stato per Leo, sarei rimasto per sempre in quell’oscurità in cui mi sono trovato dopo il tradimento.
Il mio amico, il mio fedele cane, mi ha mostrato che la vita va avanti.
E, forse, davanti a me c’è il meglio.