Il colpevole è il cappotto

Tutto per colpa di quel cappotto

Giulia sedeva al computer, ma invece dello schermo guardava fuori dalla finestra. Gli ultimi giorni caldi di settembre. Però non pensava al tempo, ma a come spendere il bonus inaspettato che aveva ricevuto.

«A Matteo servono delle scarpe nuove. Cresce come un fungo, e quelle vecchie sembrano già strette. E poi una giacca, ma ormai la primavera è vicina e tra poco gli starà piccola. Magari è meglio mettere da parte i soldi per le vacanze, finalmente l’estate prossima potremmo andare al mare…» Ma proprio in quel momento entrò in ufficio Simona, interrompendo i pensieri di Giulia.

“Che ne dici? Ti piace? Ho comprato un cappotto nuovo! Ti sta bene, vero? Costava uno sproposito, ma ne valeva la pena.” Aprì le braccia per mostrarlo meglio. “Allora?”

“Anche gli stivali sono nuovi? Di camoscio?” chiese Elena, la collega di Giulia. “Con una passeggiata sotto la pioggia sulle nostre strade, gli stivali ti si sciuperanno in un attimo.”

«Forse dovrei comprarmi un cappotto nuovo anch’io? Dai, seriamente. Lo stesso lo porto da quattro anni. Ma mamma… Mamma non capirebbe, mi farebbe una ramanzina come se fossi ancora una ragazzina. Ho quasi quarant’anni e ho ancora paura di cosa dirà. Potrei permettermelo, almeno una volta nella vita. Tanto più che non intaccherebbe il bilancio familiare. Questi soldi li ho guadagnati io. Posso spenderli come voglio. Simona è solo quattro anni più giovane di me, ma sembra che ne abbia dieci di meno. Certo, lei non ha un figlio di dieci anni né una mamma severa che ancora la tratta come una bambina incapace», rifletteva Giulia, osservando Simona nel suo cappotto elegante.

Intanto, le altre ragazze continuavano a discutere.

“Dai, non fare la gelosa. Se piove metterò i vecchi stivali di gomma. Che noia che siete. Vado a mostrarlo anche alle ragazze della contabilità”, disse Simona con tono offeso e si avviò verso la porta.

“Simo, aspetta”, la chiamò Giulia. “Dove l’hai comprato?”

“Ti è piaciuto?” Simona tornò indietro verso la scrivania. “Ecco, tieni.” Tirò fuori dal taschino la tessera sconti del negozio. “C’è l’indirizzo, e lo sconto è buono.”

“No, solo per curiosità”, si schernì Giulia, senza staccare gli occhi dalla tessera.

“Dai, si vive una volta sola. Ok, vado a farmi ammirare altrove”, disse Simona uscendo leggera dall’ufficio e lasciando la tessera sulla scrivania.

“Giulì, a cosa stai pensando?” chiese Elena, sbirciando da dietro il monitor.

“Mi servirebbe un cappotto nuovo. Ho preso il bonus, forse potrei comprarmelo?”

Elena alzò le spalle.

“Costoso e poco pratico. Simona ha il ragazzo che la porta al lavoro in macchina. Tu ci dovresti viaggiare in autobus all’ora di punta. E poi tua mamma… Oh, Giulia, guarda che ti seppellirà insieme a quel cappotto.”

Le due amiche scoppiarono a ridere senza accordarsi.

“Per te è facile parlare, hai il marito. Compri vestiti nuovi quasi ogni stagione. Io invece ho sempre comprato con quello che avanzava. Prima i soldi per l’affitto, poi la spesa, e con Matteo che cresce a vista d’occhio non finiscono mai. Con quello che resta, cerco di ritagliarmi qualcosa. E sono felice se riesco a prendere qualcosa in saldo”, sospirò Giulia.

“Ehi, ci ripensi ancora? Allora non pensarci, vai al negozio dopo il lavoro”, disse la pragmatica Elena. “Per la verità, ti vesti come una vecchia. Scusa. Simona è una civetta, e gli uomini le cadono ai piedi come mosche. Tu invece sei bella. E hai un carattere d’oro. Se ti vestissi meglio, avresti gli uomini in coda. Hai presente il detto, l’abito fa il monaco? Agli uomini piace guardare. E non ascoltare tua mamma. Fatti un regalo”, sorrise Elena prima di nascondersi di nuovo dietro il monitor.

***

Giulia si sposò tardi. Con una mamma così severa, un’ex insegnante di matematica, era un miracolo che avesse trovato qualcuno. Aveva sempre avuto paura di deluderla, era stata una brava studentessa.

Ma anche la mamma merita comprensione. Aveva cresciuto Giulia da sola. Quando non aveva ancora cinque anni, i suoi genitori divorziarono. Suo padre aveva cominciato a bere troppo. I soldi scarseggiavano sempre, vivevano con il fiato corto. Non ricevevano gli alimenti dal padre, ma solo lacrime. Dopo cinque anni, lui scomparve del tutto. La madre aveva provato a cercarlo, dopotutto era pur sempre una persona. Ma svanì, come se non fosse mai esistito. Forse non era più nemmeno vivo. Scomparve insieme agli alimenti.

Giulia si laureò con il massimo dei voti, trovò lavoro, ma la vita sentimentale non decollava. Agli uomini piaceva. Ma non piaceva a sua madre. Uno era troppo bello, viziatE quando finalmente si ritrovò davanti allo specchio, indossando non solo un cappotto nuovo ma anche una nuova fiducia in se stessa, capì che a volte basta un piccolo gesto di ribellione per cambiare tutto il resto della vita.

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Il colpevole è il cappotto