Il destino di essere solo e triste durante le feste

Un destino che mi tocca: solo e triste a Natale e Capodanno

Ho un amico che conosco fin dall’infanzia. Si chiama Marco. Abbiamo frequentato la stessa scuola, poi la vita ci ha fatto prendere strade diverse, ma non abbiamo mai perso i contatti.

Marco è una persona introversa, non ama la grande compagnia, non va a trovare nessuno e non invita mai nessuno a casa sua.

Ogni anno, quando si avvicinano le feste, lo invito da noi per passare il Natale a tavola insieme, per brindare al suono delle campane a mezzanotte a Capodanno. Ma lui rifiuta sempre in modo garbato.

— Non sono le mie feste, — dice lui. — Non sento nulla di gioioso in esse.

Per me era difficile capire come qualcuno potesse non amare il Capodanno, un tempo di meraviglie, regali, risate, incontri con i propri cari.

Ma una volta, dopo molti anni di silenzio, mi ha raccontato la verità.

Una verità che aveva cercato di soffocare per tanti anni.

Un’infanzia intrisa di paura e alcol
Nell’infanzia, Marco non conosceva cosa fossero le feste familiari accoglienti.

Suo padre beveva.

No, non era semplicemente una persona che beveva qualche bicchiere alla sera. Era un alcolizzato, un uomo che spendeva tutto in alcol, che tornava a casa tardi e in qualsiasi giorno, fosse esso un lunedì qualunque o la vigilia di Natale, iniziava a maltrattare la famiglia.

Ogni sera si trasformava in una tortura.

— Alzatevi! — comandava entrando in casa. — Dovete vedere come il padrone di casa cena!

Marco e sua madre si alzavano e restavano in piedi mentre il padre cenava con aria compiaciuta.

E poi iniziava il suo discorso preferito:

— I soldi sono polvere! Servono per divertirsi! Quali scarpe nuove?! Quali libri?! Vai già a scuola, non serve spendere per sciocchezze!

Spendeva tutto fino all’ultimo centesimo.

Quando non restava nulla, passava alla fase successiva:

— Dà qui, cosa nascondi! So che hai qualcosa!

La madre di Marco cercava di mettere da parte dei soldi — per dei quaderni per il figlio, per il cibo, per un piccolo regalo di Capodanno.

Ma lui prendeva tutto.

Beveva finché non aveva finito tutto.

Un Natale senza magia, un Capodanno senza speranza
Ogni festa a casa di Marco era uguale.

Sul tavolo — qualche mela secca, un paio di fette di pane, un barattolo di cetriolini.

La madre e il figlio sedevano in silenzio.

Aspettavano.

Aspettavano che il padre tornasse sobrio.

Che magari portasse qualcosa al tavolo delle feste.

Che magari dicesse: «Buon Natale» o «Buon Anno».

Ma tornava tardi.

Sempre ubriaco.

Sempre puzzolente di alcol.

Sempre con le tasche vuote.

Tutto quello che c’era nella busta con la gratifica di fine anno, lo lasciava al bar.

E così anno dopo anno.

E quando è morto, nulla è cambiato.

Un uomo solo con un cuore pesante
Quando Marco se n’è andato, la madre ha vissuto ancora per qualche anno.

Poi se ne è andata anche lei.

Rimase solo.

E capì che non voleva una famiglia.

Non voleva feste.

Non voleva alcun tipo di divertimento.

Non voleva ripetere il destino di suo padre.

Non voleva diventare la persona che avrebbe rovinato la vita di qualcuno.

Ogni anno, quando tutti apparecchiavano le tavole, tiravano fuori i calici, si scambiavano i regali, Marco se ne andava.

Prendeva un biglietto per un’altra città, affittava una camera d’albergo e restava lì da solo.

Oppure se ne andava in montagna, dove poteva ascoltare il crepitio della legna nel caminetto e guardare il fuoco.

Lì, accanto al fuoco, trovava un calore che non aveva conosciuto da bambino.

Lì, in solitudine, si sentiva almeno un po’ libero.

Solo lì poteva respirare…

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

19 + 14 =

Il destino di essere solo e triste durante le feste