Il destino non dona in eccesso

Ero di ritorno dalla campagna quando Marco guidava lungo lautostrada a una velocità moderata, pensando alla sua vita. Il cielo era grigio, e già cominciava a piovere, il parabrezza si coprì subito di gocce. Le macchine in direzione opposta sfrecciavano una dopo laltra.

Era andato in provincia per lavorolui è un ufficiale giudiziario in un grande paesedovevano trattenersi tre giorni, ma finirono prima e decisero di tornare. Tanto più che era il compleanno di sua moglie, Elena. Le aveva comprato vestiti nuovi, un po di cosmeticiin fondo, al negozio glieli avevano consigliati, lui che cosa ne capiva?

Aveva guidato tutta la notte, aveva sonno, e ora pure questa pioggia.

«Devo accorciare la strada», pensò. «Prenderò la strada sterrata che passa dal paese vicino, così è più vicino. Lautostrada fa un giro troppo lungo.»

E così fece. Con Elena erano sposati da dieci anni, e anche loro figlio aveva dieci anniera nato subito, anche se prematuro, ma niente di grave. Guarda che bel ragazzino che era diventato Matteosveglio, un vero orgoglio.

Marco sentiva la stanchezza, ma mancavano ancora una quindicina di chilometri. Ormai era mattina, ma la pioggia si era fatta più forte. A un tratto, sentì un colpo sordo sul cofano e frenò di colpo. Gli passò per la mente:

«Meno male che non andavo veloceho investito qualcuno. Cè un bosco qui vicino, magari era un animale» Saltò immediatamente fuori dalla macchina.

Sulla strada giaceva una donna, lombrello rotolato di lato. Unondata di panico e paura lo travolse. Aveva investito una persona. Forse era ancora viva. Si chinò, la sollevò tra le braccia e la portò in macchina, sistemandola sul sedile posteriore.

«È viva, per fortuna andavo piano», pensò di nuovo, poi le chiese: «Come sta? La porto allospedale, è qui vicino, vede quei caseggiati laggiù?»

La donna si strinse una gamba.

«No, no ospedale, sto bene, è solo un po dolorante, sarà un livido.»

«Lei chi è?» chiese, alzando lo sguardo.

Marco la guardò negli occhi e rimase di sassoe anche lei era scioccata, anzi, doppiamente scioccata.

Si fissarono per quello che parve uneternità, poi finalmente riuscirono a riprendersi.

«Lucia?» esclamò lui.

«Marco?» rispose lei, altrettanto stupita.

«Che coincidenza», disse lui. «Allora eccoti qui. Io che ti cercavo, e tu a nemmeno quindici chilometri da me.»

«Non ci posso credere», rispose Lucia, dimenticando per un attimo il dolore alla gamba.

«Sono proprio io, in carne e ossa, puoi crederci», disse Marco, ora più allegro.

«Andiamo dal dottore, comunque, mi indichi la strada.»

«Va bene», acconsentì lei, anche se sentiva ancora un po di male.

Lambulatorio era vicinissimo. Linfermiere le visitò la gamba, le chiese di appoggiarci il peso. Il dolore era quasi sparito.

«Solo un livido, signora Lucia», concluse. «Le posso fare un certificato per stare a casa.»

«No, no, dottore, ho lezioni a scuola, e poi sto già meglio. Marco mi accompagnerà, vero?» Marco annuì.

Lucia insegnava italiano e letteratura nella scuola del paese. Viveva lì da anni, era uscita prima per preparare i compiti in classe.

«Si faccia vedere tra qualche giorno, comunque», suggerì linfermiere.

«Se il male torna, verrò senzaltro», rispose lei con un sorriso.

Camminò verso la macchina zoppicando leggermente, Marco la seguiva, sollevato che non fosse successo niente di grave.

«Devo cambiarmi, non posso andare a lezione così, ho ancora tempo», disse.

«Certo, dimmi dove abiti.»

La casa di Lucia era poco distante. Scese, e pochi minuti dopo riapparve con un altro vestito e un cappotto chiaro. La pioggia continuava a cadere fine. Non ebbero modo di parlare molto.

«Lucia, ci vediamo stasera qui da te?»

«A che scopo? Tu hai una moglie»

«Sono dieci anni che non ci vediamo, parliamo un po, se vuoi a meno che tu non possa» Pensò che magari un marito potesse opporsi.

«Non sei cambiata per niente, solo più seria, più bella, lo sguardo più sicuro.»

«E tua moglie ti permette di fare complimenti alle altre?» chiese Lucia, guardando la sua fede nuzialelei non ne portava, cosa che Marco notò subito.

«Dai, Lucia, lo dico con il cuore. E tu sei sempre quella di prima, un po ribelle»

«Va bene, cè una panchina allentrata del paese, ci vediamo lì», accettò alla fine.

Risero entrambi, come se quel vecchio rancore per cui si erano lasciati fosse stato stupido e ormai svanito. Avevano tante domande, ma non sapevano da dove cominciare, e poi il tempo stringeva. Si erano riapparsi nella vita luno dellaltra allimprovviso.

Dieci anni prima, entrambi finivano luniversità. Lucia quella di lettere, Marco legge. La loro storia era bellissima, durava già da due anni. Facevano progetti per il futuro, ma non riuscivano a mettersi daccordo su dove vivere dopo gli studi.

«Lucia, io torno al mio paese, mi hanno promesso un posto da responsabile degli ufficiali giudiziari. E tu, come mia futura moglie, dovrai venire con me», aveva detto deciso.

Ma lei sognava di restare in città.

«No, io in paese non ci vado. Dopo tutti questi anni, tu non riesci a staccarti da quel posto», rispose offesa.

Parola su parola, litigarono pesantemente, ognuno convinto di aver ragione. Pensarono che si sarebbero rappacificati il giorno dopo, ma non fu così. Nessuno voleva fare il primo passo. La rabbia diventò rancore, e alla fine si persero di vista.

Si lasciarono in modo così stupido, senza cedere, rovinando i piani del destino.

Marco tornò a casa quella mattina ed entrò in silenzio. Nellaria cera odore di cibo, e la casa era un po in disordine. Entrò in camera e rimase gelato. Sul letto, accanto a sua moglie Elena, cera Sandro del paese vicino. Si conoscevano bene. La moglie balzò su, coprendosi con un lenzuolo.

«Marco, perché così presto? Posso spiegare, non è quello che pensi» balbettò.

Sandro, sempre spavaldo, se ne stava sdraiato tranquillo, come se sapesse che Marco non aveva voglia di occuparsi di lui. Era già sconvolto abbastanza. Ma Marco gli si avvicinò, e laltro perse la sicurezza, tirandosi su col lenzuolo:

«Mi picchi, eh, ufficiale giudiziario?»

Quelle parole lo fecero rinsavirenon valeva la pena sporcarsi le mani. Ormai sapeva che la sua famiglia era finita. Non era una crisi di mezza età, era il tradimento di sua moglie. Uscì di casa e andò da sua madre alla periferia del paese, dove cera anche Matteo.

«Chissà da quanto va avanti questa storia Sandro ci aveva aiutato a rifare il tetto, a mettere le piastrelle in cortilebravo con le mani

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