Il destino non è mai un caso: L’emozionante storia di Agata, tra dolore, tradimenti familiari e la forza di ricominciare nella provincia italiana

Non esistono coincidenze

Sono già passati quasi quattro anni dalla morte di mia mamma, ma Matilde ancora ricorda lamarezza, il dolore che sembrava non volerla lasciare mai. Specialmente quella sera dopo il funerale. Papà era seduto, il volto segnato dal dolore, quasi irriconoscibile. Matilde era stanca persino di piangere, la nostra grande casa in provincia di Arezzo era avvolta in un silenzio opprimente.

Avevo sedici anni e capivo bene quanto fosse difficile per noi due. Eravamo stati così felici in tre. Papà mi abbracciò e disse:

Bisogna andare avanti, figlia mia. Vedrai, ci faremo forza

Il tempo è passato. Matilde si è diplomata come infermiera ed è entrata da poco a lavorare nellospedale del paese. Viveva ormai da sola, perché papà, un anno fa, si era risposato con unaltra donna e si era trasferito in un paese vicino. Né rancore né giudizi: la vita fa il suo corso, anche lei un giorno si sarebbe sposata. E papà era ancora giovane.

Quel giorno Matilde scese dal pullman con il suo vestito elegante e le scarpe nuove: era il compleanno del suo papà, lunico vero familiare che le era rimasto.

Ciao, babbo! sorrise luminosa Matilde, abbracciandolo forte nel cortile di casa. Gli porse il regalo. Tanti auguri!

Ciao tesoro mio, vieni, la tavola è già pronta! e insieme entrarono in casa.

Matilde, finalmente sei arrivata esclamò dalla cucina Serena, la nuova moglie di papà, i miei figli non vedevano lora di pranzare, sono famelici!

Papà, Giovanni, ormai da un anno aveva messo su una nuova famiglia. Serena aveva una figlia di tredici anni, Livia, indisponente e scorbutica, e un figlio di dieci. Matilde li vedeva raramente, era appena la seconda volta in un anno. Livia era irriverente e pungente, e sua madre non la rimproverava mai.

Dopo gli auguri, le solite domande. Serena si avvicinò a Matilde:

Hai trovato un ragazzo?

Sì, cè qualcuno.

E già in programma un matrimonio?

Matilde si irrigidì, infastidita da tanta schiettezza.

Vediamo tagliò corto.

Serena si fece un sorriso forzato:

Senti Matilde, ne abbiamo parlato con tuo padre: da oggi non potrà più aiutarti economicamente. Ha già dato a te fin troppo, abbiamo una famiglia numerosa, si deve tirare la cinghia. Tu sei grande e lavori, ora tocca a qualcun altro aiutarti.

Giovanni tentò di intervenire:

Non è proprio così, Serena. Quello che do a Matilde non è quanto quello che spendo per voi

Ma Serena lo zittì subito, quasi urlando:

Sei il bancomat di tua figlia! E noi dovremmo tirare la cinghia?

Papà si isolò nel suo silenzio colpevole. Matilde si sentì male, uscì di corsa e si sedette in giardino, sulla panca, per calmarsi. Il compleanno era ormai rovinato. Poco dopo arrivò Livia, si sedette accanto.

Sei bella Matilde fece solo un cenno, senza voglia di parlare. Non prendertela con la mia mamma, è solo nervosa perché aspetta un bambino, disse con un sorrisetto furbo. Non la conosci ancora! Vedrai che sorprese Poi corse dentro ridendo.

Matilde si alzò ed uscì dal cortile. Guardandosi indietro vide suo padre in piedi sulla soglia che la seguiva con lo sguardo.

Dopo tre giorni si presentarono a sorpresa a casa sua: papà e Serena.

Oh, che piacere! Accomodatevi, vi preparo un tè disse Matilde.

Serena girò per la casa, osservando ogni dettaglio.

Bel casale, in paese ce ne sono pochi così belli!

Papà ha le mani doro, ha costruito tutto insieme al vicino, zio Marco, vero papà?

Ma dai, non esagerare Matilde, era solo per noi.

Fortuna che lho conosciuto! Serena sorrise, siamo venuti proprio a parlare della casa.

Matilde capì subito dove volevano arrivare.

Guardate, la mia parte non la vendo. Ho vissuto qui tutta la mia vita, questa casa è un pezzo di me disse rivolta a Serena e al padre.

Ma senti quella! sibilò Serena, malcela la rabbia. E tu che fai, non dici nulla? rivolgendosi a Giovanni.

Matilde, dobbiamo trovare una soluzione. Ho una famiglia grande, e la casa è piccola, ora che sta arrivando anche un bambino La vendiamo, tu prendi un appartamento più piccolo, se serve ti aiuto con il mutuo parlò papà, schivando il mio sguardo.

Ma papà, ti rendi conto di quello che dici? restai senza parole.

Serena alzò la voce:

Tuo padre ora ha unaltra famiglia! Fattene una ragione. Questa non è casa tua, occupi troppo spazio da sola, fatti da parte!

Non urlare con me. Per favore, andatevene replicai, alzandomi.

Dopo che se ne andarono, mi sentii svuotata. Papà aveva tutto il diritto di rifarsi una vita, ma non a scapito di sua figlia. Questa è la casa dove ha vissuto mia madre, e la mia parte non la cederò a nessuno.

Poco dopo arrivò Lorenzo, notando subito la mia espressione stravolta.

Matilde, che cè? Sei pallida!

Mi gettai tra le sue braccia e piansi tutto. Poi gli raccontai tutto nei dettagli. Lorenzo faceva il poliziotto, sapeva mantenere la calma. Cercava di tranquillizzarmi.

Tuo padre è un bravuomo, non potrà mai andare contro la tua volontà. Serena beh, è furba, lui ci è cascato senza rendersene conto. Non ti preoccupare, ci penserà qualche mio collega avvocato a darti una mano. Tu non cedere.

Papà, tornato a casa dopo quella visita, si sentiva inquieto. Allinizio, il matrimonio con Serena era andato bene, ma negli ultimi mesi lei si era fatta prepotente, insisteva sul vendere la casa del paese per allargarsi e ottenere dei soldi. Già aveva il dubbio di aver commesso un errore. Poi venne la notizia della gravidanza.

A Matilde, invece, non sembrava vero che la loro sicurezza fosse minacciata così, e con lautunno che calava, tornava dal turno in ospedale sempre più tardi. Quella sera, Lorenzo non riuscì a venirmi a prendere, doveva rispondere a una chiamata di lavoro urgente. Volevo solo arrivare a casa.

Ma proprio vicino al cancello una macchina si fermò. Ne scese un tipo grosso che mi spinse con forza sul sedile posteriore. Partirono via veloci. Ho avuto paura.

Chi siete? Che volete da me? chiesi tra le lacrime. State sbagliando persona.

Risero.

Nella nostra professione, gli errori non esistono. Se fai come diciamo, non toccheremo a te né a tuo padre rispose secco luomo.

Ma che centra mio padre?

Devi firmare questi documenti domani. Prenderai i soldi per la casa e traslocherai. Ci sono già i compratori.

È illegale, non firmerò mai, andrò dai carabinieri! Questa casa non la vendo! protestai, sentendo un pugno in faccia e il sapore di sangue.

Non ci fanno paura i tuoi carabinieri né il tuo fidanzatino rise freddo lui. Se non firmi, ti scordi la vita. Poi vediamo chi viene a indagare sulla tua sparizione.

La macchina si fermò ai margini del paese, mi fecero vedere i fogli con la torcia:

Firma, e non sporcare tutto di sangue. Domani andiamo dal notaio.

In quel momento, alle nostre spalle si accese una sirena. Unauto della Polizia, poi unaltra. Lautista tentò la fuga, ma fallì e finirono nel fosso.

Lorenzo, preoccupato che tornassi tardi, aveva chiesto al collega Marco di tenermi docchio. Marco aveva visto tutto e chiamato Lorenzo, che aveva mobilitato la pattuglia.

La sorpresa fu che il tipo che mi aveva sequestrata era lamante di Serena. Era lui il vero padre del bambino, e con Serena tramava per intascare i soldi della vendita della casa. Matilde, figlia scomoda, era solo un ostacolo. Di Giovanni avrebbero pensato dopo.

Passato un po di tempo, la verità è venuta a galla. Papà ha divorziato, è tornato nella nostra casa. Ha ripreso a lavorare: ha messo su un negozietto di ricambi auto. La sera siamo di nuovo in tre: papà, io e Lorenzo. I muri di casa sono diventati ancora più preziosi.

Babbo, non ti preoccupare, non rimarrai mai solo! dico ridendo.

Allora, Matilde, vuoi dirmi che ti sposi?

Ho chiesto a Matilde di sposarmi disse Lorenzo, e lei ha detto sì! Abbiamo già trasmesso i documenti, presto la festa! ci scambiammo uno sguardo gioioso.

Babbo, anche se un giorno andrò a vivere con Lorenzo, ti verremo sempre a trovare. Restiamo vicini, promesso

Figlia mia, scusami per tutto, ho fatto tanti errori Papà guardava la foto della mamma con gli occhi lucidi.

Papà, lasciamo il passato alle spalle. Dora in poi andrà meglio, vedrai!

Ho imparato che chi veramente ci vuole bene, non ci abbandona mai, nemmeno davanti alle difficoltà più grandi. La famiglia, quella vera, resta accanto a noi sempre.

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