Oggi ho scoperto un segreto tremendo. Ero saltata scuola per accompagnare l’amica Sofia dal tatuatore, e tornata a casa a cambiarmi dall’uniforme, stavo infilando i jeans quando la chiave girò nella serratura. Rimasi paralizzata, una gamba intrappolata nel tessuto. Pensai ai ladri, ma riconobbi la voce di papà. “Prendo la tuta e parto,” sussurrava, “non posso dire di essere in palestra se la borsa è sotto il letto.” Capii dopo: non era al telefono, ma registrava un messaggio vocale. Poi una voce femminile: “Amore, mi sei mancato! Ho preparato le tue lasagne al forno, sbrigati o si freddano. Bacini!” Impiegai un attimo ad assimilare. Riconobbi la voce: zia Caterina, collega di papà e sorella dell’amica di mamma. Mi piaceva, diversa dagli adulti noiosi. Solo allora realizzai: cosa significavano quelle parole?
Quando la porta si chiuse, crollai sul letto. Mio padre aveva un’amante. Riuscii a malapena a incontrare Sofia, che mi tempestava di messaggi. “Chiara, che ti prende? Vuoi un tatuaggio? Falsifico la firma di tua madre!” Bruciava confidarmi, ma tacqui. Inventai che era colpa del tatuaggio.
Per due settimane evitai tutti: scuola, amici, persino mamma. Rispondevo male a papà. Quasi svelai tutto a mamma, ma lei mi sgridava per un due in chimica, litigammo ferocemente. Quella sera venne in camera con un éclair al cioccolato, mio preferito. “Scusa, tesoro. So che urlare non è educativo, ma sono in ansia per i tuoi esami.” Presi il dolce, la baciai in guancia. Mi giurai: mai ferirla così. Se una stupida lite la turbava, cosa farebbe con la verità?
Diventai complice di papà: coprivo i suoi ritardi, gli ricordavo compleanni, distraevo mamma se chiamava. Ma lo ignoravo, gli ero sgarbata. Poi tutto parve normalizzarsi: papà rientrava in orario, io passai gli esami. Conobbi Matteo, universitario di giurisprudenza che suonava la chitarra. Una sera, passeggiammo fino a Fontana di Trevi insieme, perdendo la nozione del tempo. Rientrai
E mentre l’inchiostro bruciava sulla pelle come il tradimento bruciava nell’anima, capii che forse l’amore non era cieco, ma solo tremendamente ingenuo, come me che credevo di poter controllare il cuore degli altri e il mio..