— Gabriella! Gabriella, dove giri? — la voce di Nicola Petroni rimbombava dal salotto. — Vieni qui subito! È importante!
— Arrivo, arrivo! — rispose Gabriella Rossi, asciugandosi le mani sul grembiule. — Che succede? Un incendio?
— No! Meglio! Molto meglio! — Il marito le andò incontro, afferrandole i gomiti. — Ascolta! Ti ricordi il mio ex capo, Moretti? Quello andato in pensione l’anno scorso?
— Certo. Perché? — Gabriella si irrigidì. Quell’entusiasmo di Nicola annunciava sempre guai.
— Mi ha chiamato! Vende un trilocale in centro storico! E vuole cedercelo quasi in regalo, Gabry! Dice che lo fa per metà prezzo, per ringraziarmi di quando aiutai suo nipote con quel posto. Te lo ricordi?
Gabriella sprofondò nella poltrona. I pensieri le turbinavano come neve in una bufera.
— Nico, che trilocale? Di che parli? Non abbiamo quei soldi!
— Ecco il bello! — Lui si appoggiò al bracciolo, gli occhi scintillanti. — Moretti accetta pagamenti rateali! Piccole somme mensili, non ha fretta. Lui va in campagna dalla figlia, l’appartamento gli è inutile. Gabry, capisci? Abbiamo sempre vissuto in questo bilocale, e ora ci si presenta quest’occasione!
— Nico, aspetta… — Si massaggiò le tempie. — Ma a noi, un trilocale? I ragazzi sono grandi, hanno casa loro. Questo ci basta e avanza.
— Come, avanza?! — Saltò in piedi, agitato. — Sei una donna intelligente! I nipoti quando verranno, dove dormono? E quando saremo vecchi, forse i ragazzi verranno a vivere qui per aiutarci. O prendiamo una badante, serve una stanza!
Gabriella lo fissò. Trent’anni di matrimonio, e lui restava un sognatore. Convinto che la felicità gli corresse dietro, pronta per essere acchiappata.
— Quanti soldi servono? — chiese con cautela.
— L’acconto è piccolo, quattromila euro. Poi cinquecento al mese.
— Quattromila?! — Gabriella sobbalzò. — Nicola, sei impazzito? Dove li troviamo?!
— Ci ho pensato, Gabry. — Le prese le mani. — Quell’anello di nonna? Quello col diamante? Un gioielliere mi disse che vale sui cinquemila euro. Lo vendiamo e copriamo tutto!
Lei ritrasse le mani di scatto.
— L’anello?! Nicola Petroni, stai scherzando? È il ricordo di tua madre! Te lo diede sul letto di morte!
— E allora? — Scrollò le spalle. — Mamma voleva il nostro bene. Ora staremo bene in centro, in un appartamento spazioso!
— Se non riuscissimo con le rate? Ammalati, licenziati?
— Non succederà! Gabry, è l’occasione della vita! Hai capito? Cade dal cielo!
Gabriella si alzò, si avvicinò alla finestra. Fuori pioveva, gocce fangose scorrevano sul vetro. Come i suoi pensieri: confusi, senza senso.
— Nico, lo hai detto ai ragazzi? Cosa ne pensano?
— E cosa dovrebbero dire? Saranno felici! Marta stupita, Luca fiero dei genitori che vivono in centro!
Marta, la maggiore, insegnante alle superiori. Sempre indaffarata, sempre stanca. Luca, il minore, in trasferta a Milano per lavoro, raramente al telefono. Si sarebbero rallegrati davvero? Gabriella dubitava.
— Sentiamo… — azzardò voltandogli le spalle — …forse non è il caso di precipitarsi? Pensiamoci, chiediamo consiglio…
— A chi?! — Nicola batté le mani. — Moretti parte domani per la provincia! Bisogna decidere oggi! O qualcun altro lo compra quel palazzo!
— E perché la offre proprio a noi? — domandò Gabriella, improvvisa. Davvero non conosceva altre persone?
— Dice che siamo affidabili. Di fiducia.
Qualcosa nella sua voce la fece voltare. Nicola evitava lo sguardo, tormentava la tovaglia.
— Nico, mi stai dicendo tutta la verità?
— Certo! Cosa dovrei nasconderti?
— Non so. Sento che taci qualcosa.
Nicola tacque, poi sospirò pesantemente.
— Va bene. C’è una piccola difficoltà. L’appartamento… non è proprio perfetto. Serve una ristrutturazione seria.
— Quanto seria?
— Idraulica da rifare, impianto elettrico. Forse i pavimenti. E le tappezzerie, ovvio…
— Nico! — Gabriella ricadde sulla poltrona. — Costerà un patrimonio!
— Ma poi vivremo come principi! — replicò lui animoso. — Gabry, ho sempre sognato un posto così! In centro, soffitti alti, stucchi! Come nei film! Ecco la nostra occasione!
Gabriella fissò Nicola e rivide nei suoi occhi la stessa luce di trent’anni prima, quando la corteggiava. Allora anche lui pianificava, parlava di costruire una vita insieme. E lei ci credette. Si sposò, crebbe i figli, lavorò e risparmiò. Mentre lui inseguiva sogni più grandi.
— Va bene — disse infine. — Ma a una condizione. Vediamo prima l’appartamento. Stimiamo i costi reali della ristrutturazione. Parliamo con i ragazzi. E poi decidiamo.
— Naturalmente! — esultò lui. — Ho già fissato con Moretti! Domani mattina andiamo!
Gabriella non chiuse occhio. Ragionava. Da un lato, Nicola aveva ragione: trilocale in centro, prestigioso. Forse valeva il rischio? Dall’altro, il loro vecchio bilocale era accogliente e familiare. Lì i figli erano cresciuti, lì conservavano tanti ricordi…
Il mattino dopo partirono. Il palazzo era antico, maestoso, scalinate larghe e finestre alte. Al primo piano, Moretti aprì la porta. Gabriella sussultò.
— È scoppiato un tubo? — chiese osservando le macchie muffite sui muri.
— Succede, i vicini di sopra perdono acqua — si
Ma anche quel piccolo conforto quotidiano ormai sembrava solo una flebile eco in mezzo a quel silenzio vuoto che la nuova casa aveva portato nelle loro vite.