Il Dono della Vita: Un Tesoro Inestimabile

**Titolo: Il Dono della Vita**
**Capitolo 1: Ricordi del Passato**
Mi chiamo Adriano, e ho 61 anni. La vita è stata un viaggio pieno di alti e bassi, ma ora mi trovo in un luogo dove solitudine e nostalgia si intrecciano. La mia prima moglie è morta otto anni fa, consumata da una lunga malattia. Lho accudita fino allultimo respiro, e da allora, vivo in silenzio. I miei figli, ormai adulti con le loro famiglie, passano di rado. Una volta al mese, lasciano qualche euro e medicine, poi se ne vanno. Non li biasimo, ognuno ha le sue responsabilità. Ma nelle notti di pioggia, quando le gocce battono sul tetto di lamiera e il vento si infila dalle fessure, mi sento terribilmente piccolo.
Lanno scorso, navigando su Facebook, ho ritrovato Ginevra, il mio primo amore del liceo. Ladoravo da giovane: i suoi capelli sciolti, gli occhi neri come la notte, quel sorriso che illuminava laula. Poco prima degli esami di maturità, però, la sua famiglia la promise a un uomo più grande, del Sud Italia. Perdemmo ogni contatto.
Quarantanni dopo, il destino ci ha riuniti. Scoprii che era vedova, il marito morto cinque anni prima. Viveva con il figlio minore, che lavorava lontano e la visitava raramente. Iniziammo con saluti, poi chiamate, poi caffè al pomeriggio. Senza accorgermene, iniziavo a guidare la mia vecchia Vespa verso casa sua, con un cestino di frutta, dolci e pastiglie per i dolori articolari.
Un giorno, quasi scherzando, le dissi: “E se due anime vecchie come noi si sposassero? Non sarebbe un modo per sconfiggere la solitudine?” Con mia sorpresa, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Mi affrettai a dire che era uno scherzo, ma lei sorrise e annuì. E così, a 61 anni, mi sono risposato con il mio primo amore.
**Capitolo 2: Il Giorno del Matrimonio**
Indossai un completo marrone scuro. Lei un vestito di seta color crema, i capelli raccolti con una spilla di perla. Amici e vicini ci festeggiarono: “Sembrate due ragazzini innamorati!” E in effetti, era così che mi sentivo.
Quella sera, dopo aver pulito i resti del banchetto, erano le dieci. Le preparai un bicchiere di latte caldo e uscii a chiudere il cancello. La nostra prima notte di nozze un pensiero che credevo impossibile alla mia età era arrivata. Entrai in camera. Lei era seduta sul letto, con un sorriso timido.
Mi avvicinai. Con mani tremanti, le sfilai delicatamente la camicetta E allora rimasi immobile. La sua schiena, le spalle, le braccia erano segnate da cicatrici scure, profonde, intrecciate come una mappa di dolore. Sentii il cuore spezzarsi.
Lei si coprì in fretta con una coperta, gli occhi spalancati, spaventata. “Ginevra cosa ti è successo?” Le chiesi, la voce rotta. Si girò, sussurrando: “Negli anni lui aveva un brutto carattere. Gridava mi picchiava Non lho mai detto a nessuno”
**Capitolo 3: Il Dolore Silenzioso**
Mi sedetti accanto a lei, il cuore in frantumi. Tutti quegli anni, aveva vissuto nella paura, nella vergogna. Le presi la mano e la posai sul mio petto. “Ora basta. Da oggi, nessuno ti farà più male. Nessuno ha il diritto di farti soffrire tranne io ma solo per amarti troppo.”
Scoppiò in un pianto sommesso, che risuonò nella stanza. Labbracciai con delicatezza. La sua schiena era fragile, le ossa sottili quella piccola donna che aveva sopportato tanto. La nostra prima notte non fu come quella dei giovani. Ci sdraiammo luno accanto allaltro, in silenzio, ascoltando i grilli nel cortile. Le accarezzai i capelli, le baciai la fronte. Lei mi sfiorò la guancia: “Grazie per dimostrarmi che qualcuno si preoccupa ancora di me.”
Sorrisi. A 61 anni, finalmente capii: la felicità non sta nei soldi o nelle passioni della gioventù. Sta in una mano che ti stringe, una spalla su cui appoggiarsi, qualcuno che resta al tuo fianco tutta la notte solo per sentirti respirare.
**Capitolo 4: Un Nuovo Inizio**
I giorni passarono, e il nostro legame si rafforzò. Ginevra e io creammo nuovi ricordi. Mattine di risate, passeggiate al parco, chiacchiere sui sogni mai realizzati. Decidemmo di viaggiare, di tornare al mare, dove da giovani eravamo stati felici. Prenotammo una casetta, e lodore del sale, il suono delle onde ci avvolsero. Era come se il tempo si fermasse.
Ma non tutto era semplice. A volte, Ginevra cadeva in silenzio, assalita dai fantasmi del passato. Una sera, sulla spiaggia, le chiesi: “Cosa ti turba?” Guardò lorizzonte. “Ho paura che tutto questo svanisca. Ho vissuto troppo tempo nella paura per abituarmi alla felicità.”
Le strinsi la mano. “Non temere. Ci sarò io. Affronteremo ogni ombra insieme.”
**Capitolo 5: La Forza della Rinascita**
Ginevra iniziò a dipingere. Le regalai colori e pennelli, e la vidi fiorire. Ogni quadro era una conquista: “Guarda, Adriano, ho dipinto la nostra spiaggia!” La sua gioia era contagiosa. Poi si unì a un gruppo di donne, creando un laboratorio darte per chi, come lei, aveva sofferto. Diventò un faro per molte.
Un giorno, però, ricevette una chiamata: il marito defunto era morto. Piangemmo insieme. “Va bene soffrire,” le sussurrai. “Io ci sarò sempre.”
**Capitolo 6: LEternità dellAmore**
Ora, seduti in veranda al tramonto, Ginevra mi sorride: “Adriano, senza di te non sarei qui.” Le stringo la mano. “E tu mi hai insegnato che lamore vince tutto.”
La vita ci ha dato una seconda possibilità. E ogni giorno, insieme, è un dono.

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